Questo viaggio attraverso il tempo e lo spazio mi ha consentito di delineare un percorso attraverso cui le scuole Montessori si sono sviluppate e diffuse in tutto il mondo. Partendo dalla vita della pedagogista e dagli eventi più importanti della sua vita, che inevitabilmente hanno influenzato le sue idee e i suoi pensieri, sono arrivata a comprendere le motivazioni che hanno spinta la Montessori a creare la sua grande opera: la Casa dei bambini. La scuola dell'infanzia della Montessori è una ¿casa speciale¿, costruita a misura di bambino, dove si vive un'atmosfera di apprendimento, certo, ma anche si costruisce un'esperienza di vita sociale. Le prime Case dei bambini sorgono nel 1907, e proprio a partire da questa fatidica data, si dà inizio a un susseguirsi di date che mostrano il rapido sviluppo di queste scuole in tutta Italia. Nello studio sulle Case dei Bambini ho ritenuto importante soffermarmi su tre esperienze che per la loro storia, organizzazione, progetto educativo rappresentano geograficamente, dal nord al sud Italia, la ¿vita¿ delle Scuole Montessori. La prima è la scuola di Como che per la sua storia e organizzazione interna mi ha particolarmente incuriosito, poi la Casa dei bambini per i dipendenti della Banca d'Italia che proprio per l'alto riconoscimento nei confronti della pedagogista proposero l'effige sulla più popolare banconota nazionale, infine la scuola di Foggia che è stata ideata e realizzata sul modello edilizio della scuola Montessori di Monaco di Baviera e che colpisce per le sue attività innovative. Diversa è la situazione all'estero, dove le scuole Montessori ebbero un'alta diffusione: in due anni si aprirono circa cento Case dei bambini. Ci fu un calo di crescite intorno al 1918-19 a causa della scarsa valorizzazione della prima infanzia e giocarono, negativamente, anche gelosie e rivalità tra vari gruppi montessoriani. Negli anni 50' però si tornò a riconsiderare con attenzione il progetto della Casa dei bambini. La ricerca sul campo è stato un ottimo strumento che mi ha permesso di valutare la situazione attuale, prendendo in considerazione la realtà torinese. Da questa analisi è risultato che nelle Case dei bambini presenti a Torino, gli insegnanti riscontrano delle difficoltà nell'applicazione del metodo, che principalmente sono dovute agli adeguamenti ministeriali, alle norme vigenti in ambito sanitario e alla mancanza di spazi, tempi e risorse economiche. Nell'individuazione della popolazione di riferimento è subito emersa la scarsità di Case dei bambini e scuole elementari Montessori in tutto il territorio piemontese, le uniche sono a Torino. I risultati della ricerca sono comunque positivi perché confermano la veridicità delle mie ipotesi di partenza. Tuttavia, a fronte di questi aspetti, è necessario sottolineare alcune critiche che sono state mosse al metodo sul piano ideologico e didattico: in particolare è stato messo in discussione il carattere artificioso dei materiali e l'uso troppo rigido del loro impiego.

LA "CASA DEI BAMBINI" TRA PASSATO E PRESENTE: IL CASO DI TORINO

FERRISI, INES
2010/2011

Abstract

Questo viaggio attraverso il tempo e lo spazio mi ha consentito di delineare un percorso attraverso cui le scuole Montessori si sono sviluppate e diffuse in tutto il mondo. Partendo dalla vita della pedagogista e dagli eventi più importanti della sua vita, che inevitabilmente hanno influenzato le sue idee e i suoi pensieri, sono arrivata a comprendere le motivazioni che hanno spinta la Montessori a creare la sua grande opera: la Casa dei bambini. La scuola dell'infanzia della Montessori è una ¿casa speciale¿, costruita a misura di bambino, dove si vive un'atmosfera di apprendimento, certo, ma anche si costruisce un'esperienza di vita sociale. Le prime Case dei bambini sorgono nel 1907, e proprio a partire da questa fatidica data, si dà inizio a un susseguirsi di date che mostrano il rapido sviluppo di queste scuole in tutta Italia. Nello studio sulle Case dei Bambini ho ritenuto importante soffermarmi su tre esperienze che per la loro storia, organizzazione, progetto educativo rappresentano geograficamente, dal nord al sud Italia, la ¿vita¿ delle Scuole Montessori. La prima è la scuola di Como che per la sua storia e organizzazione interna mi ha particolarmente incuriosito, poi la Casa dei bambini per i dipendenti della Banca d'Italia che proprio per l'alto riconoscimento nei confronti della pedagogista proposero l'effige sulla più popolare banconota nazionale, infine la scuola di Foggia che è stata ideata e realizzata sul modello edilizio della scuola Montessori di Monaco di Baviera e che colpisce per le sue attività innovative. Diversa è la situazione all'estero, dove le scuole Montessori ebbero un'alta diffusione: in due anni si aprirono circa cento Case dei bambini. Ci fu un calo di crescite intorno al 1918-19 a causa della scarsa valorizzazione della prima infanzia e giocarono, negativamente, anche gelosie e rivalità tra vari gruppi montessoriani. Negli anni 50' però si tornò a riconsiderare con attenzione il progetto della Casa dei bambini. La ricerca sul campo è stato un ottimo strumento che mi ha permesso di valutare la situazione attuale, prendendo in considerazione la realtà torinese. Da questa analisi è risultato che nelle Case dei bambini presenti a Torino, gli insegnanti riscontrano delle difficoltà nell'applicazione del metodo, che principalmente sono dovute agli adeguamenti ministeriali, alle norme vigenti in ambito sanitario e alla mancanza di spazi, tempi e risorse economiche. Nell'individuazione della popolazione di riferimento è subito emersa la scarsità di Case dei bambini e scuole elementari Montessori in tutto il territorio piemontese, le uniche sono a Torino. I risultati della ricerca sono comunque positivi perché confermano la veridicità delle mie ipotesi di partenza. Tuttavia, a fronte di questi aspetti, è necessario sottolineare alcune critiche che sono state mosse al metodo sul piano ideologico e didattico: in particolare è stato messo in discussione il carattere artificioso dei materiali e l'uso troppo rigido del loro impiego.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/19826