Il presente lavoro è frutto del desiderio di analizzare la figura femminile, quale emerge da cinque romanzi cavallereschi bizantini d'età paleologa, di cui tre sono ¿originali¿ prodotti bizantini ¿ Callimaco e Crisorroe; Beltandro e Crisanza; Achilleide ¿, mentre due ¿ Apollonio di Tiro; Florio e Plaziaflora ¿ sono adattamenti greco-medievali di testi d'origine occidentale. La ricerca prende le mosse dall'elemento più facilmente rilevabile e comune ai cinque romanzi sopra citati, ossia la bellezza esteriore delle giovani protagoniste. A tal fine, si è proceduto su due livelli, paralleli ma comunque intersecanti, quello linguistico e quello concettuale, per individuare quali siano i mezzi retorici e d'imaginary con i quali i diversi autori introducono le eroine, e se vi sia una qualche ricorrenza di tali motivi. Si è considerato, poi, un momento narrativo comune ai romanzi, l'innamoramento, per mettere in luce, ancora una volta, somiglianze e differenze nella presentazione di un tema topico nel genere romanzesco, con particolare attenzione al ruolo che la donna gioca in esso. Infine, un ulteriore ambito di ricerca è stato l'analisi del comportamento tenuto dalle donne di fronte ai casi della vita, siano essi dolorosi o fortunati. Le scelte operate dalle giovani, infatti, danno informazioni circa il loro temperamento, contribuendo a definire meglio lo spessore del loro personaggio: capire se vi sia consapevolezza e autonomia alla base delle loro decisioni, ha permesso di chiarire se in questi romanzi compaia effettivamente la donna in quanto figura dotata non solo di corporeità, ma anche e soprattutto di una sua individuale personalità. Tale obiettivo di ricerca ha avuto esito negativo, giacché alla meravigliosa beltà esteriore non corrispondono caratteri forti e volitivi: il più delle volte, le scelte sono frutto di un innato istinto alla conservazione della propria vita o dell'amore viscerale nutrito per l'eroe amato, quando non ci si imbatte direttamente in donne la cui passività è assoluta, donne che neanche tentano di contrastare l'avverso destino che contro di loro si è abbattuto. La figura femminile è solo uno specchio, funzionale a riflettere il carattere dominante dell'eroe e per questo motivo compare anzitutto nella sua fisicità, nella quale, poi, resta relegata.

LA FIGURA FEMMINILE NEI ROMANZI CAVALLERESCHI BIZANTINI D'ETÀ PALEOLOGA

CESCON, FABIANA
2010/2011

Abstract

Il presente lavoro è frutto del desiderio di analizzare la figura femminile, quale emerge da cinque romanzi cavallereschi bizantini d'età paleologa, di cui tre sono ¿originali¿ prodotti bizantini ¿ Callimaco e Crisorroe; Beltandro e Crisanza; Achilleide ¿, mentre due ¿ Apollonio di Tiro; Florio e Plaziaflora ¿ sono adattamenti greco-medievali di testi d'origine occidentale. La ricerca prende le mosse dall'elemento più facilmente rilevabile e comune ai cinque romanzi sopra citati, ossia la bellezza esteriore delle giovani protagoniste. A tal fine, si è proceduto su due livelli, paralleli ma comunque intersecanti, quello linguistico e quello concettuale, per individuare quali siano i mezzi retorici e d'imaginary con i quali i diversi autori introducono le eroine, e se vi sia una qualche ricorrenza di tali motivi. Si è considerato, poi, un momento narrativo comune ai romanzi, l'innamoramento, per mettere in luce, ancora una volta, somiglianze e differenze nella presentazione di un tema topico nel genere romanzesco, con particolare attenzione al ruolo che la donna gioca in esso. Infine, un ulteriore ambito di ricerca è stato l'analisi del comportamento tenuto dalle donne di fronte ai casi della vita, siano essi dolorosi o fortunati. Le scelte operate dalle giovani, infatti, danno informazioni circa il loro temperamento, contribuendo a definire meglio lo spessore del loro personaggio: capire se vi sia consapevolezza e autonomia alla base delle loro decisioni, ha permesso di chiarire se in questi romanzi compaia effettivamente la donna in quanto figura dotata non solo di corporeità, ma anche e soprattutto di una sua individuale personalità. Tale obiettivo di ricerca ha avuto esito negativo, giacché alla meravigliosa beltà esteriore non corrispondono caratteri forti e volitivi: il più delle volte, le scelte sono frutto di un innato istinto alla conservazione della propria vita o dell'amore viscerale nutrito per l'eroe amato, quando non ci si imbatte direttamente in donne la cui passività è assoluta, donne che neanche tentano di contrastare l'avverso destino che contro di loro si è abbattuto. La figura femminile è solo uno specchio, funzionale a riflettere il carattere dominante dell'eroe e per questo motivo compare anzitutto nella sua fisicità, nella quale, poi, resta relegata.
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