Il lavoro si dipana in tre capitoli che trattano da tre angolazioni diverse il problema del tempo. Il primo capitolo vuole essere una sorta di tuffo nel passato; credo che lo studio dell'evoluzione di un concetto non possa prescindere da un breve sguardo all'indietro. Cosciente della difficoltà dell'impresa il capitolo diventa una rassegna delle principali idee sviluppate intorno al concetto di tempo. Partendo da Eraclito si arriverà ad Einstein, toccando punti di vista filosofici e scientifici, senza la pretesa di voler creare un compendio alla filosofia del tempo. Dunque la prima sezione di questo elaborato diventa un'introduzione propedeutica alla lettura di ciò che seguirà. Il secondo capitolo tratterà la questione del tempo musicale dalla parte dei compositori. ¿Tempo ordinato e tempo ordinante¿, il titolo di questa sezione si spiega a partire da due concetti di base: 1) il suono vive nel tempo e necessita di esso; 2) la musica può essere considerata come ¿suono umanamente organizzato¿ nel tempo e attraverso di esso. In questo luogo del testo si è cercato innanzitutto di capire se sia possibile parlare di tempo musicale ed in che termini. Da un lato si è discusso il concetto di musica come arte del tempo, guardando soprattutto agli strumenti che i compositori hanno a disposizione per ordinare il materiale sonoro in una forma coerente che si dipani nel flusso temporale; dall' altro si è tentato di analizzare la possibilità di poter parlare di tempo musicale distinguendolo dal tempo onotologico, meglio conosciuto come tempo assoluto. In seconda istanza si è poi analizzato un altro elemento chiave in una discussione sul tempo in musica: il binomio continuità/discontinuità in relazione al binomio linearità/non-linearità, trattato dal punto di vista dell'ordinamento del materiale sonoro. Infine, per tener fede al progetto iniziale ho dedicato un breve spazio a Jeux e alle poetiche darmstadtiane, soffermandomi sulle idee del tempo musicale di Pierre Boulez e Karlheinz Stockhausen. Il terzo ed ultimo capitolo vuole essere un atto di par condicio; in molti testi letti l'ascoltatore non viene preso in considerazione se non quando si parla di ¿opera aperta¿. Credo che un'opera sia aperta a prescindere, ovvero indipendentemente dall'intenzione autoriale è evidente che ciascun ascoltatore percepirà quella musica in base a fattori che il compositore non potrà mai prevedere; parlo di elementi culturali, di esperienze e vissuti personali, di educazione all'ascolto, di capacità musicali innate e acquisite, di mero gusto, e anche di approccio alla musica stessa. Nel terzo capitolo ho cercato di analizzare i concetti di continuità e discontinuità in funzione della percezione della musica e del tempo musicale; ho cercato, senza la pretesa di elaborare o di proporre una teoria della percezione, di illustrare quella che a mio avviso potrebbe essere una possibile rappresentazione del percorso della percezione musicale entro il cervello umano. Inoltre in base al concetto di continuità mi sono concentrata sulla particolarità della minimal music di Steve Reich. Non solo la musica di Reich gioca intorno al concetto di continuità temporale, ma la scoperta del phase shifting process, diventa un modo per mostrare l'ascoltatore che si ¿cela¿ dietro ogni compositore
Attraversando il tempo. Il tempo musica nel Novecento
LAGHEZZA, VALERIA
2010/2011
Abstract
Il lavoro si dipana in tre capitoli che trattano da tre angolazioni diverse il problema del tempo. Il primo capitolo vuole essere una sorta di tuffo nel passato; credo che lo studio dell'evoluzione di un concetto non possa prescindere da un breve sguardo all'indietro. Cosciente della difficoltà dell'impresa il capitolo diventa una rassegna delle principali idee sviluppate intorno al concetto di tempo. Partendo da Eraclito si arriverà ad Einstein, toccando punti di vista filosofici e scientifici, senza la pretesa di voler creare un compendio alla filosofia del tempo. Dunque la prima sezione di questo elaborato diventa un'introduzione propedeutica alla lettura di ciò che seguirà. Il secondo capitolo tratterà la questione del tempo musicale dalla parte dei compositori. ¿Tempo ordinato e tempo ordinante¿, il titolo di questa sezione si spiega a partire da due concetti di base: 1) il suono vive nel tempo e necessita di esso; 2) la musica può essere considerata come ¿suono umanamente organizzato¿ nel tempo e attraverso di esso. In questo luogo del testo si è cercato innanzitutto di capire se sia possibile parlare di tempo musicale ed in che termini. Da un lato si è discusso il concetto di musica come arte del tempo, guardando soprattutto agli strumenti che i compositori hanno a disposizione per ordinare il materiale sonoro in una forma coerente che si dipani nel flusso temporale; dall' altro si è tentato di analizzare la possibilità di poter parlare di tempo musicale distinguendolo dal tempo onotologico, meglio conosciuto come tempo assoluto. In seconda istanza si è poi analizzato un altro elemento chiave in una discussione sul tempo in musica: il binomio continuità/discontinuità in relazione al binomio linearità/non-linearità, trattato dal punto di vista dell'ordinamento del materiale sonoro. Infine, per tener fede al progetto iniziale ho dedicato un breve spazio a Jeux e alle poetiche darmstadtiane, soffermandomi sulle idee del tempo musicale di Pierre Boulez e Karlheinz Stockhausen. Il terzo ed ultimo capitolo vuole essere un atto di par condicio; in molti testi letti l'ascoltatore non viene preso in considerazione se non quando si parla di ¿opera aperta¿. Credo che un'opera sia aperta a prescindere, ovvero indipendentemente dall'intenzione autoriale è evidente che ciascun ascoltatore percepirà quella musica in base a fattori che il compositore non potrà mai prevedere; parlo di elementi culturali, di esperienze e vissuti personali, di educazione all'ascolto, di capacità musicali innate e acquisite, di mero gusto, e anche di approccio alla musica stessa. Nel terzo capitolo ho cercato di analizzare i concetti di continuità e discontinuità in funzione della percezione della musica e del tempo musicale; ho cercato, senza la pretesa di elaborare o di proporre una teoria della percezione, di illustrare quella che a mio avviso potrebbe essere una possibile rappresentazione del percorso della percezione musicale entro il cervello umano. Inoltre in base al concetto di continuità mi sono concentrata sulla particolarità della minimal music di Steve Reich. Non solo la musica di Reich gioca intorno al concetto di continuità temporale, ma la scoperta del phase shifting process, diventa un modo per mostrare l'ascoltatore che si ¿cela¿ dietro ogni compositoreFile | Dimensione | Formato | |
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