In Europa i disturbi muscolo scheletrici (DMS) sono da tempo riconosciuti come la più diffusa patologia professionale. Dalla letteratura scientifica nazionale ed internazionale, risulta che tra le categorie lavorative maggiormente affette da questi disturbi c'è il personale sanitario addetto alla movimentazione dei pazienti non autosufficienti. L'assistenza ai pazienti e la loro movimentazione sono attività peculiari, non assimilabili per tipologia di rischio biomeccanico ad altre realtà tipiche dell'industria o dei servizi, sia per i molteplici profili professionali degli operatori coinvolti che per le particolari caratteristiche del carico movimentato. Il paziente infatti risulta un ¿carico atipico¿ per l'elevato peso, per l'instabilità, per la difficoltà della presa e l'estrema mobilità dello stesso durante le manovre. Queste variabili sommate alle condizioni sfavorevoli dell'ambiente, rappresentano uno dei maggiori rischi di infortunio sul lavoro e di malattie professionali. Nei Paesi industrializzati costituiscono le più importanti cause di limitazione lavorativa e di assenza dal lavoro nelle persone con meno di 45 anni. Fondamentale risulta quindi per queste categorie lavorative la valutazione del rischio, così come prevista dal legislatore attraverso l'emanazione del D.Lgs 81/08. In ambito ospedaliero uno dei metodi di valutazione maggiormente utilizzato in Italia è il MAPO, acronimo di Movimentazione e Assistenza dei Pazienti Ospedalizzati, strumento qualitativo che permette di determinare, attraverso l'identificazione di fattori strutturali, l'indice di rischio a cui è esposta una struttura ospedaliera e, qualora sia necessario, apportare le modifiche necessarie per ridurre il rischio stesso. Tale metodo elaborato dall'Unità di ricerca EPM (Ergonomia della Postura e del Movimento) nel 1999 è stato rivisto nel 2010 per superare alcuni dei limiti riscontrati in anni di applicazione dello stesso. Le nuove linee guida pur presentando alcune novità non modificano la struttura di base del metodo, che continua ad essere incentrato essenzialmente su aspetti ambientali e strutturali e meno focalizzato sull'uomo e sulle specifiche attività, come viceversa consigliano i principi ergonomici. Nel presente lavoro di tesi, per comprendere il rischio reale a cui sono esposti gli operatori sanitari, oltre a calcolare l'indice MAPO 2010 in tre reparti dell'ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano, e attuare un confrontato con la precedente versione (MAPO I), si utilizzato un approccio più ampio, che permetta di analizzare i compiti effettivamente svolti dagli operatori nel reale contesto. L'osservazione partecipante e le interviste hanno permesso di effettuare un'analisi sulla frequenza, sulla tipologia e sulle modalità con le quali avvengono le movimentazioni. In tal modo è stato possibile considerare le effettive condizioni di lavoro degli operatori nei reparti dell'ospedale ed evidenziare criticità nelle attività e in aspetti organizzativi che portano ad un aumento dello stress psicofisico e che si ripercuotono sul benessere percepito e sulla qualità del lavoro.
APPROCCIO ERGONOMICO ALL'ANALISI DEL RISCHIO DA MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI PAZIENTI PER GLI OPERATORI SANITARI: ASPETTI METODOLOGICI E APPLICATIVI
CONSIGLIO, VALENTINA
2010/2011
Abstract
In Europa i disturbi muscolo scheletrici (DMS) sono da tempo riconosciuti come la più diffusa patologia professionale. Dalla letteratura scientifica nazionale ed internazionale, risulta che tra le categorie lavorative maggiormente affette da questi disturbi c'è il personale sanitario addetto alla movimentazione dei pazienti non autosufficienti. L'assistenza ai pazienti e la loro movimentazione sono attività peculiari, non assimilabili per tipologia di rischio biomeccanico ad altre realtà tipiche dell'industria o dei servizi, sia per i molteplici profili professionali degli operatori coinvolti che per le particolari caratteristiche del carico movimentato. Il paziente infatti risulta un ¿carico atipico¿ per l'elevato peso, per l'instabilità, per la difficoltà della presa e l'estrema mobilità dello stesso durante le manovre. Queste variabili sommate alle condizioni sfavorevoli dell'ambiente, rappresentano uno dei maggiori rischi di infortunio sul lavoro e di malattie professionali. Nei Paesi industrializzati costituiscono le più importanti cause di limitazione lavorativa e di assenza dal lavoro nelle persone con meno di 45 anni. Fondamentale risulta quindi per queste categorie lavorative la valutazione del rischio, così come prevista dal legislatore attraverso l'emanazione del D.Lgs 81/08. In ambito ospedaliero uno dei metodi di valutazione maggiormente utilizzato in Italia è il MAPO, acronimo di Movimentazione e Assistenza dei Pazienti Ospedalizzati, strumento qualitativo che permette di determinare, attraverso l'identificazione di fattori strutturali, l'indice di rischio a cui è esposta una struttura ospedaliera e, qualora sia necessario, apportare le modifiche necessarie per ridurre il rischio stesso. Tale metodo elaborato dall'Unità di ricerca EPM (Ergonomia della Postura e del Movimento) nel 1999 è stato rivisto nel 2010 per superare alcuni dei limiti riscontrati in anni di applicazione dello stesso. Le nuove linee guida pur presentando alcune novità non modificano la struttura di base del metodo, che continua ad essere incentrato essenzialmente su aspetti ambientali e strutturali e meno focalizzato sull'uomo e sulle specifiche attività, come viceversa consigliano i principi ergonomici. Nel presente lavoro di tesi, per comprendere il rischio reale a cui sono esposti gli operatori sanitari, oltre a calcolare l'indice MAPO 2010 in tre reparti dell'ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano, e attuare un confrontato con la precedente versione (MAPO I), si utilizzato un approccio più ampio, che permetta di analizzare i compiti effettivamente svolti dagli operatori nel reale contesto. L'osservazione partecipante e le interviste hanno permesso di effettuare un'analisi sulla frequenza, sulla tipologia e sulle modalità con le quali avvengono le movimentazioni. In tal modo è stato possibile considerare le effettive condizioni di lavoro degli operatori nei reparti dell'ospedale ed evidenziare criticità nelle attività e in aspetti organizzativi che portano ad un aumento dello stress psicofisico e che si ripercuotono sul benessere percepito e sulla qualità del lavoro.File | Dimensione | Formato | |
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