Old-growth forests are forest stands that have reached the last stage of a forest succession. They can originate from primary forests, that is forests in which man has never intervened, or from secondary stands in which, for a sufficiently long period of time, no uses have been made and there have been no natural disturbances of high intensity. Old-growth forests are therefore characterized by the presence of different structural attributes, their own or at least more involved in this phase. These are: abundance of necromass and natural regeneration and the presence of native species, diversified horizontal and vertical structure, old and large trees, habitat trees and finally the indicator species. While primary forests in Europe take up about 3% of forest cover, old-growth forests account for only 0.9% and are mostly found in boreal areas, but there are also populations in temperate zones, more specifically in Eastern Europe (for example in the Carpathians and the Dinaric Alps). In these mountain ranges, in fact, several very significant sites can be found, both for the existence, within them, of very old and large plants (with individuals that reach 150 cm in diameter and exceed 500 years of age), but also for the high presence of necromass (with volumes greater than 400 m3/ha). These are also fundamental references of old-growth forests for Italian woods. In fact, in Italy, due to the intensive exploitation that took place in the past, there are no real old-growth forests. Nevertheless, we can find woods with some characteristics referable to this stage. Some examples are the beech forest in Valle Cervara, characterized by beech trees over 500 years old and 65m3/ha of necromass (a very high value if referred to Italian forests), which has recently been included in the list of Italian beech forests as a UNESCO World Heritage Site; then follow several sites on the northern Apennines, which have been strongly influenced by monastic management, which has thus allowed them to preserve the silver fir and make the population develop some characteristics of this stage (such as a high volume of living trees, volume of necromass and stored carbon). Regarding Piedmont, there are sporadically forests with characteristics of old age that are currently being studied by the Piedmont Region. This project, which sees the involvement of IPLA and the DISAFA Department of the University of Turin, aims to identify and map the possible old-growth forests present in Piedmont, to include them in a national register and thus to promote their knowledge and conservation. Old-growth forests have gained more interest in recent years, thanks to their importance in various areas, including the possibility of studying the processes that take place within them, and of progressively imitating them within managed forests, through closer to nature silviculture. This new forest management therefore aims to increase the structural complexity of the stand in order to increase resistance and resilience and integrate biodiversity conservation into forest management. The achievement of this goal is done through the seven principles on which it is based. In conclusion, thanks to the synergies and ecological bases that support studies aimed at old-growth forests, they have proved to be a fundamental model for the implementation of a closer to nature silviculture.
Le foreste vetuste, in inglese “old-growth forests”, sono popolamenti forestali che hanno raggiunto l’ultimo stadio di una successione forestale. Esse possono avere origine da boschi primari, ovvero boschi in cui l’uomo non è mai intervenuto, oppure da popolamenti secondari in cui, per un periodo di tempo sufficientemente lungo, non sono state effettuate delle utilizzazioni e non ci sono stati disturbi naturali di elevata intensità. Le old-growth forests sono quindi caratterizzate dalla presenza di diversi attributi strutturali, propri o comunque maggiormente partecipi in questa fase. Questi sono: abbondanza di necromassa e rinnovazione naturale e la presenza di specie autoctone, struttura orizzontale e verticale diversificata, alberi vecchi e di grandi dimensioni, alberi habitat e infine le specie indicatrici. Mentre le foreste primarie, in Europa, occupano circa il 3% della copertura forestale, quelle vetuste rappresentano solo lo 0,9% e si trovano per lo più nelle aree boreali, ma ne sono presenti dei popolamenti anche nelle zone temperate, più nello specifico nell’Europa orientale (ad esempio nei Carpazi e sulle Alpi Dinariche). In queste catene montuose, infatti, si possono trovare diversi siti molto significativi, sia per l’esistenza, al loro interno, di piante molto vecchie e di elevate dimensioni (con individui che raggiungono i 150 cm di diametro e superano i 500 anni di età), ma anche per l’elevata presenza di necromassa (con volumi superiori ai 400 m3/ha). Questi risultano inoltre essere dei fondamentali riferimenti di foreste vetuste per i popolamenti italiani. Difatti, in Italia, a causa dello sfruttamento intensivo avvenuto in passato, non sono presenti delle vere e proprie old-growth forests. Ciò nonostante, possiamo trovare dei boschi con alcune caratteristiche riferibili a questo stadio. Alcuni esempi sono la faggeta in Valle Cervara, caratterizzata da faggi di oltre 500 anni e da 65m3/ha di necromassa (valore molto alto se riferito ai popolamenti italiani), la quale è stata recentemente inserita all’interno della lista delle faggete italiane Patrimonio dell’UNESCO; seguono poi diversi siti presenti sull’Appenino settentrionale, i quali sono stati fortemente influenzati da una gestione monastica, che gli ha permesso così di conservare l’abete bianco e far sviluppare al popolamento alcuni caratteri di questo stadio (come un elevato volume di alberi vivi, volume di necromassa e carbonio immagazzinato). Per quanto riguarda il Piemonte sono presenti sporadicamente popolamenti aventi caratteristiche di vetustà che sono attualmente oggetto di studio da parte della Regione Piemonte. Il progetto in corso, che vede il coinvolgimento dell’IPLA e del Dipartimento DISAFA dell’Università di Torino, ha l’obiettivo di individuare e mappare i possibili popolamenti vetusti presenti in Piemonte, per inserirli all’interno di un albo nazionale e favorirne così la loro conoscenza e conservazione. Le old-growth forests negli ultimi anni hanno accumulato un interesse maggiore, grazie alla loro importanza in diversi ambiti, tra cui la possibilità di studiare i processi che avvengono al loro interno, per successivamente imitarli all’interno di boschi gestiti, attraverso la selvicoltura più prossima alla natura. Questa nuova gestione forestale ha quindi l’obiettivo di aumentare la complessità strutturale del popolamento al fine di aumentare resistenza e resilienza e integrare conservazione della biodiversità nella gestione forestale. Il raggiungimento di questo scopo avviene attraverso i sette principi, su cui essa si basa. In conclusione, grazie alle sinergie ed alle basi ecologiche che supportano gli studi rivolti alle foreste vetuste queste ultime si sono rivelate un fondamentale modello per l’attuazione di una selvicoltura più prossima alla natura.
Foreste vetuste come modello per una selvicoltura più prossima alla natura
MAFFEI, GIULIA
2023/2024
Abstract
Le foreste vetuste, in inglese “old-growth forests”, sono popolamenti forestali che hanno raggiunto l’ultimo stadio di una successione forestale. Esse possono avere origine da boschi primari, ovvero boschi in cui l’uomo non è mai intervenuto, oppure da popolamenti secondari in cui, per un periodo di tempo sufficientemente lungo, non sono state effettuate delle utilizzazioni e non ci sono stati disturbi naturali di elevata intensità. Le old-growth forests sono quindi caratterizzate dalla presenza di diversi attributi strutturali, propri o comunque maggiormente partecipi in questa fase. Questi sono: abbondanza di necromassa e rinnovazione naturale e la presenza di specie autoctone, struttura orizzontale e verticale diversificata, alberi vecchi e di grandi dimensioni, alberi habitat e infine le specie indicatrici. Mentre le foreste primarie, in Europa, occupano circa il 3% della copertura forestale, quelle vetuste rappresentano solo lo 0,9% e si trovano per lo più nelle aree boreali, ma ne sono presenti dei popolamenti anche nelle zone temperate, più nello specifico nell’Europa orientale (ad esempio nei Carpazi e sulle Alpi Dinariche). In queste catene montuose, infatti, si possono trovare diversi siti molto significativi, sia per l’esistenza, al loro interno, di piante molto vecchie e di elevate dimensioni (con individui che raggiungono i 150 cm di diametro e superano i 500 anni di età), ma anche per l’elevata presenza di necromassa (con volumi superiori ai 400 m3/ha). Questi risultano inoltre essere dei fondamentali riferimenti di foreste vetuste per i popolamenti italiani. Difatti, in Italia, a causa dello sfruttamento intensivo avvenuto in passato, non sono presenti delle vere e proprie old-growth forests. Ciò nonostante, possiamo trovare dei boschi con alcune caratteristiche riferibili a questo stadio. Alcuni esempi sono la faggeta in Valle Cervara, caratterizzata da faggi di oltre 500 anni e da 65m3/ha di necromassa (valore molto alto se riferito ai popolamenti italiani), la quale è stata recentemente inserita all’interno della lista delle faggete italiane Patrimonio dell’UNESCO; seguono poi diversi siti presenti sull’Appenino settentrionale, i quali sono stati fortemente influenzati da una gestione monastica, che gli ha permesso così di conservare l’abete bianco e far sviluppare al popolamento alcuni caratteri di questo stadio (come un elevato volume di alberi vivi, volume di necromassa e carbonio immagazzinato). Per quanto riguarda il Piemonte sono presenti sporadicamente popolamenti aventi caratteristiche di vetustà che sono attualmente oggetto di studio da parte della Regione Piemonte. Il progetto in corso, che vede il coinvolgimento dell’IPLA e del Dipartimento DISAFA dell’Università di Torino, ha l’obiettivo di individuare e mappare i possibili popolamenti vetusti presenti in Piemonte, per inserirli all’interno di un albo nazionale e favorirne così la loro conoscenza e conservazione. Le old-growth forests negli ultimi anni hanno accumulato un interesse maggiore, grazie alla loro importanza in diversi ambiti, tra cui la possibilità di studiare i processi che avvengono al loro interno, per successivamente imitarli all’interno di boschi gestiti, attraverso la selvicoltura più prossima alla natura. Questa nuova gestione forestale ha quindi l’obiettivo di aumentare la complessità strutturale del popolamento al fine di aumentare resistenza e resilienza e integrare conservazione della biodiversità nella gestione forestale. Il raggiungimento di questo scopo avviene attraverso i sette principi, su cui essa si basa. In conclusione, grazie alle sinergie ed alle basi ecologiche che supportano gli studi rivolti alle foreste vetuste queste ultime si sono rivelate un fondamentale modello per l’attuazione di una selvicoltura più prossima alla natura.File | Dimensione | Formato | |
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