L'obiettivo del presente lavoro è quello di introdurre le principali caratteristiche della Rivoluzione Womenomics e di effettuare un confronto tra le policies che favoriscono la parità di genere e l'analisi dei risultati ottenuti in materia di aumento di produttività ed efficienza economica. Il contesto di analisi è quello europeo. Womenomics è un neologismo coniato dall'Economist nel 2006, riprendendo le tesi di una analista di Goldman Sachs del 1999, per definire la teoria economica secondo la quale il lavoro delle donne è oggi il più importante motore dello sviluppo mondiale. La disuguaglianza di genere e la conseguente inefficienza del mercato del lavoro nascono dal perseverare di stereotipi di genere che si basano su supposte differenze di capacità, attitudini, ambizioni e comportamenti tra uomini e donne. In Europa le donne detengono il 59% delle lauree e il 61% dei dottorati di ricerca. Le ricerche danno evidenza del fatto che le donne abbiano performance maggiori in molte aree e ad ogni livello accademico. Le donne inoltre, sono presenti sul mercato globale con un peso sempre maggiore anche per quanto riguarda il loro ruolo di consumatrici, imprenditrici, investitrici. Il loro ruolo negli acquisti non riguarda più soltanto i consumi domestici, ma si stima che investa ormai l'80% delle scelte, dalle case e il mobilio alle decisioni sulla salute e il tempo libero. Tuttavia è evidente la scarsa presenza femminile in posizioni decisionali, sia nel settore politico che in quello privato. Inoltre, le donne spesso sono costrette a lavorare part-time per conciliare meglio lavoro e esigenze familiari, sono prevalentemente occupate nei settori di educazione e sanità e percepiscono mediamente salari più bassi. La fertilità e lavoro sono direttamente proporzionali. Nei paesi dove la partecipazione delle donne al mondo del lavoro è alta anche i problemi demografici sono minori. Questo perlomeno nei paesi dove ci sono buone politiche di sostegno della famiglia. In questo quadro è importante cercare di rendere le politiche di conciliazione, part-time e congedi di genitorialità, più gender-neutral. Servono cioè politiche o interventi che sostengano le scelte di lavoro e di famiglia di uomini e donne.
Womenomics in Europa. Confronto tra policies e risultati.
LO RE, MAURIZIA
2009/2010
Abstract
L'obiettivo del presente lavoro è quello di introdurre le principali caratteristiche della Rivoluzione Womenomics e di effettuare un confronto tra le policies che favoriscono la parità di genere e l'analisi dei risultati ottenuti in materia di aumento di produttività ed efficienza economica. Il contesto di analisi è quello europeo. Womenomics è un neologismo coniato dall'Economist nel 2006, riprendendo le tesi di una analista di Goldman Sachs del 1999, per definire la teoria economica secondo la quale il lavoro delle donne è oggi il più importante motore dello sviluppo mondiale. La disuguaglianza di genere e la conseguente inefficienza del mercato del lavoro nascono dal perseverare di stereotipi di genere che si basano su supposte differenze di capacità, attitudini, ambizioni e comportamenti tra uomini e donne. In Europa le donne detengono il 59% delle lauree e il 61% dei dottorati di ricerca. Le ricerche danno evidenza del fatto che le donne abbiano performance maggiori in molte aree e ad ogni livello accademico. Le donne inoltre, sono presenti sul mercato globale con un peso sempre maggiore anche per quanto riguarda il loro ruolo di consumatrici, imprenditrici, investitrici. Il loro ruolo negli acquisti non riguarda più soltanto i consumi domestici, ma si stima che investa ormai l'80% delle scelte, dalle case e il mobilio alle decisioni sulla salute e il tempo libero. Tuttavia è evidente la scarsa presenza femminile in posizioni decisionali, sia nel settore politico che in quello privato. Inoltre, le donne spesso sono costrette a lavorare part-time per conciliare meglio lavoro e esigenze familiari, sono prevalentemente occupate nei settori di educazione e sanità e percepiscono mediamente salari più bassi. La fertilità e lavoro sono direttamente proporzionali. Nei paesi dove la partecipazione delle donne al mondo del lavoro è alta anche i problemi demografici sono minori. Questo perlomeno nei paesi dove ci sono buone politiche di sostegno della famiglia. In questo quadro è importante cercare di rendere le politiche di conciliazione, part-time e congedi di genitorialità, più gender-neutral. Servono cioè politiche o interventi che sostengano le scelte di lavoro e di famiglia di uomini e donne.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/17510