Il pneumotorace spontaneo generalmente insorge in cluster che risultano relazionati alle variazioni di pressione, all'insorgenza dei temporali e alle variazioni di concentrazione degli inquinanti. In questa tesi ho esaminato l'influenza delle variabili meteorologiche e degli inquinanti atmosferici sull'insorgenza di tale patologia, in relazione ai ricoveri registrati presso l'ospedale S. Croce e Carle di Cuneo. I giorni che sono stati analizzati sono 2557 (da gennaio 2004 a dicembre 2010): si contano 451 casi di pneumotorace distribuiti su 415 giorni. Per ogni giorno sono stati registrati i valori di temperatura, pressione atmosferica, umidità, velocità del vento scalare, raffica di vento, radiazione e precipitazione. A queste ho poi aggiunto le concentrazioni di alcuni inquinanti atmosferici: CO, NO2, NO, SO2, O3. Da una prima analisi statistica non sono emerse particolari periodicità dell'insorgenza di tale patologia e dall'analisi spettrale, unita all'autocorrelazione e all'autocovarianza è risultato che ogni ricovero è indipendente dal precedente e non influenza in modo significativo quello successivo. I ricoveri registrati a Cuneo risultano quindi essere casuali. Dal mio lavoro si riscontrano correlazioni tra i ricoveri e la temperatura, la pressione, l'umidità, la velocità scalare del vento e le concentrazioni di NO2 (biossido di azoto), O3 (ozono) e CO (monossido di carbonio). In particolare, grazie all'utilizzo delle reti neurali artificiali (statistica multivariata non lineare), è possibile stabilire che l'insorgenza del pneumotorace spontaneo risulta favorita nelle giornate caratterizzate da alta pressione, ventose, con temperature più alte del normale e alte concentrazioni di biossido di azoto. Altrettanto importante, anche se risulta influenzare la patologia in modo meno rilevante, è l'alta concentrazione minima di ozono nello strato limite atmosferico. Grazie ad un confronto tra la regressione multivariata eseguita con metodologie lineari e quella eseguita con metodologie non lineari (reti neurali artificiali) si evince come la seconda presenti risultati decisamente più significativi rispetto alla prima.

Analisi Epidemiologica dell'Insorgenza di Pneumotorace Spontaneo della città di Cuneo. Correlazioni ambientali con variabili meteorologiche e inquinanti atmosferici.

BOSCHETTO, LUCIA
2010/2011

Abstract

Il pneumotorace spontaneo generalmente insorge in cluster che risultano relazionati alle variazioni di pressione, all'insorgenza dei temporali e alle variazioni di concentrazione degli inquinanti. In questa tesi ho esaminato l'influenza delle variabili meteorologiche e degli inquinanti atmosferici sull'insorgenza di tale patologia, in relazione ai ricoveri registrati presso l'ospedale S. Croce e Carle di Cuneo. I giorni che sono stati analizzati sono 2557 (da gennaio 2004 a dicembre 2010): si contano 451 casi di pneumotorace distribuiti su 415 giorni. Per ogni giorno sono stati registrati i valori di temperatura, pressione atmosferica, umidità, velocità del vento scalare, raffica di vento, radiazione e precipitazione. A queste ho poi aggiunto le concentrazioni di alcuni inquinanti atmosferici: CO, NO2, NO, SO2, O3. Da una prima analisi statistica non sono emerse particolari periodicità dell'insorgenza di tale patologia e dall'analisi spettrale, unita all'autocorrelazione e all'autocovarianza è risultato che ogni ricovero è indipendente dal precedente e non influenza in modo significativo quello successivo. I ricoveri registrati a Cuneo risultano quindi essere casuali. Dal mio lavoro si riscontrano correlazioni tra i ricoveri e la temperatura, la pressione, l'umidità, la velocità scalare del vento e le concentrazioni di NO2 (biossido di azoto), O3 (ozono) e CO (monossido di carbonio). In particolare, grazie all'utilizzo delle reti neurali artificiali (statistica multivariata non lineare), è possibile stabilire che l'insorgenza del pneumotorace spontaneo risulta favorita nelle giornate caratterizzate da alta pressione, ventose, con temperature più alte del normale e alte concentrazioni di biossido di azoto. Altrettanto importante, anche se risulta influenzare la patologia in modo meno rilevante, è l'alta concentrazione minima di ozono nello strato limite atmosferico. Grazie ad un confronto tra la regressione multivariata eseguita con metodologie lineari e quella eseguita con metodologie non lineari (reti neurali artificiali) si evince come la seconda presenti risultati decisamente più significativi rispetto alla prima.
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