Il lavoro di tesi qui presentato ha il suo centro nella collazione del codice Bruxellensis 10054-10056 (B) del "De mundo" di Apuleio (§6). Da questo centro la ricerca si estende lungo due principali vie di indagine. La prima è di carattere codicologico-paleografico e comprende la descrizione del manoscritto e delle vicende storico-culturali che lo hanno interessato (§1) e la classificazione tipologica degli errori e delle correzioni che esso presenta (§§2-3-4). La seconda è di carattere più strettamente filologico, poiché riguarda la collocazione di B nel complesso (e a tutt'oggi ancora incerto) stemma dei manoscritti di Apuleio filosofo (§7) e la possibile difesa di lezioni che B presenta in forma esclusiva, o condivide con solo alcuni degli altri manoscritti, e che gli editori finora non hanno accolto nel testo o neppure considerato in apparato (§10). È sembrato poi necessario premettere al capitolo sul contributo di B alla constitutio textus del "De mundo" una breve e schematica trattazione di un problema di carattere più generale che riguarda la paternità apuleiana e la cronologia di questa traduzione dell'opera pseudoaristotelica "Perì kosmou" (§9). Inoltre, constatato l'intervento correttivo di Johannes Andrea de Buxis (l'editore principe di Apuleio) sul codice B, non si è voluta tralasciare la possibilità di verificare se qualche lezione peculiare del Bruxellensis fosse stata introdotta da De Buxis nel testo del "De mundo". Poiché già Pasquale Arfé, cui va il merito di aver individuato la mano del vescovo di Aleria in B, esclude che questo manoscritto possa essere stato la base dell'edizione e propone come candidato a tale ruolo il codice Vaticanus Reginensis Latinus 1572 (R), si è provveduto a collazionare con l'editio princeps il testo del "De mundo" di entrambi i manoscritti per verificare le affermazioni dello studioso (§8). I risultati principali di questa ricerca sono: ¿ l'individuazione di alcune varianti nelle citazioni greche che B riporta in forma generalmente più corretta degli altri codici, le quali talvolta vengono tralasciate non solo dagli editori delle opere citate, ma anche dagli stessi editori di Apuleio; ¿ l'identificazione di una possibile integrazione marginale confluita nel testo del "De mundo" che confermerebbe la possibilità di estendere anche a quest'opera il percorso di ricerca sui marginalia già intrapreso per il "De deo Socratis" e il "De Platone et eius dogmate"; ¿ nello stemma, B deve essere collocato con la famigla α (come già ampiamente dimostrato a partire da Thomas in avanti), ma M e V non possono essere suoi discendenti diretti (come invece tendeva a pensare il filologo belga); ¿ la conferma della esistenza di una classe di manoscritti contaminati tra le due famiglie principali α e δ, di cui R è un rappresentante di spicco; ¿ la possibilità che alcune lezioni di B (o dei suoi correttori), registrate da De Buxis, siano confluite nella sua edizione del 1469 anche se all'epoca egli non aveva più il manoscritto tra le proprie mani; ¿ l'ipotesi che il manoscritto a base dell'edizione sia un esemplare contaminato diverso tanto da B quanto da R, visto che l'edizione intrattiene con quest'ultimo delle affinità molto strette per quanto riguarda il "De Platone" e l'"Asclepius", ma anche delle divergenze significative, soprattutto per quanto attiene al "De mundo".

Il codice Bruxelles Bibliothèque Royale Albert 1er 10054-10056 del "De mundo" di Apuleio

STEFANI, MATTEO
2011/2012

Abstract

Il lavoro di tesi qui presentato ha il suo centro nella collazione del codice Bruxellensis 10054-10056 (B) del "De mundo" di Apuleio (§6). Da questo centro la ricerca si estende lungo due principali vie di indagine. La prima è di carattere codicologico-paleografico e comprende la descrizione del manoscritto e delle vicende storico-culturali che lo hanno interessato (§1) e la classificazione tipologica degli errori e delle correzioni che esso presenta (§§2-3-4). La seconda è di carattere più strettamente filologico, poiché riguarda la collocazione di B nel complesso (e a tutt'oggi ancora incerto) stemma dei manoscritti di Apuleio filosofo (§7) e la possibile difesa di lezioni che B presenta in forma esclusiva, o condivide con solo alcuni degli altri manoscritti, e che gli editori finora non hanno accolto nel testo o neppure considerato in apparato (§10). È sembrato poi necessario premettere al capitolo sul contributo di B alla constitutio textus del "De mundo" una breve e schematica trattazione di un problema di carattere più generale che riguarda la paternità apuleiana e la cronologia di questa traduzione dell'opera pseudoaristotelica "Perì kosmou" (§9). Inoltre, constatato l'intervento correttivo di Johannes Andrea de Buxis (l'editore principe di Apuleio) sul codice B, non si è voluta tralasciare la possibilità di verificare se qualche lezione peculiare del Bruxellensis fosse stata introdotta da De Buxis nel testo del "De mundo". Poiché già Pasquale Arfé, cui va il merito di aver individuato la mano del vescovo di Aleria in B, esclude che questo manoscritto possa essere stato la base dell'edizione e propone come candidato a tale ruolo il codice Vaticanus Reginensis Latinus 1572 (R), si è provveduto a collazionare con l'editio princeps il testo del "De mundo" di entrambi i manoscritti per verificare le affermazioni dello studioso (§8). I risultati principali di questa ricerca sono: ¿ l'individuazione di alcune varianti nelle citazioni greche che B riporta in forma generalmente più corretta degli altri codici, le quali talvolta vengono tralasciate non solo dagli editori delle opere citate, ma anche dagli stessi editori di Apuleio; ¿ l'identificazione di una possibile integrazione marginale confluita nel testo del "De mundo" che confermerebbe la possibilità di estendere anche a quest'opera il percorso di ricerca sui marginalia già intrapreso per il "De deo Socratis" e il "De Platone et eius dogmate"; ¿ nello stemma, B deve essere collocato con la famigla α (come già ampiamente dimostrato a partire da Thomas in avanti), ma M e V non possono essere suoi discendenti diretti (come invece tendeva a pensare il filologo belga); ¿ la conferma della esistenza di una classe di manoscritti contaminati tra le due famiglie principali α e δ, di cui R è un rappresentante di spicco; ¿ la possibilità che alcune lezioni di B (o dei suoi correttori), registrate da De Buxis, siano confluite nella sua edizione del 1469 anche se all'epoca egli non aveva più il manoscritto tra le proprie mani; ¿ l'ipotesi che il manoscritto a base dell'edizione sia un esemplare contaminato diverso tanto da B quanto da R, visto che l'edizione intrattiene con quest'ultimo delle affinità molto strette per quanto riguarda il "De Platone" e l'"Asclepius", ma anche delle divergenze significative, soprattutto per quanto attiene al "De mundo".
ITA
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
714458_m.stefaniilcodicebruxellesbibliothèqueroyalealbert1er10054-10056deldemundodiapuleio.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 1.19 MB
Formato Adobe PDF
1.19 MB Adobe PDF

Se sei interessato/a a consultare l'elaborato, vai nella sezione Home in alto a destra, dove troverai le informazioni su come richiederlo. I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Usare il seguente URL per citare questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/20902