Il mio lavoro indaga il concetto di divinità nel buddhismo tibetano e le varie forme che esso assume. Si tratta di un concetto che si sviluppa su piani differenti, ma allo stesso tempo interconnessi ed inseparabili l'un l'altro, manifestazioni diverse di una stessa essenza univoca ed assoluta. Ad un livello più alto ed indefinito si parla di una realtà impersonale e sovramondana, le cui manifestazioni sul piano sensibile diventano percepibili all'uomo: il primo capitolo è incentrato su questo aspetto assoluto delle divinità, a cui l'uomo si avvicina tramite la meditazione. Attraverso questa pratica, il meditante visualizza le divinità del patheon tibetano al fine di realizzare come, in realtà, sia esso stesso compartecipe della stessa essenza divina: in questo senso, la divinità è presente a livello latente nella mente dell'individuo, e la meditazione ha lo scopo di sviluppare queste potenzialità. I capitoli che seguono sono incentrati su un altro livello del divino: il pantheon tibetano è infatti popolato da numerosissime divinità, che sono percepite da molti buddhisti come entità da ingraziarsi o da cui difendersi. I piani più alti di questo pantheon sono occupati da divinità come i Jina o i Bodhisattva, a cui i buddhisti fanno costantemente riferimento nella meditazione. Vi sono poi schiere di divinità locali di origine bon ed integrate nel buddhismo, suddivise in protettori della dottrina buddhista e divinità minori, oggetto di culti locali integrati in quello buddhista. Alcune di queste divinità sono poi di tipo oracolare: il fenomeno degli oracoli è molto diffuso in Tibet e nelle regioni di cultura tibetana a tutti i livelli della società, dalle più alte sfere (il Dalai Lama stesso fa riferimento all'oracolo ufficiale di stato) fino agli oracoli locali: è questo l'argomento del terzo capitolo. Nell'ultimo capitolo si parla invece delle divinità che, se disturbate dall'azione umana, causano ai responsabili malattie di vario genere: una branca della medicina tradizionale tibetana si occupa di questo tipo di disturbi, dei modi di diagnosticare l'intervento degli spiriti e dei vari rituali per combatterne gli effetti o per prevenire gli attacchi.

Corpi di luce. Le divinità del Vajrayana.

VIANO, MARTA
2011/2012

Abstract

Il mio lavoro indaga il concetto di divinità nel buddhismo tibetano e le varie forme che esso assume. Si tratta di un concetto che si sviluppa su piani differenti, ma allo stesso tempo interconnessi ed inseparabili l'un l'altro, manifestazioni diverse di una stessa essenza univoca ed assoluta. Ad un livello più alto ed indefinito si parla di una realtà impersonale e sovramondana, le cui manifestazioni sul piano sensibile diventano percepibili all'uomo: il primo capitolo è incentrato su questo aspetto assoluto delle divinità, a cui l'uomo si avvicina tramite la meditazione. Attraverso questa pratica, il meditante visualizza le divinità del patheon tibetano al fine di realizzare come, in realtà, sia esso stesso compartecipe della stessa essenza divina: in questo senso, la divinità è presente a livello latente nella mente dell'individuo, e la meditazione ha lo scopo di sviluppare queste potenzialità. I capitoli che seguono sono incentrati su un altro livello del divino: il pantheon tibetano è infatti popolato da numerosissime divinità, che sono percepite da molti buddhisti come entità da ingraziarsi o da cui difendersi. I piani più alti di questo pantheon sono occupati da divinità come i Jina o i Bodhisattva, a cui i buddhisti fanno costantemente riferimento nella meditazione. Vi sono poi schiere di divinità locali di origine bon ed integrate nel buddhismo, suddivise in protettori della dottrina buddhista e divinità minori, oggetto di culti locali integrati in quello buddhista. Alcune di queste divinità sono poi di tipo oracolare: il fenomeno degli oracoli è molto diffuso in Tibet e nelle regioni di cultura tibetana a tutti i livelli della società, dalle più alte sfere (il Dalai Lama stesso fa riferimento all'oracolo ufficiale di stato) fino agli oracoli locali: è questo l'argomento del terzo capitolo. Nell'ultimo capitolo si parla invece delle divinità che, se disturbate dall'azione umana, causano ai responsabili malattie di vario genere: una branca della medicina tradizionale tibetana si occupa di questo tipo di disturbi, dei modi di diagnosticare l'intervento degli spiriti e dei vari rituali per combatterne gli effetti o per prevenire gli attacchi.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/19879