The subject of this dissertation is the analysis of the recent debate concerning the risks moral bio-enhancement could pose to human freedom. The first part examines the question whether moral enhancement should be compulsory or voluntary. Persson ans Savulescu's proposal will be compared with Rakić's voluntary moral bio-enhancement. Hence it is shown that the voluntary/compulsory distinction is quite difficult to be marked as there are several social forces that can push a person to choose in favor of moral enhancement. One of these is surely the perception as a therapy of a moral enhancement program. The second part is focused on the freedom experienced by morally enhanced people. Here behavioral moral enhancement is opposed to motivation moral enhancement and the consequences they might have on freedom are thoroughly examined. Persson and Savulescu behavioral enhancement proposal along with Douglas motivational enhancement project are summarized and tested with Harris, Hauskeller and Sparrow's objections. It is shown that, according to Wiseman's definition, most of the strong moral enhancements represent a serious threat to freedom while some kinds of weak moral enhancements do not compromise autonomy, but might even enhance it.

Oggetto della presente trattazione è l'esame del dibattito che si è recentemente creato sulla legittimità di un trattamento di potenziamento morale dato il fatto che alcuni autori vedono in questi interventi migliorativi della morale una minaccia per la libertà individuale. La prima parte prende in esame la modalità in cui il potenziamento morale dovrebbe essere proposto agli individui, se sia giustificabile che esso sia prescritto obbligatoriamente in determinate circostanze oppure se una tale imposizione sia sempre da considerarsi una violazione della libertà dei soggetti. Viene innanzitutto analizzata la proposta di potenziamento morale obbligatorio di Persson e Savulescu insieme alle obiezioni che ad essa muovono Harris e Hauskeller, per poi prendere in esame le argomentazioni di autori che, come Rakić, sostengono che l'unica forma di potenziamento accettabile sia quello volontario. In questa prima parte è mostrata la difficoltà di tenere ferma la distinzione tra potenziamento volontario e potenziamento obbligatorio. Attraverso la presentazione di alcune dinamiche sociali che avrebbero luogo in seguito all'istituzione di un programma di potenziamento morale, molti dei quali sono indicati da Wiseman, è fatto vedere che una scelta volontaria può essere meno libera di quello che può sembrare a prima vista e che diverse pressioni sociali possono influenzare la scelta dei soggetti a favore del potenziamento. In particolare è spiegato come il potenziamento morale potrebbe facilmente essere raccomandato come una terapia per delle nuove ¿malattie¿ e in tal modo apparire come qualcosa di doveroso. La seconda parte della trattazione analizza invece il tipo di libertà che avranno ancora i soggetti potenziati moralmente. Per fare questo si è deciso di separare i diversi tipi di potenziamento morale in base all'oggetto che questi si propongono di modificare: i comportamenti o le motivazioni. Le proposte di Persson, Savulescu e Douglas a favore del potenziamento morale sono messe alla prova dalle critiche di Harris, Hauskeller e Sparrow per evidenziare che, entrambi i tipi di potenziamento morale rischiano di privarci della possibilità di mettere in discussione valori e credenze prestabilite, togliendo ai soggetti la possibilità di costruirsi una propria concezione del bene. È mostrato come questo accada anche nel caso in cui il potenziamento morale fosse volontario e non solo obbligatorio. Sebbene si conclude che la maggior parte dei trattamenti di potenziamento morale costituirebbe una minaccia per la libertà, vi sono tuttavia alcuni tipi di intervento che accrescono l'autonomia delle persone. Per questa ragione, è confermato che questi tipi di interventi migliorativi sono del tutto legittimi.

Bio-potenziamento morale e libertà

ACUTO, ELENA
2015/2016

Abstract

Oggetto della presente trattazione è l'esame del dibattito che si è recentemente creato sulla legittimità di un trattamento di potenziamento morale dato il fatto che alcuni autori vedono in questi interventi migliorativi della morale una minaccia per la libertà individuale. La prima parte prende in esame la modalità in cui il potenziamento morale dovrebbe essere proposto agli individui, se sia giustificabile che esso sia prescritto obbligatoriamente in determinate circostanze oppure se una tale imposizione sia sempre da considerarsi una violazione della libertà dei soggetti. Viene innanzitutto analizzata la proposta di potenziamento morale obbligatorio di Persson e Savulescu insieme alle obiezioni che ad essa muovono Harris e Hauskeller, per poi prendere in esame le argomentazioni di autori che, come Rakić, sostengono che l'unica forma di potenziamento accettabile sia quello volontario. In questa prima parte è mostrata la difficoltà di tenere ferma la distinzione tra potenziamento volontario e potenziamento obbligatorio. Attraverso la presentazione di alcune dinamiche sociali che avrebbero luogo in seguito all'istituzione di un programma di potenziamento morale, molti dei quali sono indicati da Wiseman, è fatto vedere che una scelta volontaria può essere meno libera di quello che può sembrare a prima vista e che diverse pressioni sociali possono influenzare la scelta dei soggetti a favore del potenziamento. In particolare è spiegato come il potenziamento morale potrebbe facilmente essere raccomandato come una terapia per delle nuove ¿malattie¿ e in tal modo apparire come qualcosa di doveroso. La seconda parte della trattazione analizza invece il tipo di libertà che avranno ancora i soggetti potenziati moralmente. Per fare questo si è deciso di separare i diversi tipi di potenziamento morale in base all'oggetto che questi si propongono di modificare: i comportamenti o le motivazioni. Le proposte di Persson, Savulescu e Douglas a favore del potenziamento morale sono messe alla prova dalle critiche di Harris, Hauskeller e Sparrow per evidenziare che, entrambi i tipi di potenziamento morale rischiano di privarci della possibilità di mettere in discussione valori e credenze prestabilite, togliendo ai soggetti la possibilità di costruirsi una propria concezione del bene. È mostrato come questo accada anche nel caso in cui il potenziamento morale fosse volontario e non solo obbligatorio. Sebbene si conclude che la maggior parte dei trattamenti di potenziamento morale costituirebbe una minaccia per la libertà, vi sono tuttavia alcuni tipi di intervento che accrescono l'autonomia delle persone. Per questa ragione, è confermato che questi tipi di interventi migliorativi sono del tutto legittimi.
ITA
The subject of this dissertation is the analysis of the recent debate concerning the risks moral bio-enhancement could pose to human freedom. The first part examines the question whether moral enhancement should be compulsory or voluntary. Persson ans Savulescu's proposal will be compared with Rakić's voluntary moral bio-enhancement. Hence it is shown that the voluntary/compulsory distinction is quite difficult to be marked as there are several social forces that can push a person to choose in favor of moral enhancement. One of these is surely the perception as a therapy of a moral enhancement program. The second part is focused on the freedom experienced by morally enhanced people. Here behavioral moral enhancement is opposed to motivation moral enhancement and the consequences they might have on freedom are thoroughly examined. Persson and Savulescu behavioral enhancement proposal along with Douglas motivational enhancement project are summarized and tested with Harris, Hauskeller and Sparrow's objections. It is shown that, according to Wiseman's definition, most of the strong moral enhancements represent a serious threat to freedom while some kinds of weak moral enhancements do not compromise autonomy, but might even enhance it.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/20458