BACKGROUND: HER2-positive breast cancers are characterized by a biologically aggressive behavior that results in more frequent relapses and reduced survival rates. However, the development of anti-HER2 therapies has remarkably improved prognosis. To provide a picture of anti-HER2 treatments progress, an analysis of the wide Italian multicenter study GIM14/BIOMETA was conducted. In this study retrospective and prospective data on the treatments and outcomes of patients with metastatic breast cancer were collected. STUDY OBJECTIVES: Evaluate the outcome of first-line treatment of patients with advanced HER2-positive breast cancer, describing how this has changed over time and analyzing the possible heterogeneity of the therapy efficacy based on the sites of metastatic disease. METHODS: The present study included 637 patients with HER2-positive metastatic breast cancer who received first-line anti-HER2 treatment over the period 2000-2020. The treatment outcome was analyzed in terms of progression-free survival (PFS) using the survival analysis with the Kaplan-Meier method. The log-rank test was performed and the Hazard Ratio (HR) was calculated. RESULTS: A median PFS of 17.8 months was recorded in overall population. Patients treated with the current standard of care (trastuzumab + pertuzumab) achieved a better median PFS (24.4 months) than the other first line treatments (16.5 months, 9.1 months, 6.6 months for trastuzumab, TDM1, lapatinib, respectively). There was a better median PFS in patients with synchronous metastases (24.4 months) than in those with metachronous metastases (16.1 months). Median PFS was not affected by the presence of bone, liver or lung metastases (17.4 months vs 19.4 months, 19.1 months vs 16.1 months, 18.7 months vs 16.4 months in patients with or without bone metastases, with or without liver metastases, with or without lung metastases, respectively). On the other hand, the presence of brain metastases significantly worsened the PFS of patients, whose median was 8.9 months, compared to 19.5 months for patients without brain disease. Concerning bone and lung there is no significant prognostic difference, neither in the first period (BONE: 16.5 months vs 14.8 months / LUNG: 17.2 months vs 14.8 months) nor in the second period (BONE: 17.8 months vs 24.4 months / LUNG: 20.1 months vs 22.2 months). With regard to liver metastases, however, there was a significant worse outcome in the first period (17.4 months vs 13.4 months) while the difference was not significant in the second one (24.4 months vs 20.9 months). Otherwise in the presence of encephalic metastases, unfortunately, the outcome remained markedly worse both in the first (16.9 months vs 10.1 months) and in the second period (24.4 months vs 7.9 months), with no apparent improvement. CONCLUSIONS: Data show that the current standard first-line anti-HER2 therapy of advanced HER2-positive breast cancers with trastuzumab + pertuzumab guarantees better progression-free survival and confirms therefore superior efficacy compared to the other first lines. The introduction of pertuzumab, despite having resulted in overall improvement in the outcome (particularly important in patients with liver metastases), does not significantly impact PFS in case of brain metastases. There is great anticipation, therefore, for new treatments that have proven particularly efficacy in preventing the disease progression in the CNS.
BACKGROUND: I carcinomi mammari HER2-positivi sono caratterizzati da un comportamento biologicamente aggressivo che si traduce in recidive più frequenti e tassi di sopravvivenza ridotti. Lo sviluppo di terapie anti-HER2, però, ha migliorato notevolmente la prognosi. Per fornire un quadro del progresso dei trattamenti anti-HER2 si è condotta un’analisi dell’ampio studio multicentrico italiano GIM14/BIOMETA in cui sono raccolti dati retrospettivi e prospettici sui trattamenti e gli esiti delle pazienti affette da carcinoma mammario metastatico. OBIETTIVI DELLO STUDIO: Valutare l’outcome del trattamento di prima linea delle pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo avanzato, descrivendo come questo sia cambiato nel tempo e analizzando l’eventuale eterogeneità dell’efficacia della terapia in base alle sedi di malattia metastatica. METODI: Il presente studio ha incluso 637 pazienti con carcinoma mammario metastatico HER2-positivo che hanno ricevuto un trattamento di prima linea anti-HER2 nel periodo 2000-2020. L’outcome del trattamento è stato analizzato in termini di sopravvivenza libera da progressione (progression-free survival, PFS) utilizzando l’analisi di sopravvivenza con il metodo Kaplan-Meier. È stato eseguito il log-rank test e calcolato l’Hazard Ratio (HR). RISULTATI: Nella popolazione complessiva è stata registrata una PFS mediana di 17.8 mesi. Le pazienti trattate con l’attuale standard di cura (trastuzumab + pertuzumab) hanno ottenuto una PFS mediana migliore (24.4 mesi) rispetto alle altre prime linee di trattamento (16.5 mesi, 9.1 mesi, 6.6 mesi rispettivamente per trastuzumab, TDM1, lapatinib). Risulta una migliore PFS mediana nelle pazienti con metastasi sincrone (24.4 mesi) rispetto a quelle con metastasi metacrone (16.1 mesi). La PFS mediana non è stata influenzata dalla presenza di metastasi ossee, epatiche o polmonari (17.4 mesi vs 19.4 mesi, 19.1 mesi vs 16.1 mesi, 18.7 mesi vs 16.4 mesi in pazienti con o senza metastasi ossee, con o senza metastasi epatiche, con o senza metastasi polmonari, rispettivamente). Diversamente, la presenza di metastasi encefaliche ha peggiorato significativamente la PFS delle pazienti, la cui mediana risulta di 8.9 mesi, rispetto a 19.5 mesi per le pazienti senza localizzazione di malattia a livello dell’encefalo. Per osso e per polmone non c'è differenza prognostica significativa, né nel primo periodo (OSSO: 16.5 mesi vs 14.8 mesi/ POLMONE: 17.2 mesi vs 14.8 mesi) né nel secondo periodo (OSSO: 17.8 mesi vs 24.4 mesi/POLMONE: 20.1 mesi vs 22.2 mesi). Nel caso delle metastasi epatiche, invece, c'era un outcome significativamente peggiore nel primo periodo (17.4 mesi vs 13.4 mesi) mentre la differenza non è significativa nel secondo (24.4 mesi vs 20.9 mesi). In presenza di metastasi encefaliche, diversamente purtroppo, l'outcome rimane nettamente peggiore sia nel primo (16.9 mesi vs 10.1 mesi) che nel secondo periodo (24.4 mesi vs 7.9 mesi), senza apparenti miglioramenti. CONCLUSIONI: I dati dimostrano che l’attuale terapia standard anti-HER2 di prima linea dei carcinomi mammari HER2-positivi avanzati con trastuzumab + pertuzumab garantisce una migliore sopravvivenza libera da progressione e conferma, quindi, un’efficacia superiore rispetto alle altre prime linee. L’introduzione del pertuzumab, pur avendo determinato un miglioramento complessivo dell'outcome (importante in particolare nelle pazienti con metastasi epatiche), non impatta significativamente sulla PFS in caso di metastasi encefaliche. Vi è grande attesa, dunque, per i trattamenti nuovi che hanno dimostrato particolare efficacia nel prevenire la progressione della malattia a livello del SNC.
Outcome del trattamento di prima linea delle pazienti con carcinoma mammario metastatico HER2-positivo e trend temporali nel periodo 2000-2020: risultati dello studio multicentrico italiano GIM14/BIOMETA
PICOTTO, CATERINA
2021/2022
Abstract
BACKGROUND: I carcinomi mammari HER2-positivi sono caratterizzati da un comportamento biologicamente aggressivo che si traduce in recidive più frequenti e tassi di sopravvivenza ridotti. Lo sviluppo di terapie anti-HER2, però, ha migliorato notevolmente la prognosi. Per fornire un quadro del progresso dei trattamenti anti-HER2 si è condotta un’analisi dell’ampio studio multicentrico italiano GIM14/BIOMETA in cui sono raccolti dati retrospettivi e prospettici sui trattamenti e gli esiti delle pazienti affette da carcinoma mammario metastatico. OBIETTIVI DELLO STUDIO: Valutare l’outcome del trattamento di prima linea delle pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo avanzato, descrivendo come questo sia cambiato nel tempo e analizzando l’eventuale eterogeneità dell’efficacia della terapia in base alle sedi di malattia metastatica. METODI: Il presente studio ha incluso 637 pazienti con carcinoma mammario metastatico HER2-positivo che hanno ricevuto un trattamento di prima linea anti-HER2 nel periodo 2000-2020. L’outcome del trattamento è stato analizzato in termini di sopravvivenza libera da progressione (progression-free survival, PFS) utilizzando l’analisi di sopravvivenza con il metodo Kaplan-Meier. È stato eseguito il log-rank test e calcolato l’Hazard Ratio (HR). RISULTATI: Nella popolazione complessiva è stata registrata una PFS mediana di 17.8 mesi. Le pazienti trattate con l’attuale standard di cura (trastuzumab + pertuzumab) hanno ottenuto una PFS mediana migliore (24.4 mesi) rispetto alle altre prime linee di trattamento (16.5 mesi, 9.1 mesi, 6.6 mesi rispettivamente per trastuzumab, TDM1, lapatinib). Risulta una migliore PFS mediana nelle pazienti con metastasi sincrone (24.4 mesi) rispetto a quelle con metastasi metacrone (16.1 mesi). La PFS mediana non è stata influenzata dalla presenza di metastasi ossee, epatiche o polmonari (17.4 mesi vs 19.4 mesi, 19.1 mesi vs 16.1 mesi, 18.7 mesi vs 16.4 mesi in pazienti con o senza metastasi ossee, con o senza metastasi epatiche, con o senza metastasi polmonari, rispettivamente). Diversamente, la presenza di metastasi encefaliche ha peggiorato significativamente la PFS delle pazienti, la cui mediana risulta di 8.9 mesi, rispetto a 19.5 mesi per le pazienti senza localizzazione di malattia a livello dell’encefalo. Per osso e per polmone non c'è differenza prognostica significativa, né nel primo periodo (OSSO: 16.5 mesi vs 14.8 mesi/ POLMONE: 17.2 mesi vs 14.8 mesi) né nel secondo periodo (OSSO: 17.8 mesi vs 24.4 mesi/POLMONE: 20.1 mesi vs 22.2 mesi). Nel caso delle metastasi epatiche, invece, c'era un outcome significativamente peggiore nel primo periodo (17.4 mesi vs 13.4 mesi) mentre la differenza non è significativa nel secondo (24.4 mesi vs 20.9 mesi). In presenza di metastasi encefaliche, diversamente purtroppo, l'outcome rimane nettamente peggiore sia nel primo (16.9 mesi vs 10.1 mesi) che nel secondo periodo (24.4 mesi vs 7.9 mesi), senza apparenti miglioramenti. CONCLUSIONI: I dati dimostrano che l’attuale terapia standard anti-HER2 di prima linea dei carcinomi mammari HER2-positivi avanzati con trastuzumab + pertuzumab garantisce una migliore sopravvivenza libera da progressione e conferma, quindi, un’efficacia superiore rispetto alle altre prime linee. L’introduzione del pertuzumab, pur avendo determinato un miglioramento complessivo dell'outcome (importante in particolare nelle pazienti con metastasi epatiche), non impatta significativamente sulla PFS in caso di metastasi encefaliche. Vi è grande attesa, dunque, per i trattamenti nuovi che hanno dimostrato particolare efficacia nel prevenire la progressione della malattia a livello del SNC.File | Dimensione | Formato | |
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