Questa tesi studia un volgarizzamento dei Dialoghi di Gregorio Magno contenuto nel manoscritto 136 della Biblioteca Comunale Passerini-Landi di Piacenza (XV secolo); più precisamente concerne la seconda parte del Libro III dei Dialoghi, dal capitolo 20 al 38. Poiché il testo era ancora inedito, il fine è di fornire un'edizione critica che sia un punto di partenza per lo studio della realtà testuale nella sua globalità per quanto questo lavoro sia solo parziale per ragioni accademiche. Alla trascrizione da riproduzione fotografica segue l'analisi linguistica, che prende in esame solo le forme e i fenomeni ritenuti rilevanti al fine di ricostruire l'origine geografica, il retroterra culturale e il modus operandi del volgarizzatore e del copista, al momento anonimi. Da quest'analisi si è potuto dimostrare che il testo fu composto in area veneta e che forse la composizione data al Trecento; inoltre, si è supposto che il volgarizzatore fosse un ecclesiastico e che il copista fosse un professionista. Segue poi un confronto del testo del volgarizzamento con quello dell'originale latino stabilito nell'edizione critica contenuta in: Gregorio Magno, Storie di santi e di diavoli, a cura di S. Pricoco e M. Simonetti, Fondazione Lorenzo Valla, 2 voll., Milano, 2006; dal quale confronto si è reso evidente che il volgarizzatore tradusse da una versione latina che deriva o appartiene allo stesso ramo della tradizione del manoscritto Sangallensis 213 (VIII secolo). Concludo con alcune osservazioni sul diverso modo di tradurre dell'anonimo volgarizzatore rispetto a quello di fra Domenico Cavalca, avendo messo a confronto i loro due volgarizzamenti.
Libro Terzo dei "Dialoghi"
DI FALCO, ALBERTO
2010/2011
Abstract
Questa tesi studia un volgarizzamento dei Dialoghi di Gregorio Magno contenuto nel manoscritto 136 della Biblioteca Comunale Passerini-Landi di Piacenza (XV secolo); più precisamente concerne la seconda parte del Libro III dei Dialoghi, dal capitolo 20 al 38. Poiché il testo era ancora inedito, il fine è di fornire un'edizione critica che sia un punto di partenza per lo studio della realtà testuale nella sua globalità per quanto questo lavoro sia solo parziale per ragioni accademiche. Alla trascrizione da riproduzione fotografica segue l'analisi linguistica, che prende in esame solo le forme e i fenomeni ritenuti rilevanti al fine di ricostruire l'origine geografica, il retroterra culturale e il modus operandi del volgarizzatore e del copista, al momento anonimi. Da quest'analisi si è potuto dimostrare che il testo fu composto in area veneta e che forse la composizione data al Trecento; inoltre, si è supposto che il volgarizzatore fosse un ecclesiastico e che il copista fosse un professionista. Segue poi un confronto del testo del volgarizzamento con quello dell'originale latino stabilito nell'edizione critica contenuta in: Gregorio Magno, Storie di santi e di diavoli, a cura di S. Pricoco e M. Simonetti, Fondazione Lorenzo Valla, 2 voll., Milano, 2006; dal quale confronto si è reso evidente che il volgarizzatore tradusse da una versione latina che deriva o appartiene allo stesso ramo della tradizione del manoscritto Sangallensis 213 (VIII secolo). Concludo con alcune osservazioni sul diverso modo di tradurre dell'anonimo volgarizzatore rispetto a quello di fra Domenico Cavalca, avendo messo a confronto i loro due volgarizzamenti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/18072