OGGETTO. Questa ricerca è dedicata agli ¿oggetti fittizi¿ o ¿entità fittizie¿ o ¿ficta¿, che io chiamo anche ¿oggetti di finzione¿. La categoria include personaggi e cose che popolano romanzi e racconti, film e cartoni animati, rappresentazioni teatrali, produzioni delle arti figurative e narrazioni a tradizione orale. L'indagine si articola in due domande fondamentali. Il primo quesito è lo stesso che si pone Amleto con la proverbiale battuta: ¿Essere o non essere?¿; l'interrogativo, se ricollocato su un piano extraletterario, coglie il nocciolo del problema propriamente ontologico, ovvero: gli oggetti di finzione sono o non sono? Possiamo includerli nell'inventario di ciò che c'è? La seconda domanda è invece di ordine metafisico, ed è la seguente: che tipo di oggetti sono gli oggetti di finzione? Qual è la vera natura di simili enti? METODO. L'analisi sposa l'approccio secondo cui possiamo considerare soddisfacente una tesi sulle entità fittizie solo se essa è in grado di dare conto delle idee del senso comune e delle pratiche quotidiane che riguardano le stesse entità. La ricerca rivolge primariamente l'attenzione alle principali tesi oggi disponibili sui ficta. Per individuare punti di forza e limiti di ogni prospettiva, vengono messi in campo argomenti di varia natura (soprattutto linguistici e ontologici), tra cui il "paradosso della finzione", relativo alle emozioni che certi personaggi sembrano causare nei fruitori, a dispetto della consapevolezza di questi ultimi di avere a che fare con qualcosa di fittizio. Sulla scorta dei risultati raggiunti dalle posizioni già esistenti, l'analisi propone infine una tesi almeno parzialmente nuova. STRUTTURA. Le diverse prospettive in esame sono classificate in base al modo in cui trattano due fondamentali intuizioni, cioè: 1) gli oggetti di finzione non esistono; 2) gli oggetti di finzione sono quel che le opere dicono di essi (proprietà intrafinzionali) e hanno anche caratterizzazioni valide all'esterno delle opere stesse (proprietà extrafinzionali). A partire da questo criterio, vengono distinti quattro paradigmi: - "antirealismo forte", in cui colloco il Serious Actualim della linea Frege-Russell-Quine e la tesi del Make-Believe di Walton (oggetto del capitolo 2); - "antirealismo soft", in cui colloco la Gegenstandstheorie di Meinong, il neomeinonghianismo di Parsons e il meinonghianismo modale di Priest e Berto (oggetto del capitolo 3); - "realismo soft", in cui colloco l'artefattualismo, analizzato nei più recenti sviluppi di Thomasson (oggetto del capitolo 4); - "realismo forte": la prospettiva che cerco di delineare e sostenere nell'ultima parte dell'analisi (capitolo 5). Il realismo forte scioglie il quesito ontologico ammettendo gli oggetti di finzione come esistenti nel tempo e nello spazio, al modo di tavoli e grattacieli. La domanda metafisica trova invece risposta a partire dalla tesi della documentalità di Ferraris, definendo le entità fittizie come oggetti sociali, cioè come oggetti fisici che esistono dipendentemente da soggetti, in base alla regola costitutiva "oggetto sociale = atto iscritto". Infine, il problema delle proprietà intrafinzionali ed extrafinzionali è risolto con una strategia basata sulla tesi della doppia predicazione di Zalta. La posizione così delineata ha il vantaggio di offrire un trattamento convincente sia delle intuizioni del senso comune, sia del paradosso della finzione, il tutto alla luce di un solido apparato di nozioni teoretiche.

ESSERE O NON ESSERE? UN'INDAGINE ONTOLOGICA SUGLI OGGETTI DI FINZIONE

MULE', ELENA
2010/2011

Abstract

OGGETTO. Questa ricerca è dedicata agli ¿oggetti fittizi¿ o ¿entità fittizie¿ o ¿ficta¿, che io chiamo anche ¿oggetti di finzione¿. La categoria include personaggi e cose che popolano romanzi e racconti, film e cartoni animati, rappresentazioni teatrali, produzioni delle arti figurative e narrazioni a tradizione orale. L'indagine si articola in due domande fondamentali. Il primo quesito è lo stesso che si pone Amleto con la proverbiale battuta: ¿Essere o non essere?¿; l'interrogativo, se ricollocato su un piano extraletterario, coglie il nocciolo del problema propriamente ontologico, ovvero: gli oggetti di finzione sono o non sono? Possiamo includerli nell'inventario di ciò che c'è? La seconda domanda è invece di ordine metafisico, ed è la seguente: che tipo di oggetti sono gli oggetti di finzione? Qual è la vera natura di simili enti? METODO. L'analisi sposa l'approccio secondo cui possiamo considerare soddisfacente una tesi sulle entità fittizie solo se essa è in grado di dare conto delle idee del senso comune e delle pratiche quotidiane che riguardano le stesse entità. La ricerca rivolge primariamente l'attenzione alle principali tesi oggi disponibili sui ficta. Per individuare punti di forza e limiti di ogni prospettiva, vengono messi in campo argomenti di varia natura (soprattutto linguistici e ontologici), tra cui il "paradosso della finzione", relativo alle emozioni che certi personaggi sembrano causare nei fruitori, a dispetto della consapevolezza di questi ultimi di avere a che fare con qualcosa di fittizio. Sulla scorta dei risultati raggiunti dalle posizioni già esistenti, l'analisi propone infine una tesi almeno parzialmente nuova. STRUTTURA. Le diverse prospettive in esame sono classificate in base al modo in cui trattano due fondamentali intuizioni, cioè: 1) gli oggetti di finzione non esistono; 2) gli oggetti di finzione sono quel che le opere dicono di essi (proprietà intrafinzionali) e hanno anche caratterizzazioni valide all'esterno delle opere stesse (proprietà extrafinzionali). A partire da questo criterio, vengono distinti quattro paradigmi: - "antirealismo forte", in cui colloco il Serious Actualim della linea Frege-Russell-Quine e la tesi del Make-Believe di Walton (oggetto del capitolo 2); - "antirealismo soft", in cui colloco la Gegenstandstheorie di Meinong, il neomeinonghianismo di Parsons e il meinonghianismo modale di Priest e Berto (oggetto del capitolo 3); - "realismo soft", in cui colloco l'artefattualismo, analizzato nei più recenti sviluppi di Thomasson (oggetto del capitolo 4); - "realismo forte": la prospettiva che cerco di delineare e sostenere nell'ultima parte dell'analisi (capitolo 5). Il realismo forte scioglie il quesito ontologico ammettendo gli oggetti di finzione come esistenti nel tempo e nello spazio, al modo di tavoli e grattacieli. La domanda metafisica trova invece risposta a partire dalla tesi della documentalità di Ferraris, definendo le entità fittizie come oggetti sociali, cioè come oggetti fisici che esistono dipendentemente da soggetti, in base alla regola costitutiva "oggetto sociale = atto iscritto". Infine, il problema delle proprietà intrafinzionali ed extrafinzionali è risolto con una strategia basata sulla tesi della doppia predicazione di Zalta. La posizione così delineata ha il vantaggio di offrire un trattamento convincente sia delle intuizioni del senso comune, sia del paradosso della finzione, il tutto alla luce di un solido apparato di nozioni teoretiche.
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