This thesis focuses on industrial archaeology in Turin, exploring the phenomenon of the conversion of disused industrial structures and their impact on the city. The discipline of industrial archaeology developed in the 1950s in Great Britain in response to the need to preserve the evidence of industrialization, and spread to Italy in the 1970s, when the crisis of the manufacturing sector led to the abandonment of numerous factories. This process allowed for the overcoming of an initially destructive approach, recognizing the historical value of such buildings, as demonstrated by significant examples like the industrial community of San Leucio and the inclusion of certain sites in the UNESCO World Heritage List. In Turin, the large presence of disused industrial areas initiated a conversion process that involved several historical structures in the city. The first chapter examines the origins of industrial archaeology and its development in Italy, emphasizing how the crisis of the manufacturing sector made it necessary to reflect on the fate of industrial structures, leading to their historical revaluation and the search for new functions. It illustrates how in Turin, a city symbolic of industrialization, this conversion process took root, gradually transforming former production plants into new cultural, social, and commercial centers. The second chapter analyzes the industrial development of Turin between the 19th and 20th centuries, with a particular focus on the growth of the automotive sector and the rise of FIAT, which led to urban expansion and the creation of working-class neighborhoods. The city suffered heavy damage during World War II, but the post-war period saw a new economic boom and further consolidation of industry. From the 1970s onwards, Turin experienced a process of deindustrialization, with the closure of important factories such as Lingotto in 1982. The 1995 General Urban Plan (PRG) promoted a new model of development, based on the conversion of industrial areas for cultural and commercial purposes, a process that was further accelerated by the 2006 Winter Olympics. The third chapter focuses on some emblematic cases of industrial conversion in Turin, including the Lingotto, Officine Grandi Riparazioni (OGR), the Carpano distillery, and the Pastificio Italiano, which underwent significant transformations, preserving the historical memory of the buildings while adapting them for new uses. These examples illustrate how industrial conversion has not only preserved architectural heritage but also contributed to urban regeneration and the development of new cultural and commercial centers. The recovery of iconic buildings has allowed Turin to establish itself as a cultural and tourist hub, confirming the strategic value of industrial conversion for the city. In conclusion, industrial archaeology in Turin represents a model of urban regeneration that combines the preservation of historical memory with the creation of new cultural and social spaces. The conversion of disused structures has contributed not only to the enhancement of industrial heritage but also to the sustainability of urban development, transforming Turin into a city that looks to the future while not forgetting its industrial past.
Il presente elaborato di laurea si concentra sull'archeologia industriale a Torino, esplorando il fenomeno della riconversione delle strutture industriali dismesse e il loro impatto sulla città. La disciplina dell'archeologia industriale si è sviluppata negli anni '50 in Gran Bretagna, in risposta alla necessità di preservare le testimonianze dell’industrializzazione, e si è diffusa in Italia negli anni '70, quando la crisi del settore manifatturiero ha portato all'abbandono di numerosi stabilimenti. Questo processo ha permesso di superare l’approccio inizialmente distruttivo, riconoscendo il valore storico di tali edifici, come dimostrato da esempi significativi come la comunità industriale di San Leucio e l’inclusione di alcuni siti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. A Torino, la presenza massiccia di aree industriali dismesse ha avviato un processo di riconversione che ha coinvolto diverse strutture storiche della città. Il primo capitolo esamina le origini dell'archeologia industriale e il suo sviluppo in Italia, sottolineando come la crisi del settore manifatturiero abbia reso necessaria una riflessione sul destino delle strutture industriali, portando alla loro rivalutazione storica e alla ricerca di nuove funzioni. Viene illustrato come a Torino, città simbolo dell'industrializzazione, questo processo di riconversione abbia preso piede, iniziando a trasformare ex impianti produttivi in nuovi centri culturali, sociali e commerciali. Nel secondo capitolo, si analizza lo sviluppo industriale di Torino tra Ottocento e Novecento, con un focus particolare sulla crescita del settore automobilistico e sull’ascesa della FIAT, che ha determinato l'espansione urbana e la nascita di quartieri operai. La città ha subìto gravi danni durante la Seconda Guerra Mondiale, ma il dopoguerra ha visto un nuovo boom economico e un ulteriore consolidamento dell’industria. A partire dagli anni '70, Torino ha vissuto un processo di deindustrializzazione, con la chiusura di importanti stabilimenti come il Lingotto nel 1982. Il Piano Regolatore Generale (PRG) del 1995 ha promosso un nuovo modello di sviluppo, basato sulla riconversione delle aree industriali per scopi culturali e commerciali, un processo che ha trovato ulteriore impulso nelle Olimpiadi del 2006. Il terzo capitolo si concentra su alcuni casi emblematici della riconversione industriale a Torino, tra cui il Lingotto, le Officine Grandi Riparazioni (OGR), l’ex stabilimento Carpano e il Pastificio Italiano, che hanno subito trasformazioni significative, mantenendo la memoria storica degli edifici e adattandoli a nuove funzioni. Questi esempi illustrano come la riconversione industriale non solo abbia preservato il patrimonio architettonico, ma abbia anche contribuito alla rigenerazione urbana e allo sviluppo di nuovi centri culturali e commerciali. Il recupero di edifici iconici ha permesso a Torino di consolidarsi come un polo culturale e turistico, confermando il valore strategico della riconversione industriale per la città. In conclusione, l’archeologia industriale a Torino rappresenta un modello di rigenerazione urbana che combina la conservazione della memoria storica con la creazione di nuovi spazi culturali e sociali. La riconversione delle strutture dismesse ha contribuito non solo alla valorizzazione del patrimonio industriale, ma anche alla sostenibilità dello sviluppo urbano, trasformando Torino in una città che guarda al futuro senza dimenticare il proprio passato industriale.
Archeologia industriale a Torino: storia e rifunzionalizzazione di alcune strutture dismesse
ROSSO, GIULIA
2023/2024
Abstract
Il presente elaborato di laurea si concentra sull'archeologia industriale a Torino, esplorando il fenomeno della riconversione delle strutture industriali dismesse e il loro impatto sulla città. La disciplina dell'archeologia industriale si è sviluppata negli anni '50 in Gran Bretagna, in risposta alla necessità di preservare le testimonianze dell’industrializzazione, e si è diffusa in Italia negli anni '70, quando la crisi del settore manifatturiero ha portato all'abbandono di numerosi stabilimenti. Questo processo ha permesso di superare l’approccio inizialmente distruttivo, riconoscendo il valore storico di tali edifici, come dimostrato da esempi significativi come la comunità industriale di San Leucio e l’inclusione di alcuni siti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. A Torino, la presenza massiccia di aree industriali dismesse ha avviato un processo di riconversione che ha coinvolto diverse strutture storiche della città. Il primo capitolo esamina le origini dell'archeologia industriale e il suo sviluppo in Italia, sottolineando come la crisi del settore manifatturiero abbia reso necessaria una riflessione sul destino delle strutture industriali, portando alla loro rivalutazione storica e alla ricerca di nuove funzioni. Viene illustrato come a Torino, città simbolo dell'industrializzazione, questo processo di riconversione abbia preso piede, iniziando a trasformare ex impianti produttivi in nuovi centri culturali, sociali e commerciali. Nel secondo capitolo, si analizza lo sviluppo industriale di Torino tra Ottocento e Novecento, con un focus particolare sulla crescita del settore automobilistico e sull’ascesa della FIAT, che ha determinato l'espansione urbana e la nascita di quartieri operai. La città ha subìto gravi danni durante la Seconda Guerra Mondiale, ma il dopoguerra ha visto un nuovo boom economico e un ulteriore consolidamento dell’industria. A partire dagli anni '70, Torino ha vissuto un processo di deindustrializzazione, con la chiusura di importanti stabilimenti come il Lingotto nel 1982. Il Piano Regolatore Generale (PRG) del 1995 ha promosso un nuovo modello di sviluppo, basato sulla riconversione delle aree industriali per scopi culturali e commerciali, un processo che ha trovato ulteriore impulso nelle Olimpiadi del 2006. Il terzo capitolo si concentra su alcuni casi emblematici della riconversione industriale a Torino, tra cui il Lingotto, le Officine Grandi Riparazioni (OGR), l’ex stabilimento Carpano e il Pastificio Italiano, che hanno subito trasformazioni significative, mantenendo la memoria storica degli edifici e adattandoli a nuove funzioni. Questi esempi illustrano come la riconversione industriale non solo abbia preservato il patrimonio architettonico, ma abbia anche contribuito alla rigenerazione urbana e allo sviluppo di nuovi centri culturali e commerciali. Il recupero di edifici iconici ha permesso a Torino di consolidarsi come un polo culturale e turistico, confermando il valore strategico della riconversione industriale per la città. In conclusione, l’archeologia industriale a Torino rappresenta un modello di rigenerazione urbana che combina la conservazione della memoria storica con la creazione di nuovi spazi culturali e sociali. La riconversione delle strutture dismesse ha contribuito non solo alla valorizzazione del patrimonio industriale, ma anche alla sostenibilità dello sviluppo urbano, trasformando Torino in una città che guarda al futuro senza dimenticare il proprio passato industriale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/166932