Una patologia cronica non guarisce, anzi necessita di un continuo trattamento, che dura per tutta la vita, per evitare le complicanze ed il peggioramento dello stato di salute. Il diabete mellito rientra a pieno titolo tra le patologie croniche e vista la sua ampia incidenza e prevalenza, molti sono gli sforzi attuati da personale sanitario e ricercatori per mettere a punto strategie di cura più efficaci per aiutare la persona a trovare un equilibrio. Il lavoro che viene qui presentato, legato alla verifica della qualità di vita e del tono dell'umore in pazienti affetti da DM tipo 1, si situa nel contesto di un progetto di ricerca più ampio sulla cronicità, messo a punto dal Dipartimento di Salute Mentale, dal Polo Oncologico e dal Servizio di Psiconcologia dell'Ospedale degli Infermi di Biella: il ¿Progetto Cronici¿. Il progetto originariamente era volto a monitorare la qualità di vita, il tono dell'umore e i bisogni percepiti dai pazienti oncologici, ma nel corso degli anni ha avuto modo di essere applicato in altri ambiti, come ad esempio il Servizio di Diabetologia. In collaborazione con il Laboratorio di Pedagogia Clinica del Dipartimento di Medicina Interna dell'Università di Torino, è stato messo a punto il progetto di ricerca che ha avuto come obiettivo quello di verificare la qualità di vita e i livelli di ansia e di depressione nelle persone affette da DM tipo 1. Dopo un'attenta revisione della Letteratura riguardante il DM tipo 1, le sue complicanze e la relazione tra questa malattia e la qualità di vita e la depressione, è stata presentata la ricerca condotta presso il Servizio di Diabetologia dell'ASL di Biella su un campione di 63 soggetti affetti da DM tipo 1. Sono stati intervistati 35 uomini (55,6%) e 28 donne (44,4%). L'età media dei soggetti è di 36,6 anni. La durata media di malattia è di circa 17 anni. È stata effettuata un'analisi dei dati raccolti confrontando i sottogruppi maschi e femmine. Dai dati è emerso che il campione è sostanzialmente omogeneo e che presenta in un discreto compenso metabolico, infatti i soggetti presentano valori medi di HbA1c tra 7 e 8%. Il dato che emerge molto limpidamente è come all'aumentare dei punteggi della qualità di vita aumentino i punteggi relativi alla scala totale di ansia e depressione. La relazione tra ansia, depressione e qualità di vita nel DM tipo 1 può rappresentare un elemento rilevante da considerare nella gestione e nell'approccio al paziente diabetico. Sarebbe interessante poter esaminare in un ulteriore studio come questa relazione possa essere utilizzata in programmi educativi volti a migliorare la qualità di vita dei pazienti. Sono già noti in Letteratura alcuni lavori volti al potenziamento delle capacità di autogestione e fronteggiamento della malattia rivolti al paziente diabetico. Un recente studio svolto a Torino ha dimostrato di poter migliorare la qualità di vita dei soggetti affetti da DM tipo 1 tramite un percorso di educazione strutturata inerente il coping, la qualità di vita, le conoscenze della malattia. Quando si ha a che fare con la diagnosi di una malattia cronica, è necessario trovare nuovi metodi che permettano di valutare l'impatto che la malattia esercita sui pazienti in modo da poter offrire soluzioni assistenziali sempre più adeguate alle necessità degli individui. La relazione individuata fra qualità di vita e tono dell'umore può indirizzare ricerche future con l'obiettivo di migliorare i profili di intervento già esistenti.
Qualità di vita nel diabete mellito: un'analisi condotta in una popolazione di soggetti affetti da diabete mellito tipo 1
MERLO, STEFANO
2009/2010
Abstract
Una patologia cronica non guarisce, anzi necessita di un continuo trattamento, che dura per tutta la vita, per evitare le complicanze ed il peggioramento dello stato di salute. Il diabete mellito rientra a pieno titolo tra le patologie croniche e vista la sua ampia incidenza e prevalenza, molti sono gli sforzi attuati da personale sanitario e ricercatori per mettere a punto strategie di cura più efficaci per aiutare la persona a trovare un equilibrio. Il lavoro che viene qui presentato, legato alla verifica della qualità di vita e del tono dell'umore in pazienti affetti da DM tipo 1, si situa nel contesto di un progetto di ricerca più ampio sulla cronicità, messo a punto dal Dipartimento di Salute Mentale, dal Polo Oncologico e dal Servizio di Psiconcologia dell'Ospedale degli Infermi di Biella: il ¿Progetto Cronici¿. Il progetto originariamente era volto a monitorare la qualità di vita, il tono dell'umore e i bisogni percepiti dai pazienti oncologici, ma nel corso degli anni ha avuto modo di essere applicato in altri ambiti, come ad esempio il Servizio di Diabetologia. In collaborazione con il Laboratorio di Pedagogia Clinica del Dipartimento di Medicina Interna dell'Università di Torino, è stato messo a punto il progetto di ricerca che ha avuto come obiettivo quello di verificare la qualità di vita e i livelli di ansia e di depressione nelle persone affette da DM tipo 1. Dopo un'attenta revisione della Letteratura riguardante il DM tipo 1, le sue complicanze e la relazione tra questa malattia e la qualità di vita e la depressione, è stata presentata la ricerca condotta presso il Servizio di Diabetologia dell'ASL di Biella su un campione di 63 soggetti affetti da DM tipo 1. Sono stati intervistati 35 uomini (55,6%) e 28 donne (44,4%). L'età media dei soggetti è di 36,6 anni. La durata media di malattia è di circa 17 anni. È stata effettuata un'analisi dei dati raccolti confrontando i sottogruppi maschi e femmine. Dai dati è emerso che il campione è sostanzialmente omogeneo e che presenta in un discreto compenso metabolico, infatti i soggetti presentano valori medi di HbA1c tra 7 e 8%. Il dato che emerge molto limpidamente è come all'aumentare dei punteggi della qualità di vita aumentino i punteggi relativi alla scala totale di ansia e depressione. La relazione tra ansia, depressione e qualità di vita nel DM tipo 1 può rappresentare un elemento rilevante da considerare nella gestione e nell'approccio al paziente diabetico. Sarebbe interessante poter esaminare in un ulteriore studio come questa relazione possa essere utilizzata in programmi educativi volti a migliorare la qualità di vita dei pazienti. Sono già noti in Letteratura alcuni lavori volti al potenziamento delle capacità di autogestione e fronteggiamento della malattia rivolti al paziente diabetico. Un recente studio svolto a Torino ha dimostrato di poter migliorare la qualità di vita dei soggetti affetti da DM tipo 1 tramite un percorso di educazione strutturata inerente il coping, la qualità di vita, le conoscenze della malattia. Quando si ha a che fare con la diagnosi di una malattia cronica, è necessario trovare nuovi metodi che permettano di valutare l'impatto che la malattia esercita sui pazienti in modo da poter offrire soluzioni assistenziali sempre più adeguate alle necessità degli individui. La relazione individuata fra qualità di vita e tono dell'umore può indirizzare ricerche future con l'obiettivo di migliorare i profili di intervento già esistenti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/17341