L'argomento trattato nella mia tesi riguarda il tema della giustizia sociale con particolare riferimento alla figura di John Rawls che ha un ruolo centrale nel mio lavoro occupando tutto il secondo capitolo. Nella sua opera principale, ¿Una teoria della giustizia¿, Rawls espone minuziosamente le proprie idee in merito alla possibile costituzione di una società effettivamente giusta ed equa fondata su due principi basilari: il principio di libertà ed il principio di uguaglianza. Il presupposto fondamentale della teoria della giustizia rawlsiana è la posizione originaria, vista dai critici come una situazione ipotetica o un esperimento mentale dove le parti, avvolte nel loro ¿velo di ignoranza¿ e caratterizzate da razionalità, moralità e mutuo disinteresse, sono chiamate a concordare, partendo da una lista data, la scelta di quei principi che regoleranno la loro convivenza futura. Verranno quindi scelti i due principi di giustizia di libertà e di uguaglianza che ho analizzato nel secondo paragrafo del secondo capitolo. Il principio di libertà ha carattere prioritario rispetto all'uguaglianza e a tutti gli altri valori fondamentali dell'ordinamento, ragion per cui non è possibile derogarvi se non in favore della libertà stessa. Ho presentato anche un breve elenco delle libertà fondamentali e ho dedicato un'analisi particolare alla libertà politica, ripercorrendo le tappe fondamentali di quel processo che, partendo dai due principi di giustizia, giunge alla corretta applicazione, verso la collettività, di un adeguato sistema legislativo. Il secondo principio di giustizia è, invece, gerarchicamente subordinato al principio di libertà; pertanto è possibile derogare ad esso, oltre che in favore della libertà, anche in favore dei più svantaggiati ammettendo diseguaglianze solo se finalizzate a migliorare la condizione di chi sta peggio. Inoltre, ho dimostrato come questo principio si adatti alla perfezione in un assetto sociale basato sul modello di eguaglianza democratica dove, in condizioni di equa eguaglianza di opportunità, le eventuali diseguaglianze, ove presenti, trovano una valida scusante nel principio di differenza che giustifica i miglioramenti di condizione dei più avvantaggiati solo qualora comportino un miglioramento anche per i meno avvantaggiati. La trattazione della teoria della giustizia rawlsiana è preceduta, nel primo capitolo, da una breve esposizione del pensiero utilitarista che ho esaminato, in primo luogo, come teoria della società e dell'uomo come agente sociale, basandomi su quattro elementi fondamentali che hanno caratterizzato tale aspetto: conseguenzialismo, welfarismo, massimizzazione, oggettivazione; in secondo luogo, l'indagine si è spostata sull'utilitarismo come movimento filosofico-politico riformatore la cui validità venne messa in dubbio, a partire dagli anni '70, proprio da Rawls con la sua teoria della giustizia. Nel terzo capitolo, infine, ho analizzato brevemente i tratti salienti del pensiero filosofico di Salvatore Veca il quale affronta il tema della giustizia partendo da un'analisi sul senso di giustizia e su quanto sia sensato porre il problema della giustizia nei diversi contesti sociali. La soluzione a tali problemi viene rinvenuta, oltre che nella nozione di giustizia procedurale minima, anche in quel conflitto tra anima e città che Veca intende dirimere dando priorità alla dimensione collettiva e cioè alla città.

Alcune riflessioni sulla giustizia

PAGANO, LUIGI
2011/2012

Abstract

L'argomento trattato nella mia tesi riguarda il tema della giustizia sociale con particolare riferimento alla figura di John Rawls che ha un ruolo centrale nel mio lavoro occupando tutto il secondo capitolo. Nella sua opera principale, ¿Una teoria della giustizia¿, Rawls espone minuziosamente le proprie idee in merito alla possibile costituzione di una società effettivamente giusta ed equa fondata su due principi basilari: il principio di libertà ed il principio di uguaglianza. Il presupposto fondamentale della teoria della giustizia rawlsiana è la posizione originaria, vista dai critici come una situazione ipotetica o un esperimento mentale dove le parti, avvolte nel loro ¿velo di ignoranza¿ e caratterizzate da razionalità, moralità e mutuo disinteresse, sono chiamate a concordare, partendo da una lista data, la scelta di quei principi che regoleranno la loro convivenza futura. Verranno quindi scelti i due principi di giustizia di libertà e di uguaglianza che ho analizzato nel secondo paragrafo del secondo capitolo. Il principio di libertà ha carattere prioritario rispetto all'uguaglianza e a tutti gli altri valori fondamentali dell'ordinamento, ragion per cui non è possibile derogarvi se non in favore della libertà stessa. Ho presentato anche un breve elenco delle libertà fondamentali e ho dedicato un'analisi particolare alla libertà politica, ripercorrendo le tappe fondamentali di quel processo che, partendo dai due principi di giustizia, giunge alla corretta applicazione, verso la collettività, di un adeguato sistema legislativo. Il secondo principio di giustizia è, invece, gerarchicamente subordinato al principio di libertà; pertanto è possibile derogare ad esso, oltre che in favore della libertà, anche in favore dei più svantaggiati ammettendo diseguaglianze solo se finalizzate a migliorare la condizione di chi sta peggio. Inoltre, ho dimostrato come questo principio si adatti alla perfezione in un assetto sociale basato sul modello di eguaglianza democratica dove, in condizioni di equa eguaglianza di opportunità, le eventuali diseguaglianze, ove presenti, trovano una valida scusante nel principio di differenza che giustifica i miglioramenti di condizione dei più avvantaggiati solo qualora comportino un miglioramento anche per i meno avvantaggiati. La trattazione della teoria della giustizia rawlsiana è preceduta, nel primo capitolo, da una breve esposizione del pensiero utilitarista che ho esaminato, in primo luogo, come teoria della società e dell'uomo come agente sociale, basandomi su quattro elementi fondamentali che hanno caratterizzato tale aspetto: conseguenzialismo, welfarismo, massimizzazione, oggettivazione; in secondo luogo, l'indagine si è spostata sull'utilitarismo come movimento filosofico-politico riformatore la cui validità venne messa in dubbio, a partire dagli anni '70, proprio da Rawls con la sua teoria della giustizia. Nel terzo capitolo, infine, ho analizzato brevemente i tratti salienti del pensiero filosofico di Salvatore Veca il quale affronta il tema della giustizia partendo da un'analisi sul senso di giustizia e su quanto sia sensato porre il problema della giustizia nei diversi contesti sociali. La soluzione a tali problemi viene rinvenuta, oltre che nella nozione di giustizia procedurale minima, anche in quel conflitto tra anima e città che Veca intende dirimere dando priorità alla dimensione collettiva e cioè alla città.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/19409