Weedy rice is one of the main threats to rice cultivation. As a wild form of cultivated rice, it has retained adaptive evolutionary traits such as seed dormancy and large size. These traits favor its survival and competition with cultivated rice, resulting in production losses. Native to Southeast Asia, weedy rice was initially contained by transplanting. The spread of direct seeding and the abandonment of practices such as manual weeding have favored its proliferation. The herbicides initially available were not selective, making it impossible to specifically control weedy rice without damaging the crop. Since 2002, the Clearfield® (CL) varieties have been introduced, resistant to imidazolinone herbicides thanks to a mutation in the ALS gene. In Italy, the first CL variety (“Libero”) has been grown since 2006, with very effective results against wild rice. However, the repeated use of the same varieties and the same active ingredient has favored the transfer of the resistance gene to weedy rice and the selection of resistant biotypes. Between 2011 and 2012, two trials confirmed the presence of the same mutation in weed populations, demonstrating that gene transfer had occurred. To counter the spread of resistance, BASF has promoted guidelines based on crop rotation and the alternate use of conventional varieties. Despite these indications, the non-integrated use of CL varieties has favored the emergence of resistance. New varieties resistant to other mechanisms of action are now available, allowing a more diversified approach to the management of black rice. However, the combination of agronomic, mechanical, chemical and preventive strategies is essential to ensure effective and sustainable containment of the pest species.
Il riso crodo è una tra le principali minacce per la risicoltura. In quanto forma selvatica del riso coltivato, ha mantenuto caratteri evolutivi adattativi come la dormienza dei semi e la taglia elevata. Questi tratti favoriscono la sua sopravvivenza e competizione con il riso coltivato, con conseguenti perdite di produzione. Originario del sud-est asiatico, il riso crodo era inizialmente contenuto grazie al trapianto. La diffusione della semina diretta e l’abbandono di pratiche come la monda manuale ne hanno favorito la proliferazione. Gli erbicidi inizialmente disponibili non erano selettivi, rendendo impossibile il controllo specifico del riso crodo senza arrecare danni alla coltura. Dal 2002 sono state introdotte le varietà Clearfield® (CL), resistenti agli erbicidi imidazolinonici grazie a una mutazione del gene ALS. In Italia, la prima varietà CL (“Libero”) è stata coltivata dal 2006, con risultati molto efficaci contro il riso crodo. Tuttavia, l’uso ripetuto delle stesse varietà e dello stesso principio attivo ha favorito il trasferimento del gene di resistenza al riso crodo e la selezione di biotipi resistenti. Tra il 2011 e il 2012, due sperimentazioni hanno confermato la presenza della stessa mutazione nelle popolazioni infestanti, dimostrando l’avvenuto trasferimento genico. Per contrastare la diffusione della resistenza, la società BASF ha promosso linee guida basate sulla rotazione colturale e l’uso alternato di varietà convenzionali. Nonostante queste indicazioni, l’uso non integrato delle varietà CL ha favorito l’insorgenza di resistenze. Attualmente sono disponibili nuove varietà resistenti ad altri meccanismi d’azione, che consentono un approccio più diversificato alla gestione del riso crodo. Tuttavia, è essenziale la combinazione di strategie agronomiche, meccaniche, chimiche e preventive per garantire un contenimento efficace e sostenibile della specie infestante.
Riso crodo: tecniche di controllo e studio della resistenza all'imazamox
OCCHETTA, ALESSANDRO
2023/2024
Abstract
Il riso crodo è una tra le principali minacce per la risicoltura. In quanto forma selvatica del riso coltivato, ha mantenuto caratteri evolutivi adattativi come la dormienza dei semi e la taglia elevata. Questi tratti favoriscono la sua sopravvivenza e competizione con il riso coltivato, con conseguenti perdite di produzione. Originario del sud-est asiatico, il riso crodo era inizialmente contenuto grazie al trapianto. La diffusione della semina diretta e l’abbandono di pratiche come la monda manuale ne hanno favorito la proliferazione. Gli erbicidi inizialmente disponibili non erano selettivi, rendendo impossibile il controllo specifico del riso crodo senza arrecare danni alla coltura. Dal 2002 sono state introdotte le varietà Clearfield® (CL), resistenti agli erbicidi imidazolinonici grazie a una mutazione del gene ALS. In Italia, la prima varietà CL (“Libero”) è stata coltivata dal 2006, con risultati molto efficaci contro il riso crodo. Tuttavia, l’uso ripetuto delle stesse varietà e dello stesso principio attivo ha favorito il trasferimento del gene di resistenza al riso crodo e la selezione di biotipi resistenti. Tra il 2011 e il 2012, due sperimentazioni hanno confermato la presenza della stessa mutazione nelle popolazioni infestanti, dimostrando l’avvenuto trasferimento genico. Per contrastare la diffusione della resistenza, la società BASF ha promosso linee guida basate sulla rotazione colturale e l’uso alternato di varietà convenzionali. Nonostante queste indicazioni, l’uso non integrato delle varietà CL ha favorito l’insorgenza di resistenze. Attualmente sono disponibili nuove varietà resistenti ad altri meccanismi d’azione, che consentono un approccio più diversificato alla gestione del riso crodo. Tuttavia, è essenziale la combinazione di strategie agronomiche, meccaniche, chimiche e preventive per garantire un contenimento efficace e sostenibile della specie infestante.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/167012