L'ACNA di Cengio rappresenta una delle storie imprenditoriali più controverse del panorama italiano: il fine è comprendere e dimostrare se la storia complessiva dell'azienda sia da inscrivere tra benefici/ricavi o debiti/perdite. L'analisi proposta verte su un percorso articolato: dalla nascita come dinamitificio Barbieri, all'acquisizione da parte della S.I.P.E. (Società Italiana Prodotti Esplodenti, impegnata a fornire esplosivi per l'Impero coloniale italiano) agli anni del massimo sviluppo occupazionale (6000 dipendenti nel 1918), passando per la trasformazione in A.C.N.A. (Azienda Coloranti Nazionali e Affini) e gli anni delle contestazioni e del Re-Sol, sino a giungere, in seguito ad un lento declino, alla definitiva chiusura del 1999. Si esamineranno in seguito l'importante opera di bonifica del sito ed il ruolo fondamentale rivestito dall'Associazione Lavoratori Acna: essa è riuscita ad ottenere il riconoscimento del cosiddetto Rischio Chimico attraverso la Legge Finanziaria 2004, col conseguente conferimento di un beneficio previdenziale per i lavoratori causa prolungata esposizione a sostanze pericolose quali cloro-nitro-ammine. In ultimo, tema cardine dell'analisi, viene presentata la proposta di rivalorizzazione del sito, il progetto, avviato dalla Provincia di Cuneo, Cengio Senza Frontiere: il tema verte sulla costruzione di un vero e proprio motoparco, con circuiti destinati ad auto, moto e kart ed una serie di attività connesse. Una proposta che avrebbe potuto creare valore in termini occupazionali e di indotto, rivitalizzando e conferendo un'immagine positiva ad un territorio troppo spesso accostato a vicissitudini negative.
L'ACNA di Cengio: rivalorizzazione di un sito e creazione di valore nell'area valbormidese
GIACCHINO, MATTEO
2010/2011
Abstract
L'ACNA di Cengio rappresenta una delle storie imprenditoriali più controverse del panorama italiano: il fine è comprendere e dimostrare se la storia complessiva dell'azienda sia da inscrivere tra benefici/ricavi o debiti/perdite. L'analisi proposta verte su un percorso articolato: dalla nascita come dinamitificio Barbieri, all'acquisizione da parte della S.I.P.E. (Società Italiana Prodotti Esplodenti, impegnata a fornire esplosivi per l'Impero coloniale italiano) agli anni del massimo sviluppo occupazionale (6000 dipendenti nel 1918), passando per la trasformazione in A.C.N.A. (Azienda Coloranti Nazionali e Affini) e gli anni delle contestazioni e del Re-Sol, sino a giungere, in seguito ad un lento declino, alla definitiva chiusura del 1999. Si esamineranno in seguito l'importante opera di bonifica del sito ed il ruolo fondamentale rivestito dall'Associazione Lavoratori Acna: essa è riuscita ad ottenere il riconoscimento del cosiddetto Rischio Chimico attraverso la Legge Finanziaria 2004, col conseguente conferimento di un beneficio previdenziale per i lavoratori causa prolungata esposizione a sostanze pericolose quali cloro-nitro-ammine. In ultimo, tema cardine dell'analisi, viene presentata la proposta di rivalorizzazione del sito, il progetto, avviato dalla Provincia di Cuneo, Cengio Senza Frontiere: il tema verte sulla costruzione di un vero e proprio motoparco, con circuiti destinati ad auto, moto e kart ed una serie di attività connesse. Una proposta che avrebbe potuto creare valore in termini occupazionali e di indotto, rivitalizzando e conferendo un'immagine positiva ad un territorio troppo spesso accostato a vicissitudini negative.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/17115