Introduction. Various publications have investigated a possible association between SARS-CoV-2 infection and possible exacerbations of Multiple Sclerosis (MS), obtaining contrasting results. Several studies have evaluated what the consequences of infection in these patients may also be, as well as what factors are associated with the various outcomes, obtaining some concordant data and others in disagreement. Special attention has also been paid to the possible influence of anti-CD20 Disease-Modifying Therapies (DMTs) in determining these outcomes. Purpose of the study. This work has a twofold objective: to evaluate whether SARS-CoV-2 infection can result in changes in MS disease activity and to analyze the outcomes of SARS-CoV-2 infection among MS patients. Methods. The test population consists of subjects being treated at the Multiple Sclerosis Center of the Molinette Hospital in Turin. Regarding the assessment of disease activity (investigated by examining the variable NEDA3, No Evidence Of Disease Activity 3, during a six-month period), a group of cases and a group of controls were paired using Propensity Score. Logistic regressions were used to assess whether there was a significant difference in disease activity between the two groups. Regarding the assessment of infection outcomes, hospitalization for COVID19, Long COVID with related symptoms and complete recovery in 4 weeks were considered and univariate and multivariate logistic regressions were then performed to assess whether these outcomes were associated with certain variables (sex, anti-CD20 DMT, vaccination status, age, initial Expanded Disability Status Scale value, hospitalization). Results. Regarding NEDA3 parameter maintenance, the sample size was 92 subjects per group, and there was no statistically significant difference among them (NEDA3 percentages: T0 cases 84.7%, controls 88%; T3 cases 81.5%, controls 84.7%; T6 cases 72.8%, controls 76%). The infection outcomes observed in 142 subjects were: complete recovery (62%), hospitalizations for COVID-19 (10%, with 2 thrombosis events and 2 deaths), Long COVID (28%). The latter manifested: subjective worsening of asthenia (23.2%), cough/dyspnea (7.8%), cognitive deficits (2.1%), headache (1.4%), and hyposmia/hypogeusia (3.5%). Univariate analyses showed that the use of an anti-CD20 DMT does not result in significant changes in the risk of hospitalization, but increases the risk of Long-COVID (OR: 2.42). Multivariate analysis did not show that the characteristics examined would vary the risk of Long-COVID. Multivariate analysis to assess the risk of hospitalization showed that an increase in risk is determined with increasing subject age (OR: 1.09) and in male subjects (OR: 5.34). Conclusions. This work suggests how SARS-CoV-2 infection does not appear to result in increased disease activity in the context of MS in the following six months. The outcomes of infection in these patients resulted for 10% of cases in hospitalization, for 62% of them in complete recovery and for 28% in Long-COVID syndrome. Male sex and age increased the risk of hospitalization, while the use of an anti-CD20 DMT could possibly be associated with an increased risk of Long-COVID.
Introduzione. Varie pubblicazioni hanno investigato una possibile associazione tra l’infezione da SARS-CoV-2 e delle possibili esacerbazioni di Sclerosi Multipla (SM) ottenendo risultati contrastanti. Vari studi hanno valutato quali possano essere inoltre le conseguenze dell’infezione in questi pazienti, nonché quali siano i fattori che si associno ai vari outcomes, ottenendo alcuni dati concordanti ed altri in disaccordo. Una particolare attenzione è inoltre stata rivolta alla possibile influenza delle DMT (Disease-Modifying Therapies) anti-CD20 nel determinare tali esiti. Scopo dello studio. Questo lavoro si pone un duplice obbiettivo: valutare se l’infezione da SARS-CoV-2 possa determinare modifiche nell’attività di malattia della SM e analizzare gli esiti dell’infezione da SARS-CoV-2 tra i pazienti con SM. Metodi. La popolazione in esame è composta da soggetti in cura presso il Centro Sclerosi Multipla del presidio ospedaliero Molinette a Torino. Per quanto riguarda la valutazione dell’attività di malattia (indagata esaminando la variabile NEDA3, No Evidence Of Disease Activity 3, durante un periodo di sei mesi) sono stati definiti un gruppo di casi e uno di controlli appaiati mediante Propensity Score. Sono state utilizzate delle regressioni logistiche per valutare se vi fosse una differenza significativa in termini di attività di malattia tra i due gruppi. Per quanto concerne la valutazione degli outcomes dell’infezione, sono stati considerati il ricovero per COVID19, il Long COVID con i relativi sintomi e la guarigione completa in 4 settimane e sono state quindi eseguite regressioni logistiche univariate e multivariate per valutare se tali outcomes si associassero ad alcune variabili (sesso, DMT anti-CD20, stato vaccinale, età, valore di Expanded Disability Status Scale iniziale, ricovero). Risultati. Per quanto riguarda il mantenimento del parametro NEDA3, il campione è stato di 92 soggetti per gruppo e non si è evidenziata una differenza statisticamente significativa tra di essi (Percentuali di NEDA3: T0 casi 84,7%, controlli 88%; T3 casi 81,5%, controlli 84,7%; T6 casi 72,8%, controlli 76%). Gli esiti dell’infezione osservati su 142 soggetti sono stati: guarigione completa (62%), ricoveri per COVID-19 (10%, con 2 eventi di trombosi e 2 decessi), Long COVID (28%). Questi ultimi manifestavano: peggioramento soggettivo dell’astenia (23,2%), tosse/dispnea (7,8%), deficit cognitivi (2,1%), cefalea (1,4%) e iposmia/ipogeusia (3,5%). Le analisi univariate hanno evidenziato come l’utilizzo di una DMT anti-CD20 non determini variazioni significative del rischio di ricovero, ma aumenti il rischio di Long-COVID (OR: 2,42). Le analisi multivariate non hanno evidenziato che le caratteristiche esaminate possano variare il rischio di Long-COVID. L’analisi multivariata per la valutazione del rischio di ricovero ha evidenziato come si determini un aumento del rischio con l’aumentare dell’età del soggetto (OR: 1,09) e nei soggetti di sesso maschile (OR: 5,34). Conclusioni. Questo lavoro suggerisce come l’infezione da SARS-CoV-2 non sembri determinare nei sei mesi successivi un aumento di attività di malattia nel contesto della SM. Gli esiti dell’infezione in questi pazienti hanno determinato nel 10% dei casi il ricovero, nel 62% dei casi una guarigione completa, nel 28% dei casi una sindrome da Long-COVID. Il sesso maschile e l’età aumentano il rischio di ricovero, mentre l’utilizzo di una DMT anti-CD20 potrebbe forse associarsi a un aumento del rischio di Long-COVID.
Infezione da SARS-CoV2 in pazienti con SM: conseguenze e impatto sull'attività di malattia.
MUCCIO, FRANCESCO
2021/2022
Abstract
Introduzione. Varie pubblicazioni hanno investigato una possibile associazione tra l’infezione da SARS-CoV-2 e delle possibili esacerbazioni di Sclerosi Multipla (SM) ottenendo risultati contrastanti. Vari studi hanno valutato quali possano essere inoltre le conseguenze dell’infezione in questi pazienti, nonché quali siano i fattori che si associno ai vari outcomes, ottenendo alcuni dati concordanti ed altri in disaccordo. Una particolare attenzione è inoltre stata rivolta alla possibile influenza delle DMT (Disease-Modifying Therapies) anti-CD20 nel determinare tali esiti. Scopo dello studio. Questo lavoro si pone un duplice obbiettivo: valutare se l’infezione da SARS-CoV-2 possa determinare modifiche nell’attività di malattia della SM e analizzare gli esiti dell’infezione da SARS-CoV-2 tra i pazienti con SM. Metodi. La popolazione in esame è composta da soggetti in cura presso il Centro Sclerosi Multipla del presidio ospedaliero Molinette a Torino. Per quanto riguarda la valutazione dell’attività di malattia (indagata esaminando la variabile NEDA3, No Evidence Of Disease Activity 3, durante un periodo di sei mesi) sono stati definiti un gruppo di casi e uno di controlli appaiati mediante Propensity Score. Sono state utilizzate delle regressioni logistiche per valutare se vi fosse una differenza significativa in termini di attività di malattia tra i due gruppi. Per quanto concerne la valutazione degli outcomes dell’infezione, sono stati considerati il ricovero per COVID19, il Long COVID con i relativi sintomi e la guarigione completa in 4 settimane e sono state quindi eseguite regressioni logistiche univariate e multivariate per valutare se tali outcomes si associassero ad alcune variabili (sesso, DMT anti-CD20, stato vaccinale, età, valore di Expanded Disability Status Scale iniziale, ricovero). Risultati. Per quanto riguarda il mantenimento del parametro NEDA3, il campione è stato di 92 soggetti per gruppo e non si è evidenziata una differenza statisticamente significativa tra di essi (Percentuali di NEDA3: T0 casi 84,7%, controlli 88%; T3 casi 81,5%, controlli 84,7%; T6 casi 72,8%, controlli 76%). Gli esiti dell’infezione osservati su 142 soggetti sono stati: guarigione completa (62%), ricoveri per COVID-19 (10%, con 2 eventi di trombosi e 2 decessi), Long COVID (28%). Questi ultimi manifestavano: peggioramento soggettivo dell’astenia (23,2%), tosse/dispnea (7,8%), deficit cognitivi (2,1%), cefalea (1,4%) e iposmia/ipogeusia (3,5%). Le analisi univariate hanno evidenziato come l’utilizzo di una DMT anti-CD20 non determini variazioni significative del rischio di ricovero, ma aumenti il rischio di Long-COVID (OR: 2,42). Le analisi multivariate non hanno evidenziato che le caratteristiche esaminate possano variare il rischio di Long-COVID. L’analisi multivariata per la valutazione del rischio di ricovero ha evidenziato come si determini un aumento del rischio con l’aumentare dell’età del soggetto (OR: 1,09) e nei soggetti di sesso maschile (OR: 5,34). Conclusioni. Questo lavoro suggerisce come l’infezione da SARS-CoV-2 non sembri determinare nei sei mesi successivi un aumento di attività di malattia nel contesto della SM. Gli esiti dell’infezione in questi pazienti hanno determinato nel 10% dei casi il ricovero, nel 62% dei casi una guarigione completa, nel 28% dei casi una sindrome da Long-COVID. Il sesso maschile e l’età aumentano il rischio di ricovero, mentre l’utilizzo di una DMT anti-CD20 potrebbe forse associarsi a un aumento del rischio di Long-COVID.File | Dimensione | Formato | |
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