Ceramica a vernice nera dall'area della Porta con postierla di Locri Epizefiri (C.da Centocamere). Analisi tipologica e integrazioni alla classificazione locrese, con osservazioni sulla produzione e circolazione di alcune forme nell'Occidente greco.

This research was divided into two complementary sections, both devoted to the study of black glazed pottery of Greek age, both in Magna Graecia and Sicily: the first, and largest, is based on the typological analysis of a lot of unpublished black glazed pottery, coming from the area of the Porta con postierla of Centocamere at Locri Epizefiri, found during the excavation campaign of 1998 led by Marcella Barra Bagnasco within the long-lived research undertaken by the University of Turin in the site of the ancient Greek colony. The specimens, preserved in the National Museum of Locri, were designed and then subjected to typological analysis, comparing them with published findings: first, with those known from Locri and then with the claims in the West, with particular attention to Calabria and eastern Sicily, and, finally, in Greece itself. The amplitude of the lot analyzed , which includes various types of forms (cups, dishes and paterae but also closed shapes, vases for ointments, oil lamps, as well as a reduced core of figured sherds), allows to provide a concise but representative view of the shapes produced by the Locrian ceramic workshops between fifth and fourth centuries, but shows the small quantity of imported vases, supposedly from Attica. The realization of this typological study has also constituted an opportunity to advance a reinterpretation of the context of discovery, interpretation of which had raised many questions during the excavations, to whom it was possible only a partial answer. The second part of the work, which is complementary to the previous one, is instead constituted by the study of synthesis, dedicated to two forms, namely the echinus wall bowl and the one-handler cup, aimed at providing a framework of the formal evolution of the vessels, on diachronic and geographical basis, as well as a functional analysis based on the various sources available. To this end, we took into consideration first the literary and epigraphic sources, through which it was possible to start defining function and aspects of everyday life in which they were used. This first stage is followed by the analysis of the names under which individual forms are listed in the modern archaeological bibliography, major academic languages ​​(English, French, German and Italian), and therefore, although no claim to completeness, data collection regarding the findings of individual forms in Greece and in the West. Finally, through analysis of selected contexts - funerary and votive -, on the basis of data obtained by reading the sources, have been advanced hypotheses about the function of the forms. Considering the finds from the necropolis and the way the forms are related with the functional groups of other objects in individual sets and, when possible, with sex and age of the deceased (data which, unfortunately, are rarely available and more sporadically in the nature of anthropological objectivity arising from the analysis of the remains). A further objective was to identify ritual acts in which the shapes could have been involved and how this happened, considering contexts particularly meaningful in this regard.

La presente ricerca si articola in due sezioni complementari, entrambe dedicate allo studio della ceramica a vernice nera di età greca, sia in Magna Grecia che in Sicilia: la prima, e più ampia, si fonda sull'analisi tipologica di un lotto ancora inedito di reperti ceramici a vernice nera, provenienti dall'area della Porta con postierla dell'abitato di Centocamere, a Locri Epizefiri, rinvenuti nel corso della campagna di scavo del 1998 condotta da Marcella Barra Bagnasco nell'ambito delle decennali attività di ricerca intraprese dall'Università di Torino nel sito dell'antica colonia ellenica. Gli esemplari, conservati al Museo Nazionale di Locri Epizefiri, sono stati disegnati e quindi sottoposti ad analisi tipologica, mettendoli a confronto con reperti editi: in primo luogo con quelli noti da Locri e quindi con le attestazioni in Occidente, con particolare attenzione all'area calabrese e alla parte orientale della Sicilia, nonché, infine, in Grecia propria. L'ampiezza tipologica del lotto analizzato, che include vari tipi di forme potorie e di piatti e patere ma anche forme chiuse, vasi per unguenti, lucerne, nonché un ridotto nucleo di esemplari figurati, consente di offrire una sintetica ma rappresentativa visione delle forme prodotte dalle feconde officine ceramiche locresi tra V e IV secolo; assai minori appaiono invece le attestazioni di prodotti importati, verosimilmente attici. La realizzazione di questo studio tipologico ha costituito inoltre l'occasione per avanzare una proposta di rilettura del contesto di rinvenimento, la cui interpretazione aveva destato numerose perplessità al momento dello scavo, dubbi ai quali si è potuta dare solo in parte risposta. La seconda parte del lavoro, complementare alla precedente, è invece costituita dallo studio di sintesi dedicato a due forme, cioè la pateretta echiniforme e la coppa monoansata, finalizzato a fornire un inquadramento dell'evoluzione formale del vaso su base diacronica e geografica, nonché un'analisi funzionale fondata sulle diverse fonti disponibili. A tal fine si sono prese in esame dapprima le fonti letterarie ed epigrafiche, tramite le quali si è potuta avviare la definizione della funzione e degli ambiti della vita quotidiana in cui esse erano utilizzate. A questo primo stadio è seguita l'analisi delle denominazioni con cui le singole forme sono indicate nella bibliografia archeologica moderna, nelle principali lingue accademiche (inglese, francese, tedesco e italiano), e quindi, pur senza pretese di esaustività, la raccolta dei dati inernti le attestazioni delle singole forme in Grecia propria e in Occidente. Infine, attraverso l'analisi di contesti selezionati ¿ funerari e votivi ¿ sulla scorta dei dati ricavati dalla lettura delle fonti, si sono avanzate ipotesi sulla funzionalità prevalente della forma. Per quanto concerne i rinvenimenti da necropoli, si sono messe in relazione le forme con i gruppi funzionali degli altri oggetti presenti nei singoli corredi nonché, quando possibile, con il sesso e l'età del defunto (dati che, purtroppo, sono raramente disponibili e ancora più sporadicamente presentano il carattere di oggettività derivante dall'analisi antropologica dei resti). Un ulteriore obiettivo è stato quello di individuare atti rituali in cui la forma potesse essere stata coinvolta e in che modo questo fosse avvenuto, prendendo in esame contesti particolarmente eloquenti in tal senso.