Questa tesi di laurea si pone l'obiettivo di indagare il rapporto che ci fu tra il mondo cattolico e il mondo del lavoro, ad Ivrea, nel secondo dopoguerra. L'arco temporale della ricerca è compreso tra la fine della seconda guerra mondiale e la morte dell'ing. Adriano Olivetti, nel 1960. Con la fine del conflitto, l'Italia era una nazione da ricostruire sotto ogni punto di vista: economico, industriale, politico, sociale, culturale e la Chiesa cattolica si propose come guida da seguire per la rinascita. Grazie al suo grande apparato, il Vaticano cercò di rafforzare le proprie strutture su tutto il territorio nazionale. Il ¿braccio¿ politico era la Democrazia cristiana, il partito di maggioranza relativa in Italia. In campo sociale le associazioni cattoliche furono senza dubbio tra le più attive per cercare di dare un aiuto alle famiglie italiane. Nel mondo del lavoro la presenza della Chiesa si espresse con la creazione delle ACLI, fondate da Achille Grandi nel 1944. Ivrea, capitale del Canavese, non fu danneggiata in modo grave dal conflitto bellico: le sue principali infrastrutture furono risparmiate e superarono intatte la guerra. Era, però, un territorio che, secondo la Chiesa, era da ricostruire da un punto di vista morale e religioso: in questa opera di ¿ricristianizzazione¿ la diocesi ebbe un ruolo molto importante. Ciò che rendeva la città eporediese ¿speciale¿ era la presenza di una delle più grandi industrie italiane: la Olivetti. La figura di Adriano Olivetti fu, senza dubbio, la più incisiva in quel periodo ad Ivrea e in tutto il Canavese. Grazie al suo attivismo nel campo sociale e culturale si mise in piena concorrenza con l'operato della Chiesa. Difatti il presidente dell'Olivetti prima creò un sindacato autonomo (Comunità di fabbrica) all'interno dell'azienda e poi fondò un vero e proprio partito (Movimento comunità) che lo portò ad essere eletto sindaco di Ivrea nel 1956. Proprio questa partecipazione attiva di Adriano Olivetti nella vita politica e sociale della città portò non poche frizioni con la diocesi locale. L'apparato di assistenza sociale dell'azienda era all'avanguardia. I lavoratori dell'Olivetti potevano disporre di assistenza medica quasi in ogni campo (dal dentista alla maternità), di aiuti per la casa, di un ricco (culturalmente) dopo lavoro, di asili per i bambini, colonie per i figli. Soprattutto l'attenzione che aveva per i più giovani non favorì la creazione di rapporti positivi con la diocesi, la quale vedeva i propri oratori e le proprie colonie perdere iscritti. Altro elemento che preoccupò la curia eporediese fu la creazione di una casa editrice che faceva capo sempre all'ingegner Olivetti: Edizioni di Comunità. In questo periodo furono pubblicati libri e autori che non sempre risultavano graditi alla gerarchia ecclesiastica. Lo ¿spettro¿ del comunismo e del socialismo fu avanzato più volte per accusare la casa editrice. I rapporti fra l'imprenditore eporediese e la diocesi non furono, però, del tutto negativi: per esempio, Adriano Olivetti finanziò nel 1954, la costruzione della nuova chiesa del Sacro Cuore, nel quartiere Bellavista. I problemi con la diocesi cominciarono a crescere nella seconda metà degli anni '50 quando il presidente dell'Olivetti cominciò a creare solide basi (con un proprio sindacato e un proprio movimento politico) per la sua partecipazione attiva alla vita politica eporediese.
I cattolici e il lavoro ad Ivrea nel secondo dopoguerra
LUNARDI, PAOLO EMANUELE
2010/2011
Abstract
Questa tesi di laurea si pone l'obiettivo di indagare il rapporto che ci fu tra il mondo cattolico e il mondo del lavoro, ad Ivrea, nel secondo dopoguerra. L'arco temporale della ricerca è compreso tra la fine della seconda guerra mondiale e la morte dell'ing. Adriano Olivetti, nel 1960. Con la fine del conflitto, l'Italia era una nazione da ricostruire sotto ogni punto di vista: economico, industriale, politico, sociale, culturale e la Chiesa cattolica si propose come guida da seguire per la rinascita. Grazie al suo grande apparato, il Vaticano cercò di rafforzare le proprie strutture su tutto il territorio nazionale. Il ¿braccio¿ politico era la Democrazia cristiana, il partito di maggioranza relativa in Italia. In campo sociale le associazioni cattoliche furono senza dubbio tra le più attive per cercare di dare un aiuto alle famiglie italiane. Nel mondo del lavoro la presenza della Chiesa si espresse con la creazione delle ACLI, fondate da Achille Grandi nel 1944. Ivrea, capitale del Canavese, non fu danneggiata in modo grave dal conflitto bellico: le sue principali infrastrutture furono risparmiate e superarono intatte la guerra. Era, però, un territorio che, secondo la Chiesa, era da ricostruire da un punto di vista morale e religioso: in questa opera di ¿ricristianizzazione¿ la diocesi ebbe un ruolo molto importante. Ciò che rendeva la città eporediese ¿speciale¿ era la presenza di una delle più grandi industrie italiane: la Olivetti. La figura di Adriano Olivetti fu, senza dubbio, la più incisiva in quel periodo ad Ivrea e in tutto il Canavese. Grazie al suo attivismo nel campo sociale e culturale si mise in piena concorrenza con l'operato della Chiesa. Difatti il presidente dell'Olivetti prima creò un sindacato autonomo (Comunità di fabbrica) all'interno dell'azienda e poi fondò un vero e proprio partito (Movimento comunità) che lo portò ad essere eletto sindaco di Ivrea nel 1956. Proprio questa partecipazione attiva di Adriano Olivetti nella vita politica e sociale della città portò non poche frizioni con la diocesi locale. L'apparato di assistenza sociale dell'azienda era all'avanguardia. I lavoratori dell'Olivetti potevano disporre di assistenza medica quasi in ogni campo (dal dentista alla maternità), di aiuti per la casa, di un ricco (culturalmente) dopo lavoro, di asili per i bambini, colonie per i figli. Soprattutto l'attenzione che aveva per i più giovani non favorì la creazione di rapporti positivi con la diocesi, la quale vedeva i propri oratori e le proprie colonie perdere iscritti. Altro elemento che preoccupò la curia eporediese fu la creazione di una casa editrice che faceva capo sempre all'ingegner Olivetti: Edizioni di Comunità. In questo periodo furono pubblicati libri e autori che non sempre risultavano graditi alla gerarchia ecclesiastica. Lo ¿spettro¿ del comunismo e del socialismo fu avanzato più volte per accusare la casa editrice. I rapporti fra l'imprenditore eporediese e la diocesi non furono, però, del tutto negativi: per esempio, Adriano Olivetti finanziò nel 1954, la costruzione della nuova chiesa del Sacro Cuore, nel quartiere Bellavista. I problemi con la diocesi cominciarono a crescere nella seconda metà degli anni '50 quando il presidente dell'Olivetti cominciò a creare solide basi (con un proprio sindacato e un proprio movimento politico) per la sua partecipazione attiva alla vita politica eporediese.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/19126