Questa trattazione mira a fornire una panoramica rispetto al fenomeno del suicidio carcerario e allo stesso carcere; i detenuti in Italia sono circa 61mila, quasi due milioni in Europa, dieci milioni nel mondo: è una popolazione, della quale non ci si può dimenticare. La popolazione carceraria è a continuo contatto con la sofferenza, infatti mostra alti tassi di suicidio, tentato suicidio e atti di autolesionismo: l'ipotesi è che siano tre vettori di espressione e di manifestazione del disagio, dell'indignazione e della sofferenza dei detenuti. Basti pensare che nelle carceri italiane negli ultimi diciotto anni gli episodi di auto-aggressività sono stati 93.414; in altre parole, un detenuto su dieci, ha manifestato un comportamento auto-aggressivo con danneggiamento del proprio corpo tramite ferite, lesioni, tagli, ingestione di sostanze tossiche. Ci si domanda allora se il carcere possa configurarsi come un promotore di suicidi: il suicidio è una malattia? O potrebbe essere un effetto dovuto a una patologia mentale? Le condizioni carcerarie sono la molla per l'acutizzarsi o il far comparire tutta una serie di sindromi legate appunto alla reclusione? Ma quali sono le condizioni delle carceri italiane? Cosa sono il suicidio e l'autolesionismo? Come rispondono gli agenti penitenziari, cioè l'altra ¿popolazione carceraria¿ a questo fenomeno? Questa tesi si è posta l'obiettivo di affrontare tali tematiche, avvalendosi della ricerca scientifica passata e attuale, nazionale e internazionale.

Analisi dei fenomeni suicidari e autolesionistici nel contesto carcerario

FERRAIOLI, MICHELA
2010/2011

Abstract

Questa trattazione mira a fornire una panoramica rispetto al fenomeno del suicidio carcerario e allo stesso carcere; i detenuti in Italia sono circa 61mila, quasi due milioni in Europa, dieci milioni nel mondo: è una popolazione, della quale non ci si può dimenticare. La popolazione carceraria è a continuo contatto con la sofferenza, infatti mostra alti tassi di suicidio, tentato suicidio e atti di autolesionismo: l'ipotesi è che siano tre vettori di espressione e di manifestazione del disagio, dell'indignazione e della sofferenza dei detenuti. Basti pensare che nelle carceri italiane negli ultimi diciotto anni gli episodi di auto-aggressività sono stati 93.414; in altre parole, un detenuto su dieci, ha manifestato un comportamento auto-aggressivo con danneggiamento del proprio corpo tramite ferite, lesioni, tagli, ingestione di sostanze tossiche. Ci si domanda allora se il carcere possa configurarsi come un promotore di suicidi: il suicidio è una malattia? O potrebbe essere un effetto dovuto a una patologia mentale? Le condizioni carcerarie sono la molla per l'acutizzarsi o il far comparire tutta una serie di sindromi legate appunto alla reclusione? Ma quali sono le condizioni delle carceri italiane? Cosa sono il suicidio e l'autolesionismo? Come rispondono gli agenti penitenziari, cioè l'altra ¿popolazione carceraria¿ a questo fenomeno? Questa tesi si è posta l'obiettivo di affrontare tali tematiche, avvalendosi della ricerca scientifica passata e attuale, nazionale e internazionale.
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