The paper explores the relationship between non-fiction and Sciascia, highlighting how his writing influenced the development of the genre in Italy. Through an investigation into the problematic definition of the movement, the thesis traces its historical evolution, from early hybrid forms to New Journalism and the non-fiction novel, up to contemporary texts. The research demonstrates how Sciascia, despite writing in a different context, developed a narrative model akin to today's non-fiction. His genius lies in his ability to deconstruct codified genres, particularly the detective novel, to create a hybrid form of writing with a civic imprint. Sciascia uses literature as a tool to investigate power dynamics, denouncing it in all its forms. In his novels such as Il giorno della civetta and Il contesto, the protagonists, often his alter egos, fail to make the truth official. While in classic detective novels, the culprit is discovered and order is restored, in Sciascia’s works, this logic is overturned: the truth, though reached, is not acknowledged because it is obstructed by the authorities. Power always wins, leaving the writer with no choice but to expose its abuses. In doing so, Sciascia rejects a strict separation between documents and invention, emphasizing how literature is the most absolute form of truth. The central section examines two works attributable to the non-fiction genre: L’Affaire Moro and La scomparsa di Majorana. Sciascia describes the kidnapping and murder of Aldo Moro and, through the analysis of letters and the case itself, denounces the state's indifference and ennobles Moro as a man of strong human values. During his captivity, the former statesman was depicted as incapable of reasoning, but the writer refutes this thesis. He meticulously analyzes the issue of rhetorical language and how power alters reality. With La scomparsa, Sciascia moves even closer to contemporary non-fiction. Through his reasoning, the author suggests that Ettore Majorana did not take his own life, as the police at the time claimed, but voluntarily chose to disappear due to the consequences of some of his discoveries. The book offers an opportunity to reflect on the ethical implications of science. Faced with narrative gaps, Sciascia claims the right to invent, for which he was strongly criticized. The difference between the two works is that in L’Affaire Moro, the writer deduces from journalistic sources, avoiding invention in its more literary sense, whereas in La scomparsa, he allows himself pure invention to convey a symbolic message, effectively distancing himself from the principle of reality. The final chapter examines three cases of contemporary non-fiction: L’abusivo by Antonio Franchini, Gomorra by Roberto Saviano, and L’ultima lezione by Ermanno Rea. Numerous analogies with Sciascia’s writings emerge, particularly in how these books use literature to convey a message. They seek hidden truths, hypothesize from documents, and transpose them into an extra-literary dimension. The role of context, often omitted by journalism, becomes crucial for understanding the events narrated. The figure of the witness emerges: in all three books, it becomes a means to establish the narrator’s credibility, albeit partial due to its subjectivity. The goal is not so much to be entirely faithful to the facts but rather to convey a civic message that allows for reflection on the events. The idea is that literature can still serve as a tool for understanding and making an impact on the world.
L’elaborato esplora il rapporto tra la non fiction e Sciascia, evidenziando come la sua scrittura abbia influenzato lo sviluppo del genere in Italia. Attraverso un’indagine sulla definizione problematica della corrente, la tesi ne ripercorre l’evoluzione storica, dalle prime forme ibride al New Journalism e al non fiction novel, fino ai testi contemporanei. La ricerca dimostra come Sciascia, pur scrivendo in un contesto differente, abbia sviluppato un modello narrativo affine alla non fiction odierna. La sua genialità risiede nella capacità di destrutturare generi codificati, in particolare quello poliziesco, per formare una scrittura ibrida dallo stampo civile. Sciascia utilizza la letteratura come strumento per indagare le dinamiche del potere, accusandolo in tutte le sue forme. Nei suoi romanzi come Il giorno della civetta e Il contesto, i protagonisti - spesso suoi alter ego - non riescono a ufficializzare la verità. Se nei gialli classici, il colpevole viene scoperto e l’ordine si ristabilisce, nei romanzi dello scrittore questa logica è ribaltata: la verità, pur raggiunta, non viene riconosciuta perché ostacolata dalle autorità. Il potere vince sempre, allo scrittore non resta che denunciarne gli abusi. Nel farlo, Sciascia rifiuta la separazione netta tra documenti e invenzione, evidenziando come la letteratura sia la più assoluta forma di verità. La parte centrale esamina due opere ascrivibili al genere della non fiction: L’Affaire Moro e La scomparsa di Majorana. Sciascia descrive il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro e attraverso l’analisi delle lettere e del caso, denuncia l’indifferenza dello Stato e nobilita Moro come uomo dai forti valori umani. Durante la prigionia, l’ex statista venne descritto come incapace di intendere e di volere, ma lo scrittore confuta questa tesi. Analizza con meticolosità il problema del linguaggio retorico e il modo in cui il potere modifica la realtà. Con la Scomparsa, Sciascia si avvicina ulteriormente alla non fiction contemporanea. L’autore, tramite le sue induzioni, avanza l’ipotesi che Ettore Majorana non si sia tolto la vita, come la polizia dell’epoca sosteneva, ma che abbia deciso volontariamente di sparire a causa delle conseguenze di alcune sue scoperte. Il libro offre l’opportunità di riflettere sul tema etico della scienza. Dai buchi di trama, Sciascia si arroga il diritto di inventare e per questo verrà fortemente criticato. La differenza fra le due opere è che nell’Affaire lo scrittore deduce partendo dalla cronaca, evitando l’invenzione nella sua accezione più letteraria, mentre ne La scomparsa si permette l’invenzione pura per tramandare un messaggio simbolico, sottraendosi di fatto al principio di realtà. Nell’ultimo capitolo vengono esaminati tre casi di non fiction contemporanea: L’abusivo di Antonio Franchini, Gomorra di Roberto Saviano e L’ultima lezione di Ermanno Rea. Si denotano numerose analogie con gli scritti sciasciani, in particolare su come questi libri utilizzano la letteratura per veicolare un messaggio. Ricercano verità nascoste, ipotizzano a partire dai documenti per traslarli in una dimensione extra-letteraria. Cruciale è il ruolo del contesto, spesso omesso dalla cronaca, il quale diviene la chiave per comprendere gli eventi narrati. Emerge la figura testimoniale, in tutti e tre i libri diviene un mezzo per stabilire la veridicità di chi racconta, seppur parziale in quanto soggettiva. Lo scopo non è tanto essere fedele ai fatti, almeno in parte, quanto veicolare un messaggio civile che permetta una riflessione sull’accaduto. L’idea è che la letteratura possa ancora rappresentare uno strumento per comprendere e avere un impatto sul mondo.
Leonardo Sciascia e il suo essere non fiction: scrittura tra documenti e invenzione.
MAGGIA CATLETT, SIMONE
2024/2025
Abstract
L’elaborato esplora il rapporto tra la non fiction e Sciascia, evidenziando come la sua scrittura abbia influenzato lo sviluppo del genere in Italia. Attraverso un’indagine sulla definizione problematica della corrente, la tesi ne ripercorre l’evoluzione storica, dalle prime forme ibride al New Journalism e al non fiction novel, fino ai testi contemporanei. La ricerca dimostra come Sciascia, pur scrivendo in un contesto differente, abbia sviluppato un modello narrativo affine alla non fiction odierna. La sua genialità risiede nella capacità di destrutturare generi codificati, in particolare quello poliziesco, per formare una scrittura ibrida dallo stampo civile. Sciascia utilizza la letteratura come strumento per indagare le dinamiche del potere, accusandolo in tutte le sue forme. Nei suoi romanzi come Il giorno della civetta e Il contesto, i protagonisti - spesso suoi alter ego - non riescono a ufficializzare la verità. Se nei gialli classici, il colpevole viene scoperto e l’ordine si ristabilisce, nei romanzi dello scrittore questa logica è ribaltata: la verità, pur raggiunta, non viene riconosciuta perché ostacolata dalle autorità. Il potere vince sempre, allo scrittore non resta che denunciarne gli abusi. Nel farlo, Sciascia rifiuta la separazione netta tra documenti e invenzione, evidenziando come la letteratura sia la più assoluta forma di verità. La parte centrale esamina due opere ascrivibili al genere della non fiction: L’Affaire Moro e La scomparsa di Majorana. Sciascia descrive il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro e attraverso l’analisi delle lettere e del caso, denuncia l’indifferenza dello Stato e nobilita Moro come uomo dai forti valori umani. Durante la prigionia, l’ex statista venne descritto come incapace di intendere e di volere, ma lo scrittore confuta questa tesi. Analizza con meticolosità il problema del linguaggio retorico e il modo in cui il potere modifica la realtà. Con la Scomparsa, Sciascia si avvicina ulteriormente alla non fiction contemporanea. L’autore, tramite le sue induzioni, avanza l’ipotesi che Ettore Majorana non si sia tolto la vita, come la polizia dell’epoca sosteneva, ma che abbia deciso volontariamente di sparire a causa delle conseguenze di alcune sue scoperte. Il libro offre l’opportunità di riflettere sul tema etico della scienza. Dai buchi di trama, Sciascia si arroga il diritto di inventare e per questo verrà fortemente criticato. La differenza fra le due opere è che nell’Affaire lo scrittore deduce partendo dalla cronaca, evitando l’invenzione nella sua accezione più letteraria, mentre ne La scomparsa si permette l’invenzione pura per tramandare un messaggio simbolico, sottraendosi di fatto al principio di realtà. Nell’ultimo capitolo vengono esaminati tre casi di non fiction contemporanea: L’abusivo di Antonio Franchini, Gomorra di Roberto Saviano e L’ultima lezione di Ermanno Rea. Si denotano numerose analogie con gli scritti sciasciani, in particolare su come questi libri utilizzano la letteratura per veicolare un messaggio. Ricercano verità nascoste, ipotizzano a partire dai documenti per traslarli in una dimensione extra-letteraria. Cruciale è il ruolo del contesto, spesso omesso dalla cronaca, il quale diviene la chiave per comprendere gli eventi narrati. Emerge la figura testimoniale, in tutti e tre i libri diviene un mezzo per stabilire la veridicità di chi racconta, seppur parziale in quanto soggettiva. Lo scopo non è tanto essere fedele ai fatti, almeno in parte, quanto veicolare un messaggio civile che permetta una riflessione sull’accaduto. L’idea è che la letteratura possa ancora rappresentare uno strumento per comprendere e avere un impatto sul mondo.File | Dimensione | Formato | |
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Tesi Simone Maggia Catlett, matricola 983333.pdf
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