L'elaborato si propone di analizzare il contesto detentivo riguardante una particolare porzione della popolazione detenuta: le madri. L'Ordinamento italiano offre alle detenute aventi a carico uno o più figli la possibilità di espiare la propria pena detentiva accanto alla prole. Tale modalità è applicabile all'interno di un carcere oppure all'interno di un istituto ideato appositamente: l'Istituto a Custodia Attenuata per Madri (ICAM). L'organizzazione di tali strutture è interamente differente da quella tipicamente carceraria: l'intento, infatti, è quello di consentire ai bambini obbligati a vivere in condizioni privative della libertà personale di trascorrere le proprie giornate in luoghi adatti alla loro tenera età. Pur essendo in apparenza delle consuete abitazioni, gli Istituti a Custodia Attenuata sono strutture penitenziarie, dunque, vi è la presenza di molteplici restrizioni tipiche di uno stabilimento carcerario. Le opinioni riguardanti l'inserimento dei piccoli all'interno di istituzioni di amministrazione penitenziaria sono tuttora discordanti: da un lato trasformare un bambino innocente in un individuo detenuto viene ritenuto deleterio per lo sviluppo psicofisico che i soggetti dovranno affrontare, dall'altro lato, però, viene sottolineata l'importanza della figura materna e del legame di attaccamento con essa. Inficiare lo stile di attaccamento comporterebbe difficoltà durante la crescita dell'individuo: garantire una base sicura vuol dire consentire al soggetto di possedere la consapevolezza di ricevere cura e protezione in caso di necessità e tale consapevolezza consentirà all'individuo di esplorare il mondo a lui esterno privo di timori. Ciò che, invece, è risultato essere di particolare importanza riguarda il divieto di creare un pregiudizio nei confronti di un bambino innocente; privare un individuo avente tenera età della presenza della propria figura genitoriale di riferimento e allo stesso tempo infliggere un'ulteriore pena ad un soggetto autore di reato ritenendolo incapace di prendersi cura della prole e privandolo di compiere una scelta libera, appare attualmente essere un'ingiustizia.
Madri detenute: genitorialità compromessa?
LOTTI, ANGELITA
2019/2020
Abstract
L'elaborato si propone di analizzare il contesto detentivo riguardante una particolare porzione della popolazione detenuta: le madri. L'Ordinamento italiano offre alle detenute aventi a carico uno o più figli la possibilità di espiare la propria pena detentiva accanto alla prole. Tale modalità è applicabile all'interno di un carcere oppure all'interno di un istituto ideato appositamente: l'Istituto a Custodia Attenuata per Madri (ICAM). L'organizzazione di tali strutture è interamente differente da quella tipicamente carceraria: l'intento, infatti, è quello di consentire ai bambini obbligati a vivere in condizioni privative della libertà personale di trascorrere le proprie giornate in luoghi adatti alla loro tenera età. Pur essendo in apparenza delle consuete abitazioni, gli Istituti a Custodia Attenuata sono strutture penitenziarie, dunque, vi è la presenza di molteplici restrizioni tipiche di uno stabilimento carcerario. Le opinioni riguardanti l'inserimento dei piccoli all'interno di istituzioni di amministrazione penitenziaria sono tuttora discordanti: da un lato trasformare un bambino innocente in un individuo detenuto viene ritenuto deleterio per lo sviluppo psicofisico che i soggetti dovranno affrontare, dall'altro lato, però, viene sottolineata l'importanza della figura materna e del legame di attaccamento con essa. Inficiare lo stile di attaccamento comporterebbe difficoltà durante la crescita dell'individuo: garantire una base sicura vuol dire consentire al soggetto di possedere la consapevolezza di ricevere cura e protezione in caso di necessità e tale consapevolezza consentirà all'individuo di esplorare il mondo a lui esterno privo di timori. Ciò che, invece, è risultato essere di particolare importanza riguarda il divieto di creare un pregiudizio nei confronti di un bambino innocente; privare un individuo avente tenera età della presenza della propria figura genitoriale di riferimento e allo stesso tempo infliggere un'ulteriore pena ad un soggetto autore di reato ritenendolo incapace di prendersi cura della prole e privandolo di compiere una scelta libera, appare attualmente essere un'ingiustizia.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/21499