Italian giallo and horror cinema of the 1970s represented a crucial area of visual and narrative experimentation, redefining the boundaries of the genre and female representation. In this context, the figure of the female killer emerges as a disruptive element against traditional conventions, subverting the victim-perpetrator dichotomy and offering a reflection on gender dynamics. The female killers of Italian cinema break away from the stereotype of the fragile and submissive woman, assuming active and lethal roles that place them at the center of the narrative as both protagonists and antagonists. Italian genre cinema has had a significant impact on the representation of violence and mystery, with directors such as Mario Bava, Lucio Fulci, and Dario Argento consolidating a distinctive aesthetic. Their works blend horror and thriller elements with a strong focus on visual and symbolic aspects, creating female characters emblematic of a period of cultural and social transition. The presence of female killers is not merely a narrative device to generate suspense but also a means to explore the dark side of gender relations and the anxieties surrounding the transformation of women's roles in contemporary society. The first chapter of this thesis provides a historical and theoretical overview of Italian giallo and horror, highlighting their main characteristics, stylistic evolution, and the significance of female figures as both victims and perpetrators. The evolution of giallo is analyzed with reference to the influence of noir and detective literature, leading to the creation of a visual and narrative aesthetic unique to Italian cinema. The relationship between giallo and horror is also explored, demonstrating how these genres have frequently intertwined and influenced each other in Italian film production. The second chapter delves into the motivations and themes driving women to commit murders, analyzing elements such as androgyny, the supernatural, psychosexual traumas, psychopathologies, greed, and revenge. These factors not only justify the protagonists' homicidal actions but also serve as a key to understanding the role of women in society and the cultural anxieties tied to their emancipation, thus offering a complex representation of female criminality. The third chapter is dedicated to the analysis of three emblematic films of the period: "Suspiria" (1977), "A Lizard in a Woman's Skin" (1971), and "The Perfume of the Lady in Black" (1974). Through the study of female killers in these works, it becomes evident how Italian cinema has transformed the female assassin into a symbol of unease and a break from gender conventions. The characters of Helena Markos, Carol Hammond, and Silvia Hacherman embody collective fears related to sexuality, power, and the loss of control, showcasing the variety and complexity of female killer representation in Italian cinema. The objective of this dissertation is to demonstrate how Italian giallo and horror cinema of the 1970s redefined the female imaginary through ambiguous and lethal female figures. Far from being mere instruments for narrative shock, these assassins embody deep cultural tensions and reflect the fears and contradictions of an era in transformation. Their violence, ambiguity, and power make them agents of disruption and renewal, capable of destabilizing gender conventions and offering new perspectives on cinematic storytelling and the symbolic construction of femininity.
Il cinema giallo e horror italiano degli anni Settanta ha rappresentato un'importante area di sperimentazione visiva e narrativa, ridefinendo i confini del genere e la rappresentazione femminile. In questo contesto, la figura della donna assassina emerge come un elemento di rottura rispetto alle convenzioni tradizionali, sovvertendo il binomio vittima-carnefice e offrendo una riflessione sulle dinamiche di genere. Le donne killer del cinema italiano si discostano dallo stereotipo della donna fragile e sottomessa, assumendo ruoli attivi e letali che le pongono al centro della narrazione come protagoniste e antagoniste. Il cinema di genere italiano ha avuto un impatto significativo sulla rappresentazione della violenza e del mistero, con registi come Mario Bava, Lucio Fulci e Dario Argento che hanno consolidato un'estetica distintiva. Le loro opere mescolano elementi horror e thriller con una forte attenzione all'aspetto visivo e simbolico, creando personaggi femminili emblematici di un'epoca di transizione culturale e sociale. La presenza di donne killer non è solo un espediente narrativo per generare suspense, ma anche un mezzo per esplorare il lato oscuro delle relazioni tra i sessi e le ansie legate alla trasformazione del ruolo della donna nella società del tempo. All’interno del primo capitolo di questa tesi si traccia un quadro storico e teorico del giallo all’italiana e dell’horror, evidenziandone le principali caratteristiche, l’evoluzione stilistica e l’importanza della figura femminile sia come vittima che come carnefice. Viene analizzata l’evoluzione del giallo, con riferimento all’influenza della letteratura noir e poliziesca, fino alla creazione di un’estetica visiva e narrativa propria del cinema italiano. Il rapporto tra giallo e horror viene esplorato, mostrando come questi generi si siano intrecciati e contaminati reciprocamente nella produzione cinematografica. Nel secondo capitolo si approfondiscono le motivazioni e le tematiche che spingono le donne a commettere omicidi, analizzando elementi quali androginia, soprannaturale, traumi psicosessuali, psicopatologie, avidità e vendetta. Questi fattori non solo giustificano le azioni omicide delle protagoniste, ma offrono anche una chiave di lettura per comprendere il ruolo della donna nella società e le ansie culturali legate alla sua emancipazione offrendo così una rappresentazione complessa della criminalità femminile. Il terzo capitolo è dedicato all’analisi di tre film emblematici del periodo: Suspiria (1977), Una lucertola con la pelle di donna (1971) e Il profumo della signora in nero (1974). Attraverso lo studio delle donne killer in queste opere, si evidenzia come il cinema italiano abbia trasformato la figura femminile assassina in un simbolo di inquietudine e di rottura rispetto alle convenzioni di genere. I personaggi di Helena Markos, Carol Hammond e Silvia Hacherman incarnano paure collettive legate alla sessualità, al potere e alla perdita di controllo, mostrando la varietà e la complessità della rappresentazione della donna killer nel cinema italiano. L’obiettivo di questa dissertazione consiste nel dimostrare come il cinema giallo e horror italiano degli anni Settanta abbia ridefinito l’immaginario femminile attraverso figure di donne ambigue e letali. Queste assassine, lungi dall’essere semplici strumenti per creare shock narrativi, incarnano tensioni culturali profonde e offrono uno specchio delle paure e delle contraddizioni di un’epoca in trasformazione. La loro violenza, ambiguità e potere le rendono elementi di rottura e rinnovamento, capaci di destabilizzare le convenzioni di genere e offrire nuove prospettive sulla narrazione cinematografica e sulla costruzione simbolica del femminile.
Le dame rosse: donne killer negli horror e nei gialli all’italiana degli anni Settanta
CAMANA, MARTA
2023/2024
Abstract
Il cinema giallo e horror italiano degli anni Settanta ha rappresentato un'importante area di sperimentazione visiva e narrativa, ridefinendo i confini del genere e la rappresentazione femminile. In questo contesto, la figura della donna assassina emerge come un elemento di rottura rispetto alle convenzioni tradizionali, sovvertendo il binomio vittima-carnefice e offrendo una riflessione sulle dinamiche di genere. Le donne killer del cinema italiano si discostano dallo stereotipo della donna fragile e sottomessa, assumendo ruoli attivi e letali che le pongono al centro della narrazione come protagoniste e antagoniste. Il cinema di genere italiano ha avuto un impatto significativo sulla rappresentazione della violenza e del mistero, con registi come Mario Bava, Lucio Fulci e Dario Argento che hanno consolidato un'estetica distintiva. Le loro opere mescolano elementi horror e thriller con una forte attenzione all'aspetto visivo e simbolico, creando personaggi femminili emblematici di un'epoca di transizione culturale e sociale. La presenza di donne killer non è solo un espediente narrativo per generare suspense, ma anche un mezzo per esplorare il lato oscuro delle relazioni tra i sessi e le ansie legate alla trasformazione del ruolo della donna nella società del tempo. All’interno del primo capitolo di questa tesi si traccia un quadro storico e teorico del giallo all’italiana e dell’horror, evidenziandone le principali caratteristiche, l’evoluzione stilistica e l’importanza della figura femminile sia come vittima che come carnefice. Viene analizzata l’evoluzione del giallo, con riferimento all’influenza della letteratura noir e poliziesca, fino alla creazione di un’estetica visiva e narrativa propria del cinema italiano. Il rapporto tra giallo e horror viene esplorato, mostrando come questi generi si siano intrecciati e contaminati reciprocamente nella produzione cinematografica. Nel secondo capitolo si approfondiscono le motivazioni e le tematiche che spingono le donne a commettere omicidi, analizzando elementi quali androginia, soprannaturale, traumi psicosessuali, psicopatologie, avidità e vendetta. Questi fattori non solo giustificano le azioni omicide delle protagoniste, ma offrono anche una chiave di lettura per comprendere il ruolo della donna nella società e le ansie culturali legate alla sua emancipazione offrendo così una rappresentazione complessa della criminalità femminile. Il terzo capitolo è dedicato all’analisi di tre film emblematici del periodo: Suspiria (1977), Una lucertola con la pelle di donna (1971) e Il profumo della signora in nero (1974). Attraverso lo studio delle donne killer in queste opere, si evidenzia come il cinema italiano abbia trasformato la figura femminile assassina in un simbolo di inquietudine e di rottura rispetto alle convenzioni di genere. I personaggi di Helena Markos, Carol Hammond e Silvia Hacherman incarnano paure collettive legate alla sessualità, al potere e alla perdita di controllo, mostrando la varietà e la complessità della rappresentazione della donna killer nel cinema italiano. L’obiettivo di questa dissertazione consiste nel dimostrare come il cinema giallo e horror italiano degli anni Settanta abbia ridefinito l’immaginario femminile attraverso figure di donne ambigue e letali. Queste assassine, lungi dall’essere semplici strumenti per creare shock narrativi, incarnano tensioni culturali profonde e offrono uno specchio delle paure e delle contraddizioni di un’epoca in trasformazione. La loro violenza, ambiguità e potere le rendono elementi di rottura e rinnovamento, capaci di destabilizzare le convenzioni di genere e offrire nuove prospettive sulla narrazione cinematografica e sulla costruzione simbolica del femminile.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/166039