Dunque il primo grande tema affrontato sarà la contraccezione in qualità di strumento per il controllo delle nascite e i problemi morali connessi ad essa; si procederà innanzitutto alla sua definizione e in seguito si forniranno le coordinate necessarie per orientarsi in un argomento così vasto e ricco di posizioni: per alcuni la contraccezione è ammissibile solo se non altera la ¿naturale¿ fisiologia umana, per altri invece la decisione su di essa spetta solo all'individuo a seconda dei suoi principi, dei suoi desideri, dei suoi progetti e delle sue condizioni. A questo particolare ambito della fecondità umana è legato, storicamente e moralmente, anche un altro tema, altrettanto importante, quello dell'aborto, il secondo punto di nostro interesse, spesso considerato come l'alternativa estrema quando la pianificazione familiare fallisce o si sceglie di non portare a termine la gravidanza per motivi contingenti come la mancanza di risorse o il rischio di vita della madre. Queste due grandi questioni sono legate a doppio filo perché, nonostante ciò che sostengono alcuni studiosi, la posizione presa nel primo caso influirà quella che verrà presa nel secondo essendo l'espressione di un determinato paradigma e di determinati principi, se non si tiene conto di ciò si rischia di cadere in una contraddizione interna, al fine di chiarire meglio questa eventualità si mostreranno le differenti tesi con i loro punti di contatto e di divergenza. Dopo una prima disamina di carattere generale delle due grandi questioni che delimitano il campo di azione si passerà alla discussione di un argomento particolare che, da vent'anni, occupa una parte rilevante del dibattito in ambito riproduttivo e che, per via della sua origine e dei suoi possibili sviluppi, si trova proprio a cavallo tra di esse: l'aborto medico o farmacologico. Ma perché lo si definisce un elemento intermedio tra contraccezione e interruzione di gravidanza quando stando alla prima parte del suo nome esso si collocherebbe chiaramente nella seconda? Perché la molecola (RU 486) utilizzata per questa procedura (in realtà in associazione a un'altra, come si avrà modo di vedere più avanti) è per composizione e azione molto simile a quelle usate nelle più comuni pillole contraccettive ormonali, ma a differenza di esse ha un effetto abortivo. Questo suo carattere ibrido ha portato a violenti scontri sia all'interno che all'esterno del movimento abortista sia in quello antiabortista non solo in ambito medico, ma anche etico morale poiché ha riportato in auge la secolare e irrisolta diatriba sull'inizio della vita umana, su chi sia possibile definire persona e sulla proprietà o meno da parte del soggetto, in questo caso particolare la donna, del proprio corpo e fino a che punto possa agire su di esso. Per permettere un adeguato esame filosofico di questo tema sarà necessario ripercorrerne brevemente la storia fino ad arrivare al presente e al dibattito in corso. Il presente lavoro non vuole però limitarsi a una cronaca del dibattito etico svoltosi fino ad oggi, ma vuole mostrarne i possibili sviluppi mettendo in luce le domande a cui gli studiosi saranno, in un futuro non molto lontano, chiamati a rispondere. Si cercherà anche di fornire alcune di queste possibili risposte, nonostante la delicatezza della questione, perché è importante che il dibattito intorno a esse venga mantenuto vivo e plurale affinché non ci si trovi impreparati quando la società chiederà a gran voce che gli vengano fornite delle soluzioni in merito a questi problemi che saranno resi sempre più urgenti dal rapido progresso della scienza.
DALLA CONTRACCEZIONE ORMONALE ALL'ABORTO FARMACOLOGICO. NUOVI PROBLEMI E NUOVE PROSPETTIVE.
SGOBBA, MARIA CARMELA
2010/2011
Abstract
Dunque il primo grande tema affrontato sarà la contraccezione in qualità di strumento per il controllo delle nascite e i problemi morali connessi ad essa; si procederà innanzitutto alla sua definizione e in seguito si forniranno le coordinate necessarie per orientarsi in un argomento così vasto e ricco di posizioni: per alcuni la contraccezione è ammissibile solo se non altera la ¿naturale¿ fisiologia umana, per altri invece la decisione su di essa spetta solo all'individuo a seconda dei suoi principi, dei suoi desideri, dei suoi progetti e delle sue condizioni. A questo particolare ambito della fecondità umana è legato, storicamente e moralmente, anche un altro tema, altrettanto importante, quello dell'aborto, il secondo punto di nostro interesse, spesso considerato come l'alternativa estrema quando la pianificazione familiare fallisce o si sceglie di non portare a termine la gravidanza per motivi contingenti come la mancanza di risorse o il rischio di vita della madre. Queste due grandi questioni sono legate a doppio filo perché, nonostante ciò che sostengono alcuni studiosi, la posizione presa nel primo caso influirà quella che verrà presa nel secondo essendo l'espressione di un determinato paradigma e di determinati principi, se non si tiene conto di ciò si rischia di cadere in una contraddizione interna, al fine di chiarire meglio questa eventualità si mostreranno le differenti tesi con i loro punti di contatto e di divergenza. Dopo una prima disamina di carattere generale delle due grandi questioni che delimitano il campo di azione si passerà alla discussione di un argomento particolare che, da vent'anni, occupa una parte rilevante del dibattito in ambito riproduttivo e che, per via della sua origine e dei suoi possibili sviluppi, si trova proprio a cavallo tra di esse: l'aborto medico o farmacologico. Ma perché lo si definisce un elemento intermedio tra contraccezione e interruzione di gravidanza quando stando alla prima parte del suo nome esso si collocherebbe chiaramente nella seconda? Perché la molecola (RU 486) utilizzata per questa procedura (in realtà in associazione a un'altra, come si avrà modo di vedere più avanti) è per composizione e azione molto simile a quelle usate nelle più comuni pillole contraccettive ormonali, ma a differenza di esse ha un effetto abortivo. Questo suo carattere ibrido ha portato a violenti scontri sia all'interno che all'esterno del movimento abortista sia in quello antiabortista non solo in ambito medico, ma anche etico morale poiché ha riportato in auge la secolare e irrisolta diatriba sull'inizio della vita umana, su chi sia possibile definire persona e sulla proprietà o meno da parte del soggetto, in questo caso particolare la donna, del proprio corpo e fino a che punto possa agire su di esso. Per permettere un adeguato esame filosofico di questo tema sarà necessario ripercorrerne brevemente la storia fino ad arrivare al presente e al dibattito in corso. Il presente lavoro non vuole però limitarsi a una cronaca del dibattito etico svoltosi fino ad oggi, ma vuole mostrarne i possibili sviluppi mettendo in luce le domande a cui gli studiosi saranno, in un futuro non molto lontano, chiamati a rispondere. Si cercherà anche di fornire alcune di queste possibili risposte, nonostante la delicatezza della questione, perché è importante che il dibattito intorno a esse venga mantenuto vivo e plurale affinché non ci si trovi impreparati quando la società chiederà a gran voce che gli vengano fornite delle soluzioni in merito a questi problemi che saranno resi sempre più urgenti dal rapido progresso della scienza.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/18410