This work aims to study the possible relationships between the game of chess and algebraic thinking, in the context of a Primary School. It initially deals with the theme of the game, the most characteristic expression of childhood, as an engine of child development on multiple fronts. The child, playing, grown in intellectual, emotional and social. As part of the teaching of mathematics, the mathematic game and problem solving turn out to be excellent tools to create a context of spontaneous learning, in which the student learns to make decisions in the first person to arrive at non-standard solutions. The mathematical game approaches to the study of discipline, which can sometimes be far from reality. Chess is a game that, when practiced at school and in childhood, reveals the great advantages, because it performs several functions, especially cognitive, ethical and socializing. The algebraic thinking can be represented by a model in three dimensions, each of which consists of a pair of polarity. They are: natural language/symbolic writing, syntax/semantics, relational/procedural. The balance of opposites, an appropriate level of abstraction, defines a beneficial environment to the development of algebraic thinking. They also described three aspects on which we focus to study the possible relationship between chess and algebraic thinking: representations, generalizations and argumentations. This work makes use of an experimental investigation, carried out at a Primary School in Turin, through some interviews with twelve children of the third class. The purpose of these interviews is to identify, concretely, the link between chess and algebraic thinking, even in relation to the abovementioned aspects. We describe and analyze the exercises are discussed and some episodes, which are interesting in light of the purpose of work, excerpts from interviews conducted. It concludes by discussing the presence of a link between the practice of chess and algebraic thinking in Primary School and it explains the issues left open.
Il presente lavoro si propone di studiare le possibili relazioni che legano il gioco degli scacchi e il pensiero algebrico, in un contesto di Scuola Primaria. Inizialmente viene affrontato il tema del gioco, l'espressione più caratteristica del mondo infantile, come motore dello sviluppo del bambino su molteplici fronti. Il bambino, giocando, cresce a livello intellettivo, affettivo e sociale. Nell'ambito della didattica della matematica, il gioco e il problem solving si rivelano essere ottimi strumenti per creare un contesto di apprendimento spontaneo, in cui l'allievo impara a prendere decisioni in prima persona per giungere a soluzioni non standard. Il gioco matematico avvicina gli studenti allo studio della disciplina, che può risultare talvolta distante dalla realtà. Gli scacchi sono un gioco che, se praticato a scuola e in età evolutiva, rivela grandi vantaggi, poiché svolge diverse funzioni, tra cui le principale sono quella cognitiva, socializzante ed etica. Il pensiero algebrico può essere rappresentato attraverso un modello a tre dimensioni, ognuna delle quali è costituita da una coppia di polarità. Esse sono: linguaggio naturale/scrittura simbolica, sintassi/semantica, relazionale/procedurale. L'equilibrio tra gli opposti, ad un adeguato livello di astrazione, definisce un ambiente proficuo per lo sviluppo del pensiero algebrico. Vengono, inoltre, descritti tre aspetti su cui ci si concentra per studiare le possibili relazioni tra gli scacchi e il pensiero algebrico: le rappresentazioni, le generalizzazioni e le argomentazioni. Tale lavoro si serve di un'indagine sperimentale, svolta presso una Scuola Primaria di Torino, attraverso alcune interviste effettuate a dodici bambini di classe terza. Lo scopo di tali interviste è di evidenziare, concretamente, il legame tra gli scacchi e il pensiero algebrico, anche in relazione agli aspetti precedentemente citati. Si descrivono e analizzano gli esercizi proposti e si commentano alcuni episodi, che risultano interessanti alla luce dello scopo del lavoro, estratti dalle interviste svolte. Si conclude discutendo la presenza di un legame tra la pratica degli scacchi e il pensiero algebrico nella Scuola Primaria e si illustrano le questioni lasciate aperte.
Abilità negli scacchi e pensiero algebrico nella Scuola Primaria:un'indagine sperimentale su possibili relazioni
MANCO, CHIARA
2010/2011
Abstract
Il presente lavoro si propone di studiare le possibili relazioni che legano il gioco degli scacchi e il pensiero algebrico, in un contesto di Scuola Primaria. Inizialmente viene affrontato il tema del gioco, l'espressione più caratteristica del mondo infantile, come motore dello sviluppo del bambino su molteplici fronti. Il bambino, giocando, cresce a livello intellettivo, affettivo e sociale. Nell'ambito della didattica della matematica, il gioco e il problem solving si rivelano essere ottimi strumenti per creare un contesto di apprendimento spontaneo, in cui l'allievo impara a prendere decisioni in prima persona per giungere a soluzioni non standard. Il gioco matematico avvicina gli studenti allo studio della disciplina, che può risultare talvolta distante dalla realtà. Gli scacchi sono un gioco che, se praticato a scuola e in età evolutiva, rivela grandi vantaggi, poiché svolge diverse funzioni, tra cui le principale sono quella cognitiva, socializzante ed etica. Il pensiero algebrico può essere rappresentato attraverso un modello a tre dimensioni, ognuna delle quali è costituita da una coppia di polarità. Esse sono: linguaggio naturale/scrittura simbolica, sintassi/semantica, relazionale/procedurale. L'equilibrio tra gli opposti, ad un adeguato livello di astrazione, definisce un ambiente proficuo per lo sviluppo del pensiero algebrico. Vengono, inoltre, descritti tre aspetti su cui ci si concentra per studiare le possibili relazioni tra gli scacchi e il pensiero algebrico: le rappresentazioni, le generalizzazioni e le argomentazioni. Tale lavoro si serve di un'indagine sperimentale, svolta presso una Scuola Primaria di Torino, attraverso alcune interviste effettuate a dodici bambini di classe terza. Lo scopo di tali interviste è di evidenziare, concretamente, il legame tra gli scacchi e il pensiero algebrico, anche in relazione agli aspetti precedentemente citati. Si descrivono e analizzano gli esercizi proposti e si commentano alcuni episodi, che risultano interessanti alla luce dello scopo del lavoro, estratti dalle interviste svolte. Si conclude discutendo la presenza di un legame tra la pratica degli scacchi e il pensiero algebrico nella Scuola Primaria e si illustrano le questioni lasciate aperte.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/19742