Con il termine ipotermia terapeutica si intende l'induzione di una temperatura corporea compresa fra i 32°C ed i 34°C con lo scopo di limitare il danno cerebrale conseguente ad arresto cardiaco. L'obiettivo di questa tesi è quello di verificare se l'ipotermia terapeutica nell'arresto cardiaco recuperato migliora l'ossigenazione delle aree ischemiche cerebrali e se vi è da parte del personale sanitario infermieristico un percorso terapeutico-assistenziale che ha l'obiettivo di garantire l' uniformità e la continuità del trattamento dal territorio al reparto ospedaliero di definitiva destinazione. I risultati ottenuti hanno permesso di far emergere che l'applicazione dell'ipotermia a fini protettivi e di miglioramento prognostico ha dato le migliori evidenze infatti è stato dimostrato che l'ipotermia è il trattamento più potente in grado di ridurre il danno ischemico cerebrale. L'ipotermia terapeutica è stata utilizzata per millenni, ma negli ultimi anni il suo uso è stato limitato a causa di un rischio elevato di complicazioni. Solo recentemente i benefici indotti dall'ipotermia sono stati riscoperti soprattutto per il miglioramento degli esiti neurologici nei pazienti rianimati da arresto cardiaco dovuto a Fibrilazione Ventricolare (FV) con Ritorno Spontaneo del Circolo (ROSC). Nonostante questo sono ancora pochi gli ospedali che dispongono di protocolli che includono l'ipotermia terapeutica. Nel Novembre 2005 l'ALS Task Force of the International Liaison Committee on Resuscitation raccomanda l'uso dell'Ipotermia Terapeutica in pazienti incoscienti con Return of spontaneous circulation(ROSC) dopo Arresto cardiaco extraospedaliero qualora il ritmo di presentazione sia una Fibrillazione Ventricolare (FV)1
ASPETTI INFERMIERISTCI NELL'IPOTERMIA TERAPEUTICA NELL'ARRESTO CARDIACO RECUPERATO
COLELLI, ELEONORA
2009/2010
Abstract
Con il termine ipotermia terapeutica si intende l'induzione di una temperatura corporea compresa fra i 32°C ed i 34°C con lo scopo di limitare il danno cerebrale conseguente ad arresto cardiaco. L'obiettivo di questa tesi è quello di verificare se l'ipotermia terapeutica nell'arresto cardiaco recuperato migliora l'ossigenazione delle aree ischemiche cerebrali e se vi è da parte del personale sanitario infermieristico un percorso terapeutico-assistenziale che ha l'obiettivo di garantire l' uniformità e la continuità del trattamento dal territorio al reparto ospedaliero di definitiva destinazione. I risultati ottenuti hanno permesso di far emergere che l'applicazione dell'ipotermia a fini protettivi e di miglioramento prognostico ha dato le migliori evidenze infatti è stato dimostrato che l'ipotermia è il trattamento più potente in grado di ridurre il danno ischemico cerebrale. L'ipotermia terapeutica è stata utilizzata per millenni, ma negli ultimi anni il suo uso è stato limitato a causa di un rischio elevato di complicazioni. Solo recentemente i benefici indotti dall'ipotermia sono stati riscoperti soprattutto per il miglioramento degli esiti neurologici nei pazienti rianimati da arresto cardiaco dovuto a Fibrilazione Ventricolare (FV) con Ritorno Spontaneo del Circolo (ROSC). Nonostante questo sono ancora pochi gli ospedali che dispongono di protocolli che includono l'ipotermia terapeutica. Nel Novembre 2005 l'ALS Task Force of the International Liaison Committee on Resuscitation raccomanda l'uso dell'Ipotermia Terapeutica in pazienti incoscienti con Return of spontaneous circulation(ROSC) dopo Arresto cardiaco extraospedaliero qualora il ritmo di presentazione sia una Fibrillazione Ventricolare (FV)1File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/17386