This paper aims to analyze the phenomenon of superstition through a philosophical inquiry, focusing on Baruch Spinoza’s thought as articulated in the Theological-Political Treatise, alongside the Treatise of the Three Impostors. The primary objective is to understand the origin, nature, and social implications of superstition, as well as its deployment as an instrument of political and religious control. Spinoza identifies fear and hope—understood as inconsistent passions—as the foundations of superstitious belief, which arises from ignorance and man’s inability to interpret reality through rational criteria. From this perspective, the author sharply criticizes religious institutions, holding them responsible for perpetuating false beliefs to consolidate their power. In parallel, the Treatise of the Three Impostors, an anonymous eighteenth-century work, adopts a more militant tone to challenge the legitimacy of the founding figures of monotheistic religions, portraying them as architects of a political-religious deception. This study is distinguished by its comparative analysis of the two texts, demonstrating how, despite methodological and stylistic differences, they converge in denouncing the instrumental use of religion for social domination. In conclusion, the discussion underscores the enduring relevance of Spinoza’s thought in contemporary debates on the separation of church and state and in the defense of critical knowledge, deemed essential for countering ideological manipulation and fanaticism.
Questo elaborato si propone di analizzare il fenomeno della superstizione mediante un’indagine filosofica, focalizzandosi sul pensiero di Baruch Spinoza, esposto nel Trattato teologico-politico, e sul Trattato dei tre impostori. L’obiettivo principale consiste nel comprendere l’origine, la natura e le implicazioni sociali della superstizione, nonché il suo impiego quale strumento di controllo politico e religioso. Spinoza individua nella paura e nella speranza, intese come passioni incostanti, le fondamenta della credenza superstiziosa, che affonda le proprie radici nell’ignoranza e nella incapacità dell’uomo di interpretare la realtà secondo criteri razionali. In tale prospettiva, l’autore critica aspramente le istituzioni religiose, ritenute responsabili della perpetuazione di credenze false al fine di consolidare il proprio potere. Parallelamente, il Trattato dei tre impostori, opera anonima del XVIII secolo, adotta un registro più militante per mettere in discussione la legittimità delle figure fondatrici delle religioni monoteistiche, intese come artefici di un inganno politico-religioso. L’elaborato si distingue per l’analisi comparata dei due testi, evidenziando come, nonostante differenze metodologiche e stilistiche, essi convergano nel denunciare l’uso strumentale della religione a fini di dominazione sociale. In conclusione, la trattazione sottolinea l’attualità del pensiero spinoziano nel contesto della separazione tra Stato e religione e nella difesa di un sapere critico, ritenuto indispensabile per contrastare le manipolazioni ideologiche e il fanatismo.
La superstizione come strumento di controllo: il "Tractatus theologico-politicus" e il "Traité des trois imporsteurs"
SIRRESSI, GABRIELE
2023/2024
Abstract
Questo elaborato si propone di analizzare il fenomeno della superstizione mediante un’indagine filosofica, focalizzandosi sul pensiero di Baruch Spinoza, esposto nel Trattato teologico-politico, e sul Trattato dei tre impostori. L’obiettivo principale consiste nel comprendere l’origine, la natura e le implicazioni sociali della superstizione, nonché il suo impiego quale strumento di controllo politico e religioso. Spinoza individua nella paura e nella speranza, intese come passioni incostanti, le fondamenta della credenza superstiziosa, che affonda le proprie radici nell’ignoranza e nella incapacità dell’uomo di interpretare la realtà secondo criteri razionali. In tale prospettiva, l’autore critica aspramente le istituzioni religiose, ritenute responsabili della perpetuazione di credenze false al fine di consolidare il proprio potere. Parallelamente, il Trattato dei tre impostori, opera anonima del XVIII secolo, adotta un registro più militante per mettere in discussione la legittimità delle figure fondatrici delle religioni monoteistiche, intese come artefici di un inganno politico-religioso. L’elaborato si distingue per l’analisi comparata dei due testi, evidenziando come, nonostante differenze metodologiche e stilistiche, essi convergano nel denunciare l’uso strumentale della religione a fini di dominazione sociale. In conclusione, la trattazione sottolinea l’attualità del pensiero spinoziano nel contesto della separazione tra Stato e religione e nella difesa di un sapere critico, ritenuto indispensabile per contrastare le manipolazioni ideologiche e il fanatismo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/166543