The contemporary Indian art system has experienced since the last decade of the twentieth century an unprecedented development. Local collecting, powered by a progressive interest of the "new riches", has soon reached considerable autonomy and resonance arousing the attractiveness of East and West. The engine of this "boom" is to be found in the political and economic turning point that led to India, after 1991, to abandon the nehruvian protectionism in favor of opening up to foreign markets. After underwriting of loans by the World Bank and International Monetary Fund the "New India" is officially in the light. Artists like Subodh Gupta, Bharti Kher, N.S. Harsha, Jitish Kallat, Gupta inaugurated strong relationships with major Western galleries, the first Indian pavilions in many european Biennales started to exist, and now is developing more and more a marked interest from prestigious private and museum collections. This essay aims to examine in detail the dynamics at the turn of the twentieth and twenty-first century which have shocked, but also and especially enriched, the Contemporary Indian Art scenario. Of course, it is necessary to proceed in this research starting with a brief historical overview of the Indian aesthetics since the early days of British rule and then consideridering the legitimacy of the artistic value which is activated through the museums, the galleries of primary market, the most renowned auctions and the international art fairs.

Il sistema dell'arte contemporanea indiana ha conosciuto a partire dall'ultimo decennio del Novecento uno sviluppo senza precedenti. Il collezionismo autoctono, alimentato dall'incalzante interesse dei "nuovi ricchi", ha infatti raggiunto in poco tempo una notevole autonomia e risonanza suscitando di riflesso l'attrattiva di Oriente e Occidente. Il motore di questo ¿boom¿ è da rintracciare nella radicale svolta politico-economica che ha portato l'India, dal 1991 in avanti, ad abbandonare il socialismo protezionista d'impronta nehruviana in favore di un'apertura spiccatamente liberista al mercato straniero; con la sottoscrizione dei prestiti da parte della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale la ¿Nuova India¿ viene ufficialmente alla luce. Artisti come Subodh Gupta, Bharti Kher, N.S. Harsha, Jitish Kallat, Shilpa Gupta inaugurano importanti collaborazioni con gallerie occidentali di rilievo, nascono i primi padiglioni indiani nelle Biennali europee e si registra contestualmente un marcato interesse da parte di prestigiose collezioni museali e private. Questo saggio si propone di esaminare nel dettaglio le dinamiche che a cavallo tra il XX e XXI secolo hanno sconvolto, ma anche e soprattutto arricchito, l'arte indiana contemporanea. Obiettivo che non può prescindere da una breve panoramica storica ed estetica dell'India a partire dagli albori della dominazione inglese per poi prendere in esame il processo di valorizzazione artistica che si attiva tramite le istituzioni museali, il mercato primario delle gallerie, le aste più influenti e le fiere internazionali.

Il sistema dell'arte contemporanea indiana

ARTONI, MARGHERITA
2010/2011

Abstract

Il sistema dell'arte contemporanea indiana ha conosciuto a partire dall'ultimo decennio del Novecento uno sviluppo senza precedenti. Il collezionismo autoctono, alimentato dall'incalzante interesse dei "nuovi ricchi", ha infatti raggiunto in poco tempo una notevole autonomia e risonanza suscitando di riflesso l'attrattiva di Oriente e Occidente. Il motore di questo ¿boom¿ è da rintracciare nella radicale svolta politico-economica che ha portato l'India, dal 1991 in avanti, ad abbandonare il socialismo protezionista d'impronta nehruviana in favore di un'apertura spiccatamente liberista al mercato straniero; con la sottoscrizione dei prestiti da parte della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale la ¿Nuova India¿ viene ufficialmente alla luce. Artisti come Subodh Gupta, Bharti Kher, N.S. Harsha, Jitish Kallat, Shilpa Gupta inaugurano importanti collaborazioni con gallerie occidentali di rilievo, nascono i primi padiglioni indiani nelle Biennali europee e si registra contestualmente un marcato interesse da parte di prestigiose collezioni museali e private. Questo saggio si propone di esaminare nel dettaglio le dinamiche che a cavallo tra il XX e XXI secolo hanno sconvolto, ma anche e soprattutto arricchito, l'arte indiana contemporanea. Obiettivo che non può prescindere da una breve panoramica storica ed estetica dell'India a partire dagli albori della dominazione inglese per poi prendere in esame il processo di valorizzazione artistica che si attiva tramite le istituzioni museali, il mercato primario delle gallerie, le aste più influenti e le fiere internazionali.
ENG
ITA
The contemporary Indian art system has experienced since the last decade of the twentieth century an unprecedented development. Local collecting, powered by a progressive interest of the "new riches", has soon reached considerable autonomy and resonance arousing the attractiveness of East and West. The engine of this "boom" is to be found in the political and economic turning point that led to India, after 1991, to abandon the nehruvian protectionism in favor of opening up to foreign markets. After underwriting of loans by the World Bank and International Monetary Fund the "New India" is officially in the light. Artists like Subodh Gupta, Bharti Kher, N.S. Harsha, Jitish Kallat, Gupta inaugurated strong relationships with major Western galleries, the first Indian pavilions in many european Biennales started to exist, and now is developing more and more a marked interest from prestigious private and museum collections. This essay aims to examine in detail the dynamics at the turn of the twentieth and twenty-first century which have shocked, but also and especially enriched, the Contemporary Indian Art scenario. Of course, it is necessary to proceed in this research starting with a brief historical overview of the Indian aesthetics since the early days of British rule and then consideridering the legitimacy of the artistic value which is activated through the museums, the galleries of primary market, the most renowned auctions and the international art fairs.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/19872