La trattazione ha voluto sottolineare la dialettica intercorrente fra due aspetti che in egual misura contribuiscono al successo dell'industria dello champagne: da un lato un settore moderno con un sistema produttivo completamente meccanizzato e contraddistinto da un altissimo livello tecnologico, e dall'altro un continuo richiamo a metodi di produzione tradizionali, nonché un'idea di unicità e rarità che caratterizzano la percezione e l'immaginario dei consumatori di tutto il mondo. Tale dualità tra tecnologia e tradizione si riflette anche nelle differenti caratteristiche possedute dalle tre categorie di operatori che agiscono nel settore, i cui interessi sono coordinati e protetti dal CIVC (Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne). La prima è costituita dai ¿vignérons¿ che coltivano circa il 90% della superficie vitata, fornendo al settore la maggior parte delle uve necessarie alla produzione dello champagne. La seconda le ¿cooperative¿ assistono i vignérons nelle varie fasi legate al processo produttivo e nel 2009 hanno commercializzato con un proprio marchio quasi 25 milioni di bottiglie. La terza le ¿Maisons¿, vere fautrici del mito dello champagne, producono il 66% delle bottiglie, coltivando solamente il 10% della superficie vitata. Questa disparità nella distribuzione delle terre obbliga le Maisons all'acquisto della maggior parte delle uve di cui abbisognano. La gestione del prezzo di questa importante materia prima diviene così uno dei principali problemi che il settore ha dovuto e che tuttora deve affrontare, considerando come il costo per l'acquisto delle uve raggiunga il 30-40% del prezzo medio a cui il prodotto finito viene venduto ai vari canali distributivi (Grande distribuzione, operatori specializzati, circuito HORECA, ecc). La Francia rappresenta in assoluto il mercato più importante per le vendite di champagne, rappresentando nel 2009 il 61% dei volumi venduti. Seguono poi i principali paesi europei (Germania, Belgio, Italia e Spagna). Rivestono inoltre un ruolo fondamentale anche i paesi extraeuropei (Stati Uniti, Giappone, Svizzera, Australia). L'elemento che rende unico lo champagne non risiede però esclusivamente nella struttura e nell'organizzazione del suo settore produttivo, ma anche e soprattutto nell'opera dei suoi brand manager che sono riusciti a plasmare l'immaginario dei consumatori, sottolineando un importante concetto come quello di ¿autenticità¿. Proprio l'unicità di questo vino effervescente ha spinto così molti operatori del settore vitivinicolo mondiale ad imitare e ad appropriarsi indebitamente dell'AOC champagne.

IL MERCATO DELLO CHAMPAGNE: EQUILIBRIO FRA UNA PRODUZIONE DI MASSA E L'ESIGENZA DI ESSERE UNICO

CUCCINIELLO, MARCO
2010/2011

Abstract

La trattazione ha voluto sottolineare la dialettica intercorrente fra due aspetti che in egual misura contribuiscono al successo dell'industria dello champagne: da un lato un settore moderno con un sistema produttivo completamente meccanizzato e contraddistinto da un altissimo livello tecnologico, e dall'altro un continuo richiamo a metodi di produzione tradizionali, nonché un'idea di unicità e rarità che caratterizzano la percezione e l'immaginario dei consumatori di tutto il mondo. Tale dualità tra tecnologia e tradizione si riflette anche nelle differenti caratteristiche possedute dalle tre categorie di operatori che agiscono nel settore, i cui interessi sono coordinati e protetti dal CIVC (Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne). La prima è costituita dai ¿vignérons¿ che coltivano circa il 90% della superficie vitata, fornendo al settore la maggior parte delle uve necessarie alla produzione dello champagne. La seconda le ¿cooperative¿ assistono i vignérons nelle varie fasi legate al processo produttivo e nel 2009 hanno commercializzato con un proprio marchio quasi 25 milioni di bottiglie. La terza le ¿Maisons¿, vere fautrici del mito dello champagne, producono il 66% delle bottiglie, coltivando solamente il 10% della superficie vitata. Questa disparità nella distribuzione delle terre obbliga le Maisons all'acquisto della maggior parte delle uve di cui abbisognano. La gestione del prezzo di questa importante materia prima diviene così uno dei principali problemi che il settore ha dovuto e che tuttora deve affrontare, considerando come il costo per l'acquisto delle uve raggiunga il 30-40% del prezzo medio a cui il prodotto finito viene venduto ai vari canali distributivi (Grande distribuzione, operatori specializzati, circuito HORECA, ecc). La Francia rappresenta in assoluto il mercato più importante per le vendite di champagne, rappresentando nel 2009 il 61% dei volumi venduti. Seguono poi i principali paesi europei (Germania, Belgio, Italia e Spagna). Rivestono inoltre un ruolo fondamentale anche i paesi extraeuropei (Stati Uniti, Giappone, Svizzera, Australia). L'elemento che rende unico lo champagne non risiede però esclusivamente nella struttura e nell'organizzazione del suo settore produttivo, ma anche e soprattutto nell'opera dei suoi brand manager che sono riusciti a plasmare l'immaginario dei consumatori, sottolineando un importante concetto come quello di ¿autenticità¿. Proprio l'unicità di questo vino effervescente ha spinto così molti operatori del settore vitivinicolo mondiale ad imitare e ad appropriarsi indebitamente dell'AOC champagne.
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