n.d.

Il presente studio esplora il cammino artistico di Giuliano Scabia, figura ecclettica e complessa, con un approfondimento sull’esperienza di animazione del Marco Cavallo condotta all’interno dell’Ospedale Psichiatrico San Giovanni di Trieste. L’attenzione si orienta su alcune tappe del percorso di Scabia che vogliono condurre il lettore ad un primo incontro con il suo mondo poetico, teatrale e narrativo, con le connessioni che si celano tra questi ambiti e con l’impegno in ambito sociale da parte dell’artista. Mediante la lettura del seguente elaborato si può ripercorrere il sentiero seguendo le orme lasciate da Giuliano Scabia: sono segni. Sono i lontani suoni della sua voce che legge le poesie nei boschi, sono le evocazioni di visioni tramite i suoi racconti, è il teatro che esce dai suoi orizzonti e inizia a vagare per le strade di città, di campagne e paesi di montagna accompagnato da burattini, cartelli e cortei, sono le esperienze di decentramento nei quartieri di Torino, sono i lavori con ragazzi di scuole e università. Queste orme testimoniano un cammino che dai boschi della poesia arriva ai luoghi della cura. In questa realtà il lettore può entrare in contatto con i luoghi del disagio, sentirne gli odori, percepirne le paure, la violenza e le urla strazianti di dolore. Nel 1973 Giuliano Scabia incontra Marco Cavallo, insieme iniziano un viaggio rivoluzionario di colori, luce, speranza, presa di coscienza, confronto, comunicazione, espressività, identità e uguaglianza. La pratica artistica diventa uno strumento di riscatto. Le mura del Manicomio di Trieste vengono rase al suolo. Le macerie diventano fondamenta. L’arte allevia il dolore. Il cavallo azzurro esce alla luce del sole e inizia il suo viaggio nel mondo. Il lettore lo segue diventando testimone dei suoi gesti e di come, attraverso l’espressione artistica, le cose possano cambiare.

Giuliano Scabia e Marco Cavallo: un cammino dai boschi della poesia ai luoghi della cura

DONEGATTI, ERICA
2023/2024

Abstract

Il presente studio esplora il cammino artistico di Giuliano Scabia, figura ecclettica e complessa, con un approfondimento sull’esperienza di animazione del Marco Cavallo condotta all’interno dell’Ospedale Psichiatrico San Giovanni di Trieste. L’attenzione si orienta su alcune tappe del percorso di Scabia che vogliono condurre il lettore ad un primo incontro con il suo mondo poetico, teatrale e narrativo, con le connessioni che si celano tra questi ambiti e con l’impegno in ambito sociale da parte dell’artista. Mediante la lettura del seguente elaborato si può ripercorrere il sentiero seguendo le orme lasciate da Giuliano Scabia: sono segni. Sono i lontani suoni della sua voce che legge le poesie nei boschi, sono le evocazioni di visioni tramite i suoi racconti, è il teatro che esce dai suoi orizzonti e inizia a vagare per le strade di città, di campagne e paesi di montagna accompagnato da burattini, cartelli e cortei, sono le esperienze di decentramento nei quartieri di Torino, sono i lavori con ragazzi di scuole e università. Queste orme testimoniano un cammino che dai boschi della poesia arriva ai luoghi della cura. In questa realtà il lettore può entrare in contatto con i luoghi del disagio, sentirne gli odori, percepirne le paure, la violenza e le urla strazianti di dolore. Nel 1973 Giuliano Scabia incontra Marco Cavallo, insieme iniziano un viaggio rivoluzionario di colori, luce, speranza, presa di coscienza, confronto, comunicazione, espressività, identità e uguaglianza. La pratica artistica diventa uno strumento di riscatto. Le mura del Manicomio di Trieste vengono rase al suolo. Le macerie diventano fondamenta. L’arte allevia il dolore. Il cavallo azzurro esce alla luce del sole e inizia il suo viaggio nel mondo. Il lettore lo segue diventando testimone dei suoi gesti e di come, attraverso l’espressione artistica, le cose possano cambiare.
Giuliano Scabia and Marco Cavallo: a journey from the woods of poetry to the places of therapy
n.d.
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