Introduction: According to the Annual Report on Birth (CeDAP), in Italy, the percentage of preterm births is around 6.4% each year, of which the most complex cases account for 0.8% of the total. Twinning, recognized as a predisposing factor for premature birth, represents 1.5% of all births, with a higher incidence in pregnancies achieved through assisted reproductive techniques. Following a premature birth, there are numerous possible complications to manage, including respiratory, cardiac, infectious, ocular, and intestinal manifestations. In addition to these, there are conditions for which the potential impact of twinning on clinical outcomes has not yet been determined. These include anemia in preterm infants, which is more pronounced compared to the normal physiological anemia in newborns, and various pathologies such as intraventricular hemorrhage (IVH), periventricular leukomalacia (PVL), and ventricular dysmorphism, which can be detected using brain ultrasound. Objectives: The aim of this study is to evaluate the potential association between twinning and two of the main short-term outcomes with high clinical relevance: anemia in preterm infants and echocardiographic abnormalities associated with unfavorable long-term outcomes in a cohort of preterm infants born before 34 weeks of corrected gestational age. Materials and Methods: A one-year prospective longitudinal monocentric study was conducted, during which maternal and neonatal variables, as well as those related to twinning and clinical management during hospitalization and follow-up, were collected for all preterm infants with a gestational age <34 weeks. The outcomes were defined as follows: • Echocardiographic abnormality: intraventricular hemorrhage, periventricular leukomalacia, stroke, and ventricular dysmorphism, evaluated at 40 weeks of gestational age. • Hematological values in early (24 hours of life) or late (4 weeks of life, 8 weeks of life, 40 weeks of corrected gestational age) periods compared to birth. Results: Regarding the 98 infants included in our study, the multivariate analysis did not reveal a significant correlation between twinning and neurological and hematological outcomes, considered as a whole. However, when evaluating the direct effect of twinning, corrected for gestational age at birth (PMA), a significant association was observed with neurological outcomes (p-value 0.02). Similarly, in the hematological domain, a significant association was observed when evaluating the direct effect, corrected for patent ductus arteriosus (PDA) (p-value 0.03). Furthermore, PMA in this context was marginally significant with a p-value of 0.08. Discussion: There are few studies in the literature regarding the role of twinning in relation to short-term adverse outcomes in the neurological and hematological domains. Our study identified a significant association when evaluating the direct effect of twinning, corrected for PMA and PDA, respectively concerning neurological and hematological manifestations. This finding is particularly important regarding PMA, as the use of assisted reproductive techniques is increasing among couples, while PDA is definitely one of the main pathological conditions characterizing preterm infants, not necessarily in the context of twinning. These findings will require further prospective studies with a larger sample size than our study to introduce new management protocols in the Neonatal Intensive Care Unit (NICU) and specific follow-up measures for this risk factor.

Introduzione: dal Rapporto annuale sull’evento nascita emerge che in Italia ogni anno la percentuale di parti pretermine si attesta sul 6,4%, di cui quelli maggiormente complessi corrispondono allo 0,8% del totale. In questo contesto, la gemellarità, riconosciuta come fattore predisponente per la nascita prematura, copre l’1,5% totale dei parti, con un’incidenza maggiore in particolare nelle gravidanze ottenute con procreazione medicalmente assistita. A seguito di una nascita prematura, numerose sono le possibili complicanze da gestire, tra cui manifestazioni respiratorie (RDS, PNX, BPD), cardiologiche (PDA), infettive (sepsi), oculari (ROP), intestinali (NEC, GIPERF, stroke). In aggiunta a queste, vanno considerati condizioni in merito alle quali non è stato ancora effettivamente un eventuale ruolo impattante giocato dalla gemellarità: queste sono l’anemia del prematuro, molto più accentuata rispetto alla normale anemia fisiologica del neonato e diverse manifestazioni neurologiche, tra cui IVH, PVL, dismorfismo ventricolare, riscontrabili tramite l’utilizzo di ecografia encefalica. Obiettivi: individuare l’impatto della gemellarità sugli outcome clinici in ambito ematologico e neurologico a breve termine in una coorte di neonati pretermine, nati prima delle 34 settimane di età corretta. Materiali e metodi: è stato organizzato uno studio prospettivo longitudinale monocentrico (SC Neonatologia U, Ospedale Sant’Anna, Torino) della durata di un anno (01/05/22 – 30/04-23), durante il quale sono state raccolte le variabili materne, neonatali, legate all’eventuale gemellarità e alla gestione clinico-terapeutica durante il ricovero e nel follow-up, di tutti i nati pretermine con EG < 34 settimane. Risultati: relativamente ai 98 neonati inclusi nel nostro studio, dall’analisi multivariata non è emersa una correlazione statisticamente significativa tra la gemellarità e gli outcome neurologici ed ematologici, considerati nel loro complesso. Tuttavia, correggendo per alcuni fattori confondenti, si osserva che in ambito neurologico la PMA, associata alla gemellarità predispone all’insorgenza di outcome negativi a breve termine (p-value 0,02), in ambito ematologico, invece, il medesimo ruolo viene svolto dalla PDA (pervietà del dotto arterioso), con p-value di 0,03; inoltre, la PMA, con un p-value di 0,08 è appena al di sopra del valore di significatività statistica. Discussione: Il nostro studio non ha identificato una significatività statistica nella correlazione tra gemellarità e tali esiti se si valuta effetto totale ma ha rilevato una associazione significativa andando a valutare effetto diretto della gemellarità, corretto per PMA e PDA, rispettivamente per quanto riguarda le manifestazioni neurologiche ed ematologiche. Questo dato è molto importante per quanto riguarda la PMA, poiché è in crescita il dato relativo al numero di coppie che ricorrono a metodi di procreazione medicalmente assistita mentre la PDA è sicuramente uno dei principali quadri patologici che caratterizzano in generale il neonato pretermine, non necessariamente nel contesto della gemellarità; inoltre in letteratura la PDA viene generalmente associata a complicanze neurologiche e polmonari (edema emorragico, displasia broncopolmonare). Queste evidenze necessiteranno di nuovi studi prospettici, con una numerosità campionaria maggiore rispetto al nostro studio, in modo da introdurre nuovi protocolli di gestione in TIN e di follow-up specifici per tale fattore di rischio.

Impatto della gemellarità sugli outcome clinici a breve termine in una coorte di neonati pretermine: uno studio prospettivo longitudinale.

FERRI, DAVIDE
2022/2023

Abstract

Introduzione: dal Rapporto annuale sull’evento nascita emerge che in Italia ogni anno la percentuale di parti pretermine si attesta sul 6,4%, di cui quelli maggiormente complessi corrispondono allo 0,8% del totale. In questo contesto, la gemellarità, riconosciuta come fattore predisponente per la nascita prematura, copre l’1,5% totale dei parti, con un’incidenza maggiore in particolare nelle gravidanze ottenute con procreazione medicalmente assistita. A seguito di una nascita prematura, numerose sono le possibili complicanze da gestire, tra cui manifestazioni respiratorie (RDS, PNX, BPD), cardiologiche (PDA), infettive (sepsi), oculari (ROP), intestinali (NEC, GIPERF, stroke). In aggiunta a queste, vanno considerati condizioni in merito alle quali non è stato ancora effettivamente un eventuale ruolo impattante giocato dalla gemellarità: queste sono l’anemia del prematuro, molto più accentuata rispetto alla normale anemia fisiologica del neonato e diverse manifestazioni neurologiche, tra cui IVH, PVL, dismorfismo ventricolare, riscontrabili tramite l’utilizzo di ecografia encefalica. Obiettivi: individuare l’impatto della gemellarità sugli outcome clinici in ambito ematologico e neurologico a breve termine in una coorte di neonati pretermine, nati prima delle 34 settimane di età corretta. Materiali e metodi: è stato organizzato uno studio prospettivo longitudinale monocentrico (SC Neonatologia U, Ospedale Sant’Anna, Torino) della durata di un anno (01/05/22 – 30/04-23), durante il quale sono state raccolte le variabili materne, neonatali, legate all’eventuale gemellarità e alla gestione clinico-terapeutica durante il ricovero e nel follow-up, di tutti i nati pretermine con EG < 34 settimane. Risultati: relativamente ai 98 neonati inclusi nel nostro studio, dall’analisi multivariata non è emersa una correlazione statisticamente significativa tra la gemellarità e gli outcome neurologici ed ematologici, considerati nel loro complesso. Tuttavia, correggendo per alcuni fattori confondenti, si osserva che in ambito neurologico la PMA, associata alla gemellarità predispone all’insorgenza di outcome negativi a breve termine (p-value 0,02), in ambito ematologico, invece, il medesimo ruolo viene svolto dalla PDA (pervietà del dotto arterioso), con p-value di 0,03; inoltre, la PMA, con un p-value di 0,08 è appena al di sopra del valore di significatività statistica. Discussione: Il nostro studio non ha identificato una significatività statistica nella correlazione tra gemellarità e tali esiti se si valuta effetto totale ma ha rilevato una associazione significativa andando a valutare effetto diretto della gemellarità, corretto per PMA e PDA, rispettivamente per quanto riguarda le manifestazioni neurologiche ed ematologiche. Questo dato è molto importante per quanto riguarda la PMA, poiché è in crescita il dato relativo al numero di coppie che ricorrono a metodi di procreazione medicalmente assistita mentre la PDA è sicuramente uno dei principali quadri patologici che caratterizzano in generale il neonato pretermine, non necessariamente nel contesto della gemellarità; inoltre in letteratura la PDA viene generalmente associata a complicanze neurologiche e polmonari (edema emorragico, displasia broncopolmonare). Queste evidenze necessiteranno di nuovi studi prospettici, con una numerosità campionaria maggiore rispetto al nostro studio, in modo da introdurre nuovi protocolli di gestione in TIN e di follow-up specifici per tale fattore di rischio.
Impact of twinning on short-term clinical outcomes of preterm infants.
Introduction: According to the Annual Report on Birth (CeDAP), in Italy, the percentage of preterm births is around 6.4% each year, of which the most complex cases account for 0.8% of the total. Twinning, recognized as a predisposing factor for premature birth, represents 1.5% of all births, with a higher incidence in pregnancies achieved through assisted reproductive techniques. Following a premature birth, there are numerous possible complications to manage, including respiratory, cardiac, infectious, ocular, and intestinal manifestations. In addition to these, there are conditions for which the potential impact of twinning on clinical outcomes has not yet been determined. These include anemia in preterm infants, which is more pronounced compared to the normal physiological anemia in newborns, and various pathologies such as intraventricular hemorrhage (IVH), periventricular leukomalacia (PVL), and ventricular dysmorphism, which can be detected using brain ultrasound. Objectives: The aim of this study is to evaluate the potential association between twinning and two of the main short-term outcomes with high clinical relevance: anemia in preterm infants and echocardiographic abnormalities associated with unfavorable long-term outcomes in a cohort of preterm infants born before 34 weeks of corrected gestational age. Materials and Methods: A one-year prospective longitudinal monocentric study was conducted, during which maternal and neonatal variables, as well as those related to twinning and clinical management during hospitalization and follow-up, were collected for all preterm infants with a gestational age <34 weeks. The outcomes were defined as follows: • Echocardiographic abnormality: intraventricular hemorrhage, periventricular leukomalacia, stroke, and ventricular dysmorphism, evaluated at 40 weeks of gestational age. • Hematological values in early (24 hours of life) or late (4 weeks of life, 8 weeks of life, 40 weeks of corrected gestational age) periods compared to birth. Results: Regarding the 98 infants included in our study, the multivariate analysis did not reveal a significant correlation between twinning and neurological and hematological outcomes, considered as a whole. However, when evaluating the direct effect of twinning, corrected for gestational age at birth (PMA), a significant association was observed with neurological outcomes (p-value 0.02). Similarly, in the hematological domain, a significant association was observed when evaluating the direct effect, corrected for patent ductus arteriosus (PDA) (p-value 0.03). Furthermore, PMA in this context was marginally significant with a p-value of 0.08. Discussion: There are few studies in the literature regarding the role of twinning in relation to short-term adverse outcomes in the neurological and hematological domains. Our study identified a significant association when evaluating the direct effect of twinning, corrected for PMA and PDA, respectively concerning neurological and hematological manifestations. This finding is particularly important regarding PMA, as the use of assisted reproductive techniques is increasing among couples, while PDA is definitely one of the main pathological conditions characterizing preterm infants, not necessarily in the context of twinning. These findings will require further prospective studies with a larger sample size than our study to introduce new management protocols in the Neonatal Intensive Care Unit (NICU) and specific follow-up measures for this risk factor.
MUSSA, ALESSANDRO
IMPORT TESI SOLO SU ESSE3 DAL 2018
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
tesi finale.pdf

non disponibili

Dimensione 2.31 MB
Formato Adobe PDF
2.31 MB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/2145