Among the most significant causes of cancer globally, chronic infections are responsible for approximately 13% of human tumors. Among infectious diseases, those caused by Helicobacter Pylori (HP), the hepatitis C virus (HCV), and the Human Papillomavirus (HPV) account for 75% of cases. To date, HCV infection, with an estimated global prevalence of 2.5%, represents one of the leading causes of hepatocellular carcinoma. Although validated screening and effective treatment opportunities exist, it has not yet been possible to eradicate it. The PROMETHEUS project therefore aimed to diagnose latent HCV infection in a population of healthcare and non-healthcare workers at ASLCN2 Alba-Bra to reduce the incidence of HCV-related hepatocarcinoma. This initiative is part of the European project Cancer Prevention at Work (CPW) for the implementation of health promotion methods in occupational health surveillance. The study included 1067 subjects born between 1989 and 1969, employed at ASLCN2 between January and December 2023, and residing in the Piedmont Region. Workers with a previous positive HCV test or ongoing antiviral therapy were excluded. During health surveillance visits, questionnaires were administered to collect sociodemographic and medical history data and to assess the acceptability of the study. A rapid capillary blood test was also performed to detect anti-HCV antibodies. In case of positivity, the worker was invited to continue the diagnostic process by performing an HCV-RNA test and was referred to a gastroenterologist for possible antiviral therapy and follow-up. About 10% of participants also underwent serological testing to evaluate the sensitivity of the rapid test. The examined population was mostly female (75.21%). The age distribution showed similar percentages for both the over 50 age group and those aged 44 to 49 (about 28%), with an average weight of 68.18 kg (average BMI 24.33). 55.98% had a degree: 34.90% of the sample consisted of nurses/CPSI while 21.73% were OSS, with over 10 years of service for 62.05% and between 1 and 5 years for 22.30%. 16.21% reported never having had an HCV test, and 52.81% had done so in the past two years. Most participants had never received transfusions (95.09%) or organ transplants (99.25%), 84.93% had never used non-sterile syringes or devices for intravenous therapies, while almost 35.49% reported having tattoos or piercings. All 1067 subjects offered the study participated, showing a 100% adherence to the screening program. Finally, no subject tested positive in the screening test, making it impossible to correlate the presence of risk factors with infection. The results obtained, such as the high acceptance of the intervention and the total test completion rate among workers, indicate positive feedback from participants. In conclusion, health surveillance has proven to be a valuable opportunity to propose health promotion interventions and raise awareness among workers regarding infection-associated cancers. Integrating innovative prevention strategies with this model appears promising and could be extended to other areas of study.
Tra le cause più rilevanti di cancro a livello globale, le infezioni croniche sono responsabili di circa il 13% dei tumori umani. Tra le patologie infettive, quelle causate da Helicobacter Pylori (HP), dal virus dell'epatite C (HCV) e dal Papilloma Virus Umano (HPV) rappresentano il 75% dei casi. Ad oggi, l’infezione da HCV, con una prevalenza globale stimata del 2,5%, rappresenta una delle principali cause di carcinoma epatocellulare e, sebbene esista uno screening validato e un’opportunità di trattamento efficace, non è ancora stato possibile eradicarla. Il progetto PROMETHEUS si è posto pertanto l’obiettivo di diagnosticare l’infezione latente da HCV in una popolazione di operatori sanitari e non sanitari presso l’ASLCN2 Alba-Bra al fine di ridurre l'incidenza di epatocarcinoma HCV-correlato. Questa iniziativa si inserisce nell'ambito del progetto europeo Cancer Prevention at Work (CPW) per l’implementazione di metodi di promozione della salute nella sorveglianza sanitaria occupazionale. Nello studio sono stati inclusi 1067 soggetti nati tra il 1989 e il 1969, in servizio presso l'ASLCN2 tra gennaio e dicembre 2023 e residenti nella Regione Piemonte. Sono stati esclusi gli operatori con pregresso test positivo per HCV o con terapia antivirale in corso. Durante le visite di sorveglianza sanitaria, sono stati somministrati questionari per raccogliere dati sociodemografici e anamnestici e valutare l'accettabilità dello studio. È stato inoltre eseguito un test rapido su sangue capillare per rilevare gli anticorpi anti-HCV. In caso di positività, il lavoratore veniva invitato a proseguire l’iter diagnostico tramite esecuzione di HCV-RNA e veniva indirizzato allo specialista gastroenterologo per eventuale terapia antivirale e follow-up. Circa il 10% dei partecipanti ha eseguito anche l’esame sierologico per valutare la sensibilità del test rapido. La popolazione esaminata era composta per la maggior parte da femmine (75,21%). La distribuzione per età mostrava percentuali simili sia per la fascia oltre i 50 anni che tra i 44 e i 49 anni (circa il 28%), con un peso medio di 68,18 kg (BMI medio 24,33). Il 55,98% risultava laureato: il 34,90% del campione era composto da infermieri/CPSI mentre il 21,73% da OSS, con un'anzianità di servizio oltre i 10 anni per il 62,05% e tra 1 e 5 anni per il 22,30%. Il 16,21% ha dichiarato di non aver mai eseguito un test HCV, il 52,81% lo aveva effettuato negli ultimi due anni. La maggior parte dei partecipanti non ha mai ricevuto trasfusioni (95,09%) o trapianti d'organo (99,25%), l'84,93% non ha mai utilizzato siringhe o dispositivi non sterili per terapie endovenose mentre quasi il 35,49% ha dichiarato di possedere tatuaggi o piercing. Tutti i 1067 soggetti a cui è stato proposto hanno partecipato allo studio, mostrando il 100% di adesione al programma di screening. Infine, nessun soggetto è risultato positivo al test di screening, rendendo impossibile la correlazione tra la presenza di fattori di rischio e l’infezione. I risultati ottenuti, quali l’elevata accettazione dell'intervento e il totale tasso di completamento dei test tra i lavoratori, indicano un feedback positivo da parte dei partecipanti. In conclusione, la sorveglianza sanitaria si è dimostrata un'opportunità preziosa per proporre interventi di promozione della salute e sensibilizzare i lavoratori riguardo ai tumori associati alle infezioni. L'integrazione di strategie innovative di prevenzione con questo modello risulta promettente e potrebbe essere estesa ad altri ambiti di studio.
Integrazione dello screening per l'epatite C nei programmi di sorveglianza sanitaria per la prevenzione dei tumori correlati alle infezioni presso l'ASLCN2 Alba-Bra: analisi dei risultati del progetto PROMETHEUS
ALFONSO, GIULIA
2023/2024
Abstract
Tra le cause più rilevanti di cancro a livello globale, le infezioni croniche sono responsabili di circa il 13% dei tumori umani. Tra le patologie infettive, quelle causate da Helicobacter Pylori (HP), dal virus dell'epatite C (HCV) e dal Papilloma Virus Umano (HPV) rappresentano il 75% dei casi. Ad oggi, l’infezione da HCV, con una prevalenza globale stimata del 2,5%, rappresenta una delle principali cause di carcinoma epatocellulare e, sebbene esista uno screening validato e un’opportunità di trattamento efficace, non è ancora stato possibile eradicarla. Il progetto PROMETHEUS si è posto pertanto l’obiettivo di diagnosticare l’infezione latente da HCV in una popolazione di operatori sanitari e non sanitari presso l’ASLCN2 Alba-Bra al fine di ridurre l'incidenza di epatocarcinoma HCV-correlato. Questa iniziativa si inserisce nell'ambito del progetto europeo Cancer Prevention at Work (CPW) per l’implementazione di metodi di promozione della salute nella sorveglianza sanitaria occupazionale. Nello studio sono stati inclusi 1067 soggetti nati tra il 1989 e il 1969, in servizio presso l'ASLCN2 tra gennaio e dicembre 2023 e residenti nella Regione Piemonte. Sono stati esclusi gli operatori con pregresso test positivo per HCV o con terapia antivirale in corso. Durante le visite di sorveglianza sanitaria, sono stati somministrati questionari per raccogliere dati sociodemografici e anamnestici e valutare l'accettabilità dello studio. È stato inoltre eseguito un test rapido su sangue capillare per rilevare gli anticorpi anti-HCV. In caso di positività, il lavoratore veniva invitato a proseguire l’iter diagnostico tramite esecuzione di HCV-RNA e veniva indirizzato allo specialista gastroenterologo per eventuale terapia antivirale e follow-up. Circa il 10% dei partecipanti ha eseguito anche l’esame sierologico per valutare la sensibilità del test rapido. La popolazione esaminata era composta per la maggior parte da femmine (75,21%). La distribuzione per età mostrava percentuali simili sia per la fascia oltre i 50 anni che tra i 44 e i 49 anni (circa il 28%), con un peso medio di 68,18 kg (BMI medio 24,33). Il 55,98% risultava laureato: il 34,90% del campione era composto da infermieri/CPSI mentre il 21,73% da OSS, con un'anzianità di servizio oltre i 10 anni per il 62,05% e tra 1 e 5 anni per il 22,30%. Il 16,21% ha dichiarato di non aver mai eseguito un test HCV, il 52,81% lo aveva effettuato negli ultimi due anni. La maggior parte dei partecipanti non ha mai ricevuto trasfusioni (95,09%) o trapianti d'organo (99,25%), l'84,93% non ha mai utilizzato siringhe o dispositivi non sterili per terapie endovenose mentre quasi il 35,49% ha dichiarato di possedere tatuaggi o piercing. Tutti i 1067 soggetti a cui è stato proposto hanno partecipato allo studio, mostrando il 100% di adesione al programma di screening. Infine, nessun soggetto è risultato positivo al test di screening, rendendo impossibile la correlazione tra la presenza di fattori di rischio e l’infezione. I risultati ottenuti, quali l’elevata accettazione dell'intervento e il totale tasso di completamento dei test tra i lavoratori, indicano un feedback positivo da parte dei partecipanti. In conclusione, la sorveglianza sanitaria si è dimostrata un'opportunità preziosa per proporre interventi di promozione della salute e sensibilizzare i lavoratori riguardo ai tumori associati alle infezioni. L'integrazione di strategie innovative di prevenzione con questo modello risulta promettente e potrebbe essere estesa ad altri ambiti di studio.File | Dimensione | Formato | |
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