L'interesse maturato nei confronti del tema sviluppato in questo lavoro, le migrazioni femminili sul territorio italiano, è conseguenza di una personale sensibilità nei confronti di coloro che per molto tempo sono state considerate come soggetti passivi, sottomesse alla tradizione, ma che ancora oggi sono percepite come minaccia. Le persone che provengono da un altro gruppo sociale sono spesso percepite come potenzialmente pericolose, soggette a formulazione di pregiudizi discriminatori, se non addirittura di matrice razzista, dipinte come una collettività culturalmente ¿inferiore¿ caratterizzata da delinquenza e illegalità. La società di arrivo, spesso, associa la donna immigrata alla badante, alla prostituta o alla mussulmana velata, finendo per creare spesso falsi stereotipi che influiscono sul già difficile percorso di integrazione condizionando gli atteggiamenti delle persone sempre più restie nell'accettazione di quei soggetti che, in realtà, non sono altro che esseri umani come noi. Tali considerazioni hanno, quindi, costituito il punto di partenza del mio lavoro volto a ricostruire i percorsi migratori affrontati da queste donne, focalizzando l'attenzione sul loro coraggio, perché di coraggio si tratta, nel lasciare il loro Paese di origine, cambiare i propri comportamenti e le proprie abitudini, nel disperato tentativo di ricerca di un futuro migliore per sé e per la propria famiglia. Ogni persona che migra da un Paese ad un altro deve, infatti, elaborare un processo di cambiamento che le permetta di sostenere il conflitto della partenza e l'impatto con la società di arrivo. Le donne immigrate devono sviluppare nuove forme di comportamento, che non sono né quelle del Paese di origine né quelle del Paese di arrivo. Devono riuscire a reinterpretare il loro ruolo femminile e il loro ruolo nella famiglia cercando di coniugare i due modelli e di farli convivere.
Il coraggio delle donne: il volto femminile dell'immigrazione in Italia
MACCHIA, LEONORA
2015/2016
Abstract
L'interesse maturato nei confronti del tema sviluppato in questo lavoro, le migrazioni femminili sul territorio italiano, è conseguenza di una personale sensibilità nei confronti di coloro che per molto tempo sono state considerate come soggetti passivi, sottomesse alla tradizione, ma che ancora oggi sono percepite come minaccia. Le persone che provengono da un altro gruppo sociale sono spesso percepite come potenzialmente pericolose, soggette a formulazione di pregiudizi discriminatori, se non addirittura di matrice razzista, dipinte come una collettività culturalmente ¿inferiore¿ caratterizzata da delinquenza e illegalità. La società di arrivo, spesso, associa la donna immigrata alla badante, alla prostituta o alla mussulmana velata, finendo per creare spesso falsi stereotipi che influiscono sul già difficile percorso di integrazione condizionando gli atteggiamenti delle persone sempre più restie nell'accettazione di quei soggetti che, in realtà, non sono altro che esseri umani come noi. Tali considerazioni hanno, quindi, costituito il punto di partenza del mio lavoro volto a ricostruire i percorsi migratori affrontati da queste donne, focalizzando l'attenzione sul loro coraggio, perché di coraggio si tratta, nel lasciare il loro Paese di origine, cambiare i propri comportamenti e le proprie abitudini, nel disperato tentativo di ricerca di un futuro migliore per sé e per la propria famiglia. Ogni persona che migra da un Paese ad un altro deve, infatti, elaborare un processo di cambiamento che le permetta di sostenere il conflitto della partenza e l'impatto con la società di arrivo. Le donne immigrate devono sviluppare nuove forme di comportamento, che non sono né quelle del Paese di origine né quelle del Paese di arrivo. Devono riuscire a reinterpretare il loro ruolo femminile e il loro ruolo nella famiglia cercando di coniugare i due modelli e di farli convivere.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/20874