Introduction and study assumptions: Leptomeningeal Contrast Enhancement (LME) is a neuroradiological finding recently described in Multiple Sclerosis, which would represent a counterpart of the foci of leptomeningeal inflammation that develop secondarily to various CNS inflammatory conditions. Our study followed a cohort of patients with progressive subtypes of MS to identify LME and delineate its impact on prognosis. Objectives: To verify the presence and frequency of LME in a cohort of patients with progressive MS and its possible association with anamnestic, clinical, neurocognitive variables. Materials and methods: The study was carried out on a cohort of 131 patients with progressive MS (primary progressive, secondary progressive), who performed baseline magnetic resonance imaging on a machine with a 1.5 T magnetic field, using 3D Cube T2 FLAIR sequences to identify LME, repeating the MRI following the same protocol after 12 months. Cognitive performance was evaluated using BICAMS, a test consisting of three trials and repeated at least 6 months apart. At the same time, a histopathological analysis of 12 MS autopsies and 20 normal controls was conducted to evaluate the histopathological substrate of LME. Results and discussion: LME foci were found in 32 patients (24.4%, including 22 cases of multiple foci) at baseline MRI. Patients with LME were on average older, with a higher EDSS score (p = 0.0157) and with radiological evidence of disease activity (p = 0.0155). LME does not appear to be affected by any disease modifying therapy (DMT), even with high-efficacy drugs. The presence of multiple LME was found to be an independently predictive factor of the EDSS score progression in the two years preceding the baseline MRI (OR = 9.8006, p = 0.0173) and of the risk of score progression to a year away (OR = 4.07, p = 0.019). The second MRI showed 11 cases of reduction or disappearance of LME foci, but this does not appear to be favoured by DMT. The remaining foci appear to be completely stable, an observation supported by anatomopathological findings showing the presence of a pattern of reticular and collagen fibre supporting the structure of the follicles, a sign of a chronic inflammatory process, of a fibrotic type, which is likely to be manteined over time. From the analysis of the results obtained from the BICAMS trials, compared between the first and second test and adjusted for age, no data emerged in favor of an association between LME and cognitive performance decline. Conclusions: LME is a biomarker detectable, with appropriate sequences, also by 1.5 T MRI machines. The presence of LME was associated with increased disability and disease activity at baseline and was found to be independently predictive of disease progression in subsequent follow-up, especially in the presence of multiple foci. The presence of LME does not appear to be associated with impaired cognitive abilities in patients with MS.
Introduzione e presupposti dello studio: L’Enhancement Leptomeningeo (EL) è un reperto neuroradiologico recentemente descritto nella Sclerosi Multipla, che rappresenterebbe un corrispettivo dei foci di infiammazione leptomeningea che si sviluppano secondariamente a varie condizioni infiammatorie del SNC. Il nostro studio ha seguito una coorte di pazienti affetti da forme progressive di SM per individuare l’EL e delineare il suo impatto sulla prognosi. Obiettivi: Verificare presenza e frequenza di EL in una coorte di pazienti con SM progressiva e l’eventuale sua associazione con variabili anamnestiche, cliniche, neurocognitive. Materiali e metodi: Lo studio è stato effettuato su una coorte di 131 pazienti con SM progressiva (primariamente progressiva, secondariamente progressiva), che hanno eseguito una RM baseline su un macchinario con campo magnetico 1.5 T, utilizzando sequenze 3D Cube T2 FLAIR per l’identificazione dell’EL, ripetendo la RM seguendo il medesimo protocollo a distanza di 12 mesi. Le performance cognitive sono state valutate tramite il BICAMS, un test composto di tre prove e ripetuto a distanza di almeno 6 mesi. Parallelamente, è stata condotta un’analisi istopatologica sull’encefalo di 12 casi autoptici di SM e 20 controlli normali, al fine di valutare il substrato istopatologico dell’EL. Risultati e discussione: Foci di EL sono stati riscontrati in 32 pazienti (24,4%, di cui 22 multipli) alla RM baseline. I pazienti con EL sono risultati in media più anziani, con un punteggio EDSS più elevato (p = 0,0157) e con evidenza radiologica di attività di malattia (p = 0,0155). L’EL non appare influenzato da nessuna disease modifying therapy (DMT), nemmeno con farmaci ad alta efficacia. La presenza di EL multiplo è risultata essere un fattore indipendentemente predittivo della progressione del punteggio EDSS nei due anni precedenti la RM baseline (OR = 9,8006, p = 0,0173) e del rischio di progressione dello score a un anno di distanza (OR = 4,07, p = 0,019). Alla seconda RM si sono evidenziati 11 casi di riduzione o scomparsa dei foci di EL, ma ciò non pare essere favorito dalla DMT. I restanti foci appaiono del tutto stabili, un’osservazione confortata dai reperti anatomopatologici che mostrano la presenza di una trama di fibre reticolari e collagene a supporto della struttura dei follicoli, segno di un processo infiammatorio cronico, di tipo fibrotico, tendente verosimilmente a mantenersi nel tempo. Dall’analisi dei risultati ottenuti dalle prove del BICAMS, confrontati tra primo e secondo test e corretti per età, non sono emersi dati a favore di un’associazione tra EL e calo delle performance cognitive. Conclusioni: L’EL è un biomarker rilevabile, con opportune sequenze, anche tramite macchinari di RM a 1.5 T. La presenza di EL è risultata associata a maggiore disabilità e attività di malattia al baseline, e si è rivelata essere indipendentemente predittiva di progressione di malattia nel successivo follow-up, soprattutto in presenza di foci multipli. La presenza di EL non sembra invece essere associata al deterioramento delle abilità cognitive nei pazienti con SM.
Enhancement Leptomeningeo nella Sclerosi Multipla: valutazione clinica e neuroradiologica di un marker di progressione di malattia
PETRACCA, MANUEL
2021/2022
Abstract
Introduzione e presupposti dello studio: L’Enhancement Leptomeningeo (EL) è un reperto neuroradiologico recentemente descritto nella Sclerosi Multipla, che rappresenterebbe un corrispettivo dei foci di infiammazione leptomeningea che si sviluppano secondariamente a varie condizioni infiammatorie del SNC. Il nostro studio ha seguito una coorte di pazienti affetti da forme progressive di SM per individuare l’EL e delineare il suo impatto sulla prognosi. Obiettivi: Verificare presenza e frequenza di EL in una coorte di pazienti con SM progressiva e l’eventuale sua associazione con variabili anamnestiche, cliniche, neurocognitive. Materiali e metodi: Lo studio è stato effettuato su una coorte di 131 pazienti con SM progressiva (primariamente progressiva, secondariamente progressiva), che hanno eseguito una RM baseline su un macchinario con campo magnetico 1.5 T, utilizzando sequenze 3D Cube T2 FLAIR per l’identificazione dell’EL, ripetendo la RM seguendo il medesimo protocollo a distanza di 12 mesi. Le performance cognitive sono state valutate tramite il BICAMS, un test composto di tre prove e ripetuto a distanza di almeno 6 mesi. Parallelamente, è stata condotta un’analisi istopatologica sull’encefalo di 12 casi autoptici di SM e 20 controlli normali, al fine di valutare il substrato istopatologico dell’EL. Risultati e discussione: Foci di EL sono stati riscontrati in 32 pazienti (24,4%, di cui 22 multipli) alla RM baseline. I pazienti con EL sono risultati in media più anziani, con un punteggio EDSS più elevato (p = 0,0157) e con evidenza radiologica di attività di malattia (p = 0,0155). L’EL non appare influenzato da nessuna disease modifying therapy (DMT), nemmeno con farmaci ad alta efficacia. La presenza di EL multiplo è risultata essere un fattore indipendentemente predittivo della progressione del punteggio EDSS nei due anni precedenti la RM baseline (OR = 9,8006, p = 0,0173) e del rischio di progressione dello score a un anno di distanza (OR = 4,07, p = 0,019). Alla seconda RM si sono evidenziati 11 casi di riduzione o scomparsa dei foci di EL, ma ciò non pare essere favorito dalla DMT. I restanti foci appaiono del tutto stabili, un’osservazione confortata dai reperti anatomopatologici che mostrano la presenza di una trama di fibre reticolari e collagene a supporto della struttura dei follicoli, segno di un processo infiammatorio cronico, di tipo fibrotico, tendente verosimilmente a mantenersi nel tempo. Dall’analisi dei risultati ottenuti dalle prove del BICAMS, confrontati tra primo e secondo test e corretti per età, non sono emersi dati a favore di un’associazione tra EL e calo delle performance cognitive. Conclusioni: L’EL è un biomarker rilevabile, con opportune sequenze, anche tramite macchinari di RM a 1.5 T. La presenza di EL è risultata associata a maggiore disabilità e attività di malattia al baseline, e si è rivelata essere indipendentemente predittiva di progressione di malattia nel successivo follow-up, soprattutto in presenza di foci multipli. La presenza di EL non sembra invece essere associata al deterioramento delle abilità cognitive nei pazienti con SM.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: Tesi di Laurea di Manuel Petracca, matricola 847529
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/1720