Focused on the legal category of commons, the paper aims to investigate whether the concept of commons is new in Italy or it is actually a restoration of a legal nature already known in the past but today wasted by the positivist dominant settings. That in order to coordinate a critical rethinking of some general aspects of law with the analysis of specific Aosta Valley's institutions. In the first Part, the paper deals with the first appearance and the evolution of commons as a legal category and try to highlight the need of a contextual approach to law to be opposed to any kind of standardization of it. In the second Part, it questions about the possibility of reconsider subjects as well as sources of law in a different prospective than the traditional one. In particular, it looks at collective and community rights and at customs and usages which are often forgotten by jurists at the end of the sources of law hierarchy. To give an example of such a phenomenon, the paper studies some Italian experiences of collective property and compares them with the current European situation. In the third Part, the paper adopts an historical and sociological profile to answer the purpose of reading some Aosta Valley's typical institutions (legal and not) in the light of the notion of common good. First of all, the ¿Consorterie¿, traditional common properties present for centuries in the region, then, the ¿rus¿, ancient water management organizations and, finally, the ¿écoles de hameau¿, traditional village schools spread through villages of the Valley from the seventeenth century. ¿Consorterie¿, ¿rus¿ and ¿école de hameaux¿ have been studied not only to find some concrete examples of commons in the Region, but also to suggest the recovery of the models provided by such experiences which still stand the test of balanced and sustained management of resources between generations. The outcome of the research places the paper in the way of the recent development of case law and doctrine which, at last, begins to build legal theories on the essence of goods. Also in Italy, in fact, is already clear the inadequacy of traditional legal instruments that seem to be far from the actual needs they would like to answer.

Incentrata sulla categoria giuridica di bene comune, la tesi, nell'intento di coordinare un ripensamento critico di alcuni aspetti generali del diritto con l'analisi di specifici istituti della realtà valdostana, ha l'obiettivo di indagare se la nozione di bene comune, certamente nuova da un punto di vista formale, non si configuri, in realtà, anche come recupero di una giuridicità già presente in passato e oggi sacrificata dall'impostazione positivistica dominante. Una volta richiamati, nella Parte I, il nascere e l'evoluzione della categoria giuridica in esame, evidenziata la necessità di un approccio contestuale al diritto da contrapporre ad una visione uniformizzata di esso, la tesi si interroga, nella Parte II, sulla possibilità di riconsiderare, in una prospettiva diversa da quella tradizionale, soggetti e fonti del diritto: quanto ai primi, si propone un recupero della dimensione collettiva e comunitaria del diritto, quanto alle seconde, si presenta una rivalutazione di quelle fonti, le consuetudini e gli usi, tendenzialmente confinate all'estremità della ¿scala gerarchica¿. Allo scopo di esemplificare quanto esposto a livello teorico, la ricerca prosegue con una breve rassegna di alcune peculiari esperienze giuridiche italiane, interessate da fenomeni di proprietà collettiva e caratterizzate, appunto, da una dimensione comunitaria del diritto, e con un accenno alla rilevanza dei commons a livello europeo. Nella Parte III, poi, adottando un profilo di matrice storico-sociologica, tentando di leggere alcune tipiche istituzioni valdostane (giuridiche e non) alla luce della nozione di bene comune, la tesi si focalizza su tre singolari elementi della specificità valdostana: le Consorterie, vere e proprie forme di dominio collettivo, presenti da secoli nella regione, i rus, antiche organizzazioni di gestione delle acque, e le écoles de hameau, tradizionali scuole di villaggio sparse nei più remoti centri abitati della Valle dal XVII secolo in poi. Nei tre casi, l'intento è stato duplice: da un lato, individuare delle manifestazioni concrete di beni comuni, dall'altro, prospettare il recupero dei modelli forniti da simili esperienze, esempi mirabili di gestione equilibrata, sostenibile ed intergenerazionale delle risorse materiali e immateriali. Appurata l'ormai sopravvenuta inadeguatezza di molti degli strumenti giuridici attuali, ridotti a mere previsioni codicistiche distanti dalle reali esigenze cui si vorrebbe dare risposta, nonché constatata l'affinità tra fenomeni apparentemente molto lontani, la tesi non può che collocarsi nel solco del recente sviluppo giurisprudenziale e dottrinario che, anche in Italia, inizia a fare dell'essenza e della funzione dei beni i punti di riferimento della relativa disciplina.

Beni comuni e produzione locale del diritto privato:il caso della Valle d'Aosta

FAVAL, CHERIE
2010/2011

Abstract

Incentrata sulla categoria giuridica di bene comune, la tesi, nell'intento di coordinare un ripensamento critico di alcuni aspetti generali del diritto con l'analisi di specifici istituti della realtà valdostana, ha l'obiettivo di indagare se la nozione di bene comune, certamente nuova da un punto di vista formale, non si configuri, in realtà, anche come recupero di una giuridicità già presente in passato e oggi sacrificata dall'impostazione positivistica dominante. Una volta richiamati, nella Parte I, il nascere e l'evoluzione della categoria giuridica in esame, evidenziata la necessità di un approccio contestuale al diritto da contrapporre ad una visione uniformizzata di esso, la tesi si interroga, nella Parte II, sulla possibilità di riconsiderare, in una prospettiva diversa da quella tradizionale, soggetti e fonti del diritto: quanto ai primi, si propone un recupero della dimensione collettiva e comunitaria del diritto, quanto alle seconde, si presenta una rivalutazione di quelle fonti, le consuetudini e gli usi, tendenzialmente confinate all'estremità della ¿scala gerarchica¿. Allo scopo di esemplificare quanto esposto a livello teorico, la ricerca prosegue con una breve rassegna di alcune peculiari esperienze giuridiche italiane, interessate da fenomeni di proprietà collettiva e caratterizzate, appunto, da una dimensione comunitaria del diritto, e con un accenno alla rilevanza dei commons a livello europeo. Nella Parte III, poi, adottando un profilo di matrice storico-sociologica, tentando di leggere alcune tipiche istituzioni valdostane (giuridiche e non) alla luce della nozione di bene comune, la tesi si focalizza su tre singolari elementi della specificità valdostana: le Consorterie, vere e proprie forme di dominio collettivo, presenti da secoli nella regione, i rus, antiche organizzazioni di gestione delle acque, e le écoles de hameau, tradizionali scuole di villaggio sparse nei più remoti centri abitati della Valle dal XVII secolo in poi. Nei tre casi, l'intento è stato duplice: da un lato, individuare delle manifestazioni concrete di beni comuni, dall'altro, prospettare il recupero dei modelli forniti da simili esperienze, esempi mirabili di gestione equilibrata, sostenibile ed intergenerazionale delle risorse materiali e immateriali. Appurata l'ormai sopravvenuta inadeguatezza di molti degli strumenti giuridici attuali, ridotti a mere previsioni codicistiche distanti dalle reali esigenze cui si vorrebbe dare risposta, nonché constatata l'affinità tra fenomeni apparentemente molto lontani, la tesi non può che collocarsi nel solco del recente sviluppo giurisprudenziale e dottrinario che, anche in Italia, inizia a fare dell'essenza e della funzione dei beni i punti di riferimento della relativa disciplina.
ITA
Focused on the legal category of commons, the paper aims to investigate whether the concept of commons is new in Italy or it is actually a restoration of a legal nature already known in the past but today wasted by the positivist dominant settings. That in order to coordinate a critical rethinking of some general aspects of law with the analysis of specific Aosta Valley's institutions. In the first Part, the paper deals with the first appearance and the evolution of commons as a legal category and try to highlight the need of a contextual approach to law to be opposed to any kind of standardization of it. In the second Part, it questions about the possibility of reconsider subjects as well as sources of law in a different prospective than the traditional one. In particular, it looks at collective and community rights and at customs and usages which are often forgotten by jurists at the end of the sources of law hierarchy. To give an example of such a phenomenon, the paper studies some Italian experiences of collective property and compares them with the current European situation. In the third Part, the paper adopts an historical and sociological profile to answer the purpose of reading some Aosta Valley's typical institutions (legal and not) in the light of the notion of common good. First of all, the ¿Consorterie¿, traditional common properties present for centuries in the region, then, the ¿rus¿, ancient water management organizations and, finally, the ¿écoles de hameau¿, traditional village schools spread through villages of the Valley from the seventeenth century. ¿Consorterie¿, ¿rus¿ and ¿école de hameaux¿ have been studied not only to find some concrete examples of commons in the Region, but also to suggest the recovery of the models provided by such experiences which still stand the test of balanced and sustained management of resources between generations. The outcome of the research places the paper in the way of the recent development of case law and doctrine which, at last, begins to build legal theories on the essence of goods. Also in Italy, in fact, is already clear the inadequacy of traditional legal instruments that seem to be far from the actual needs they would like to answer.
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