Introduzione Ho iniziato il mio tirocinio formativo presso il consultorio famigliare di Lungo Dora Savona 24 con l' obiettivo di completare e arricchire la mia formazione costruita nel corso dei tre anni di corso in Comunicazione Interculturale, e soprattutto con la speranza di affrontare concretamente quegli aspetti e sfere proprie del mio ambito di studi, che fino a quel momento non avevo avuto occasione di sperimentare "sulla mia pelle" ma solo attraverso i libri. Il percorso che avevo immaginato per raggiungere questo scopo prevedeva un periodo di tre mesi in cui mi proponevo di affiancare le mediatrici culturali che quotidianamente prestavano servizio al consultorio nelle ricezione delle utenti straniere, molto numerose in questa sede della Asl di Torino, a due passi dalla zona di Porta Palazzo. Scelsi il consultorio come sede del mio tirocinio per varie ragioni e in un certo senso con un po' di fortuna. Da tempo ero alla ricerca di un luogo che avrebbe potuto soddisfare la mia curiosità e i miei interessi, stimolati e accresciuti dagli studi in antropologia, nei confronti delle donne immigrate a Torino, che mi capitava di incontrare e osservare nella mia vita di tutti i giorni, ma con cui difficilmente o almeno non quanto avrei desiderato, trovavo l'occasione di confrontarmi, di avere la possibilità di scoprire come si sentissero, cosa provassero, come vivessero lontane dal loro luogo d'origine e immerse nella città dove invece io sono nata. Scoprii grazie a un colloquio con la responsabile della AslTo2 che il consultorio di Lungo Dora si caratterizzava rispetto alle altre sedi per la sua grande attenzione alle esigenze e ai bisogni propri delle donne straniere, in quanto utenti principali. Data questa sua peculiarità il consultorio rispondeva sicuramente alla mia richiesta interiore di approfondimento e scoperta e soprattutto, essendo un servizio preposto alla cura della salute della donna, al suo accompagnamento durante la gravidanza, all'offerta di ascolto e di risposte sulle questioni legate alla femminilità, si connotava come luogo particolarmente denso di significati e simboli, un luogo con un grande fascino dal punto di vista "antropologico". Il periodo trascorso al consultorio si è dimostrato un'occasione unica e particolarmente significativa per la mia formazione e per la mia vita. Al semplice tirocinio si è aggiunta e intrecciata un'esperienza di osservazione partecipante, per quanto ingenua e inesperta, che mi ha portata a concentrarmi sui temi e sulle problematiche approfondite in questa tesi. La mia identità di tirocinante in Comunicazione Interculturale in una struttura sanitaria mi ha posto sin dall'inizio in una posizione particolare, che mi ha contemporaneamente imposto e permesso di costruire un mio ruolo e un mio ambito di lavoro particolare, che non poteva 1 coincidere con quello di nessuna delle diverse figure professionali con cui collaboravo, date le mie differenti e minori competenze. Questa necessità ha avuto l'esito di farmi scoprire nella sala d'attesa il mio posto principale e nelle parole, negli sguardi, nei gesti delle donne che vi accedevano il mio terreno di studio. Allo stesso tempo mi ha spinta a prendere parte ai corsi pre-parto organizzati specificatamente per le donne straniere a Torino, che si sono dimostrati un luogo di osservazione privilegiato.
La parte mancante: sguardi sulla migrazione femminile da un consultorio torinese
CANTA, ANNESA
2010/2011
Abstract
Introduzione Ho iniziato il mio tirocinio formativo presso il consultorio famigliare di Lungo Dora Savona 24 con l' obiettivo di completare e arricchire la mia formazione costruita nel corso dei tre anni di corso in Comunicazione Interculturale, e soprattutto con la speranza di affrontare concretamente quegli aspetti e sfere proprie del mio ambito di studi, che fino a quel momento non avevo avuto occasione di sperimentare "sulla mia pelle" ma solo attraverso i libri. Il percorso che avevo immaginato per raggiungere questo scopo prevedeva un periodo di tre mesi in cui mi proponevo di affiancare le mediatrici culturali che quotidianamente prestavano servizio al consultorio nelle ricezione delle utenti straniere, molto numerose in questa sede della Asl di Torino, a due passi dalla zona di Porta Palazzo. Scelsi il consultorio come sede del mio tirocinio per varie ragioni e in un certo senso con un po' di fortuna. Da tempo ero alla ricerca di un luogo che avrebbe potuto soddisfare la mia curiosità e i miei interessi, stimolati e accresciuti dagli studi in antropologia, nei confronti delle donne immigrate a Torino, che mi capitava di incontrare e osservare nella mia vita di tutti i giorni, ma con cui difficilmente o almeno non quanto avrei desiderato, trovavo l'occasione di confrontarmi, di avere la possibilità di scoprire come si sentissero, cosa provassero, come vivessero lontane dal loro luogo d'origine e immerse nella città dove invece io sono nata. Scoprii grazie a un colloquio con la responsabile della AslTo2 che il consultorio di Lungo Dora si caratterizzava rispetto alle altre sedi per la sua grande attenzione alle esigenze e ai bisogni propri delle donne straniere, in quanto utenti principali. Data questa sua peculiarità il consultorio rispondeva sicuramente alla mia richiesta interiore di approfondimento e scoperta e soprattutto, essendo un servizio preposto alla cura della salute della donna, al suo accompagnamento durante la gravidanza, all'offerta di ascolto e di risposte sulle questioni legate alla femminilità, si connotava come luogo particolarmente denso di significati e simboli, un luogo con un grande fascino dal punto di vista "antropologico". Il periodo trascorso al consultorio si è dimostrato un'occasione unica e particolarmente significativa per la mia formazione e per la mia vita. Al semplice tirocinio si è aggiunta e intrecciata un'esperienza di osservazione partecipante, per quanto ingenua e inesperta, che mi ha portata a concentrarmi sui temi e sulle problematiche approfondite in questa tesi. La mia identità di tirocinante in Comunicazione Interculturale in una struttura sanitaria mi ha posto sin dall'inizio in una posizione particolare, che mi ha contemporaneamente imposto e permesso di costruire un mio ruolo e un mio ambito di lavoro particolare, che non poteva 1 coincidere con quello di nessuna delle diverse figure professionali con cui collaboravo, date le mie differenti e minori competenze. Questa necessità ha avuto l'esito di farmi scoprire nella sala d'attesa il mio posto principale e nelle parole, negli sguardi, nei gesti delle donne che vi accedevano il mio terreno di studio. Allo stesso tempo mi ha spinta a prendere parte ai corsi pre-parto organizzati specificatamente per le donne straniere a Torino, che si sono dimostrati un luogo di osservazione privilegiato.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/18187