The ¿Visions¿ seminar of C.G. Jung The matter at issue is the analysis of the archetypal itinerary of an individuation process, evidence of which is given in the ¿Visions¿ seminar Jung hold in 1930-1934. Subject-matter of the seminar is the clinical case of an upper middle class, Bostonian woman, a brilliant and definitely rationally oriented mind, who turns to Jung when a deep existential depression is freezing her life. The precious chance the seminar supplies is to go over the various steps of an ¿healing¿ process, that Jung entrusts not so much to himself and/or to an optimistic adherence to whatever therapy model, as - directly - to the patient¿s visions, through which the ¿actual¿ therapist, the unconscious, will show by the archetypal language of symbols both the cause of her soul¿s pain and the cure. Going through these visions really means to see the unconscious ¿at work¿, i.e. the absolutely original and independent way - as to the patient¿s personal and cultural context - its language waves the plot of a story that can heal in the very moment it unfolds. A story that, getting loose from a strictly psychopathological reading of the patient¿s neurosis, shows to be a kind of initiation journey leading the woman beyond those limits that have bounded her soul thus determining her pain, forth to the creative fulfillment of herself. Pursuing completeness, not perfection: this shows to be the path pointed by the initiation journey we are dealing with, and this, according to the jungian optics, what should direct the individuation process. The thesis¿ special aim is to focus on those elements, within the seminar, that could further strengthen Jung¿s hypothesis of the existence of an ¿impersonal¿ unconscious, meant as the universal background of the individual destiny, that the latter cannot disregard and that, consequently, Ego¿s consciousness should become able to look upon to fully catch the meaning of his own being. After an historical, social and psychological patient¿s setting (Chapter I), the basic concepts of the analytical psychology are summarized (Chapter II) and, to follow, their contextualization as to the various moments of the ¿journey¿ towards individuation (Chapter III), to which the unconscious is leading the woman to find that ¿meaning¿ of her-self and that will turn to be together destination, treatment and creative project of her own living. In the Conclusion, a personal reading of the individuation process is proposed, at the light - from one side - of the process¿ typical spiral-shaped movement, and, from the other side - in a wider breath - of some suggestions coming from the Jewish mystics.

Il Seminario sulle "Visioni" di C.G. Jung Argomento della tesi è l¿analisi dell¿itinerario archetipico di un processo di individuazione testimoniato nel seminario che C.G. Jung tenne sulle ¿Visioni¿ negli anni 1930-1934. Oggetto del seminario è il caso clinico di una giovane donna dell¿alta borghesia bostoniana, dalla mente brillante e molto razionale, nel pieno di una profonda depressione esistenziale che le sta paralizzando la vita. Il seminario permette di ripercorrere le varie fasi del processo di ¿guarigione¿ che Jung affida non tanto a se stesso e/o all¿ottimistica adesione a un modello terapeutico, quanto direttamente al mondo immaginale della paziente, attraverso il quale il ¿vero¿ terapeuta, l¿inconscio, mostrerà attraverso il linguaggio archetipico dei simboli sia la causa del male della sua anima sia la cura. Osserveremo il modus operandi dell¿inconscio, cioè come il suo linguaggio intessa - in modo assolutamente autonomo e del tutto originale rispetto alla dimensione delle vicende personali e del contesto culturale della paziente - una vera e propria ¿storia¿, che cura nel momento stesso in cui si dispiega. Una storia che, slegandosi da una lettura strettamente psicopatologica della nevrosi della paziente, si rivela una sorta di viaggio iniziatico, che conduce la donna oltre quei limiti che ne imprigionano l¿anima determinandone la sofferenza, verso la realizzazione piena e creativa di sé. Perseguire completezza, non perfezione: questo il percorso indicato dal viaggio iniziatico di cui ci occupiamo, e questo, nell¿ottica junghiana, ciò che dovrebbe guidare il processo di individuazione. L¿intento della tesi è, in particolare, mettere in luce quegli elementi del seminario che servono ad avvalorare ulteriormente l¿ipotesi junghiana dell¿esistenza di un inconscio ¿impersonale¿, matrice universale del destino individuale, da cui quest¿ultimo non può prescindere e al quale quindi la coscienza individuale deve saper guardare per cogliere appieno il senso del proprio esistere. Dopo un inquadramento storico, sociale e psicologico della paziente (Cap. I), vengono esposti i concetti fondamentali della psicologia analitica (Cap. II) e, quindi, la loro contestualizzazione rispetto ai vari momenti del ¿viaggio¿ verso l¿individuazione (Cap. III) a cui l¿inconscio conduce la donna per farle trovare quel ¿senso¿ di sé che sarà insieme meta, cura e progetto vitale e creativo della sua esistenza. Nella Conclusione viene infine proposta una personale interpretazione del percorso individuativo alla luce, da un lato, del movimento spiraliforme del percorso stesso e, dall¿altro, in un respiro più ampio, di alcune suggestioni evinte dalla mistica ebraica.

IL SEMINARIO SULLE "VISIONI" DI C.G. JUNG

GATTOLIN, ELI MARIA
2009/2010

Abstract

Il Seminario sulle "Visioni" di C.G. Jung Argomento della tesi è l¿analisi dell¿itinerario archetipico di un processo di individuazione testimoniato nel seminario che C.G. Jung tenne sulle ¿Visioni¿ negli anni 1930-1934. Oggetto del seminario è il caso clinico di una giovane donna dell¿alta borghesia bostoniana, dalla mente brillante e molto razionale, nel pieno di una profonda depressione esistenziale che le sta paralizzando la vita. Il seminario permette di ripercorrere le varie fasi del processo di ¿guarigione¿ che Jung affida non tanto a se stesso e/o all¿ottimistica adesione a un modello terapeutico, quanto direttamente al mondo immaginale della paziente, attraverso il quale il ¿vero¿ terapeuta, l¿inconscio, mostrerà attraverso il linguaggio archetipico dei simboli sia la causa del male della sua anima sia la cura. Osserveremo il modus operandi dell¿inconscio, cioè come il suo linguaggio intessa - in modo assolutamente autonomo e del tutto originale rispetto alla dimensione delle vicende personali e del contesto culturale della paziente - una vera e propria ¿storia¿, che cura nel momento stesso in cui si dispiega. Una storia che, slegandosi da una lettura strettamente psicopatologica della nevrosi della paziente, si rivela una sorta di viaggio iniziatico, che conduce la donna oltre quei limiti che ne imprigionano l¿anima determinandone la sofferenza, verso la realizzazione piena e creativa di sé. Perseguire completezza, non perfezione: questo il percorso indicato dal viaggio iniziatico di cui ci occupiamo, e questo, nell¿ottica junghiana, ciò che dovrebbe guidare il processo di individuazione. L¿intento della tesi è, in particolare, mettere in luce quegli elementi del seminario che servono ad avvalorare ulteriormente l¿ipotesi junghiana dell¿esistenza di un inconscio ¿impersonale¿, matrice universale del destino individuale, da cui quest¿ultimo non può prescindere e al quale quindi la coscienza individuale deve saper guardare per cogliere appieno il senso del proprio esistere. Dopo un inquadramento storico, sociale e psicologico della paziente (Cap. I), vengono esposti i concetti fondamentali della psicologia analitica (Cap. II) e, quindi, la loro contestualizzazione rispetto ai vari momenti del ¿viaggio¿ verso l¿individuazione (Cap. III) a cui l¿inconscio conduce la donna per farle trovare quel ¿senso¿ di sé che sarà insieme meta, cura e progetto vitale e creativo della sua esistenza. Nella Conclusione viene infine proposta una personale interpretazione del percorso individuativo alla luce, da un lato, del movimento spiraliforme del percorso stesso e, dall¿altro, in un respiro più ampio, di alcune suggestioni evinte dalla mistica ebraica.
PSICOLOGIA
ITA
The ¿Visions¿ seminar of C.G. Jung The matter at issue is the analysis of the archetypal itinerary of an individuation process, evidence of which is given in the ¿Visions¿ seminar Jung hold in 1930-1934. Subject-matter of the seminar is the clinical case of an upper middle class, Bostonian woman, a brilliant and definitely rationally oriented mind, who turns to Jung when a deep existential depression is freezing her life. The precious chance the seminar supplies is to go over the various steps of an ¿healing¿ process, that Jung entrusts not so much to himself and/or to an optimistic adherence to whatever therapy model, as - directly - to the patient¿s visions, through which the ¿actual¿ therapist, the unconscious, will show by the archetypal language of symbols both the cause of her soul¿s pain and the cure. Going through these visions really means to see the unconscious ¿at work¿, i.e. the absolutely original and independent way - as to the patient¿s personal and cultural context - its language waves the plot of a story that can heal in the very moment it unfolds. A story that, getting loose from a strictly psychopathological reading of the patient¿s neurosis, shows to be a kind of initiation journey leading the woman beyond those limits that have bounded her soul thus determining her pain, forth to the creative fulfillment of herself. Pursuing completeness, not perfection: this shows to be the path pointed by the initiation journey we are dealing with, and this, according to the jungian optics, what should direct the individuation process. The thesis¿ special aim is to focus on those elements, within the seminar, that could further strengthen Jung¿s hypothesis of the existence of an ¿impersonal¿ unconscious, meant as the universal background of the individual destiny, that the latter cannot disregard and that, consequently, Ego¿s consciousness should become able to look upon to fully catch the meaning of his own being. After an historical, social and psychological patient¿s setting (Chapter I), the basic concepts of the analytical psychology are summarized (Chapter II) and, to follow, their contextualization as to the various moments of the ¿journey¿ towards individuation (Chapter III), to which the unconscious is leading the woman to find that ¿meaning¿ of her-self and that will turn to be together destination, treatment and creative project of her own living. In the Conclusion, a personal reading of the individuation process is proposed, at the light - from one side - of the process¿ typical spiral-shaped movement, and, from the other side - in a wider breath - of some suggestions coming from the Jewish mystics.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/17247