Background: Thyroid cancer (TC) is characterized by a favourable prognosis. In fact, the 5-year survival rate is close to 100% for patients affected by this neoplasia in its well-differentiated, localized form or with locoregional lymph node involvement. However, in 5-10% of cases it is possible for advanced disease to develop which, in 60-70% of patients, is, or becomes, radioiodine refractory (RAI-R). The treatment of rapidly progressing, metastatic or locally advanced radioiodine-refractory thyroid carcinoma (RAI-R TC) is with tyrosine kinase inhibitors (TKIs). Specifically, both AIFA and EMA have approved the use of lenvatinib as a first-line treatment drug in these patients. Methods: This is a retrospective observational multicentre cohort study, in which RAI-R TC patients were required to have had undergone an 18F-FDG PET/CT no later than 6 months prior to the initiation of Lenvatinib treatment. Thereafter, follow-up was carried out by means of morphological examinations (CT or MRI). The study endpoints were: best response to morphological investigations according to RECIST 1.1 criteria; progression-free survival (PFS); any disease progression during follow-up; overall survival (OS) and any mortality. The final purpose was to identify a potential correlation between these endpoints and the SUVmax values of the largest and most contrast-enhancing lesions. Results: The study involved 20 patients. The median follow-up was of 40 months. For the best response endpoint, 50% of the patients showed a partial response (PR), 45% a stable disease (SD) and only one patient (5%) showed a progressive disease (PD). The median PFS was of 23 months. Disease progression was reported in half of the patient population (50%). The median OS was of 25 months. In addition, 11/20 patients (55%) deceased during follow-up. No statistically significant correlation was identified between SUVmax values and study endpoints. The possible occurrence of factors influencing PET parameter values was also investigated. In particular, no correlation was observed between them and the presence of oxyphil cells, although the values were higher in the RAI-R TCs in which they were present. There was a significant correlation between the different RAI-R TC histotypes and the SUVmax of the largest lesions. This finding was most likely impacted by a number of factors including sample size and the occurrence of only one oncocytic carcinoma with high uptake within the sample. Conclusions: The study reported good results in terms of best response in RAI-R TC patients treated with Lenvatinib. In fact, 95% of them showed a PR or SD. According to the data collected, SUVmax values do not predict the response of RAI-R TC patients to Lenvatinib. The presence of only one PD and the sample size suggest that the predictive role of 18F-FDG PET/CT needs further analysis and research. This research lays the groundwork for subsequent studies in which the search for predictors could focus on other more specific PET parameters, such as MTV and TLG, which have shown promising results but are more difficult to implement in clinical practice.

Contesto: Il carcinoma tiroideo (TC) è caratterizzato da un’ottima prognosi; infatti, la sopravvivenza a 5 anni dei pazienti affetti da tale neoplasia nella forma ben differenziata, localizzata o con coinvolgimento dei linfonodi loco-regionali, si avvicina al 100%. Tuttavia, nel 5-10% dei casi è possibile che si sviluppi una malattia avanzata che, nel 60-70% dei pazienti, è, o diviene, radioiodio refrattaria (RAI-R). Il trattamento del carcinoma tiroideo radioiodio refrattario (RAI-R TC) in progressione rapida, metastatico o localmente avanzato, è basato sugli inibitori tirosin-chinasici (TKI). In particolare, AIFA ed EMA hanno approvato l’utilizzo del lenvatinib come farmaco di I linea in questi pazienti. Metodi: Si tratta di uno studio retrospettivo osservazionale di coorte multicentrico, nel quale i pazienti affetti da RAI-R TC dovevano aver eseguito una 18F-FDG PET/CT non oltre 6 mesi prima l’avvio di terapia con lenvatinib. In seguito, il follow-up è stato eseguito con esami morfologici (CT o RMN). Gli endpoint dello studio erano: la best response alle indagini morfologiche secondo i criteri RECIST 1.1; la sopravvivenza libera da malattia (PFS); l’eventuale progressione di malattia in corso di follow-up; la sopravvivenza globale (OS) e l’eventuale decesso. L’obiettivo finale era di identificare un’eventuale correlazione tra questi endpoint e i valori di SUVmax delle lesioni più captanti e più grandi. Risultati: Nello studio sono stati inclusi 20 pazienti. Il follow-up mediano è stato di 40 mesi. Per l’endpoint best response, il 50% dei pazienti ha mostrato una risposta parziale (PR), il 45% una stabilità di malattia (SD) e soltanto in un paziente (5%) è stata evidenziata una progressione di malattia (PD). La PFS mediana è stata di 23 mesi. La progressione di malattia è stata osservata nella metà della popolazione (50%). L’OS mediana è stata di 25 mesi; inoltre, 11/20 dei pazienti (55%) sono deceduti in corso di follow-up. Non è stata identificata alcuna correlazione statisticamente significativa tra i valori di SUVmax e gli endpoint dello studio. È stata analizzata anche l’eventuale presenza di fattori influenzanti i valori dei parametri PET; in particolare, non è stata osservata alcuna correlazione tra essi e la presenza di cellule ossifile, nonostante i valori fossero più elevati nei RAI-R TC in cui esse erano presenti. É risultata significativa la correlazione tra i diversi istotipi di RAI-R TC e i SUVmax delle lesioni più grandi. Questo dato è stato, con certa probabilità, influenzato da una serie di fattori tra cui la numerosità campionaria e la presenza di un solo carcinoma oncocitico con elevata captazione all’interno del campione. Conclusioni: Lo studio condotto ha individuato buoni risultati in termini di best response nei pazienti affetti da RAI-R TC in trattamento con lenvatinib; infatti, il 95% di essi ha mostrato una PR o una SD. Secondo i dati riscontrati, i valori di SUVmax non permettono di predire la risposta dei pazienti affetti da RAI-R TC al lenvatinib. La presenza di una sola PD e la numerosità campionaria suggeriscono che il ruolo predittivo della 18F-FDG PET/CT necessita di ulteriori analisi e ricerche. Questo lavoro pone le basi per studi successivi, in cui la ricerca di predittori si potrà focalizzare su altri parametri PET più specifici, quali MTV e TLG, che hanno mostrato risultati promettenti, ma che sono meno disponibili nella pratica clinica.

Carcinoma tiroideo iodio-refrattario trattato con lenvatinib e imaging funzionale: valore predittivo di risposta alla terapia sistemica della 18FDG-PET/CT

DAVÌ, GIACOMO
2022/2023

Abstract

Contesto: Il carcinoma tiroideo (TC) è caratterizzato da un’ottima prognosi; infatti, la sopravvivenza a 5 anni dei pazienti affetti da tale neoplasia nella forma ben differenziata, localizzata o con coinvolgimento dei linfonodi loco-regionali, si avvicina al 100%. Tuttavia, nel 5-10% dei casi è possibile che si sviluppi una malattia avanzata che, nel 60-70% dei pazienti, è, o diviene, radioiodio refrattaria (RAI-R). Il trattamento del carcinoma tiroideo radioiodio refrattario (RAI-R TC) in progressione rapida, metastatico o localmente avanzato, è basato sugli inibitori tirosin-chinasici (TKI). In particolare, AIFA ed EMA hanno approvato l’utilizzo del lenvatinib come farmaco di I linea in questi pazienti. Metodi: Si tratta di uno studio retrospettivo osservazionale di coorte multicentrico, nel quale i pazienti affetti da RAI-R TC dovevano aver eseguito una 18F-FDG PET/CT non oltre 6 mesi prima l’avvio di terapia con lenvatinib. In seguito, il follow-up è stato eseguito con esami morfologici (CT o RMN). Gli endpoint dello studio erano: la best response alle indagini morfologiche secondo i criteri RECIST 1.1; la sopravvivenza libera da malattia (PFS); l’eventuale progressione di malattia in corso di follow-up; la sopravvivenza globale (OS) e l’eventuale decesso. L’obiettivo finale era di identificare un’eventuale correlazione tra questi endpoint e i valori di SUVmax delle lesioni più captanti e più grandi. Risultati: Nello studio sono stati inclusi 20 pazienti. Il follow-up mediano è stato di 40 mesi. Per l’endpoint best response, il 50% dei pazienti ha mostrato una risposta parziale (PR), il 45% una stabilità di malattia (SD) e soltanto in un paziente (5%) è stata evidenziata una progressione di malattia (PD). La PFS mediana è stata di 23 mesi. La progressione di malattia è stata osservata nella metà della popolazione (50%). L’OS mediana è stata di 25 mesi; inoltre, 11/20 dei pazienti (55%) sono deceduti in corso di follow-up. Non è stata identificata alcuna correlazione statisticamente significativa tra i valori di SUVmax e gli endpoint dello studio. È stata analizzata anche l’eventuale presenza di fattori influenzanti i valori dei parametri PET; in particolare, non è stata osservata alcuna correlazione tra essi e la presenza di cellule ossifile, nonostante i valori fossero più elevati nei RAI-R TC in cui esse erano presenti. É risultata significativa la correlazione tra i diversi istotipi di RAI-R TC e i SUVmax delle lesioni più grandi. Questo dato è stato, con certa probabilità, influenzato da una serie di fattori tra cui la numerosità campionaria e la presenza di un solo carcinoma oncocitico con elevata captazione all’interno del campione. Conclusioni: Lo studio condotto ha individuato buoni risultati in termini di best response nei pazienti affetti da RAI-R TC in trattamento con lenvatinib; infatti, il 95% di essi ha mostrato una PR o una SD. Secondo i dati riscontrati, i valori di SUVmax non permettono di predire la risposta dei pazienti affetti da RAI-R TC al lenvatinib. La presenza di una sola PD e la numerosità campionaria suggeriscono che il ruolo predittivo della 18F-FDG PET/CT necessita di ulteriori analisi e ricerche. Questo lavoro pone le basi per studi successivi, in cui la ricerca di predittori si potrà focalizzare su altri parametri PET più specifici, quali MTV e TLG, che hanno mostrato risultati promettenti, ma che sono meno disponibili nella pratica clinica.
Radioiodine-refractory thyroid carcinoma treated with lenvatinib and functional imaging: the predictive value of 18FDG-PET/CT for tumour response to sistemic therapy
Background: Thyroid cancer (TC) is characterized by a favourable prognosis. In fact, the 5-year survival rate is close to 100% for patients affected by this neoplasia in its well-differentiated, localized form or with locoregional lymph node involvement. However, in 5-10% of cases it is possible for advanced disease to develop which, in 60-70% of patients, is, or becomes, radioiodine refractory (RAI-R). The treatment of rapidly progressing, metastatic or locally advanced radioiodine-refractory thyroid carcinoma (RAI-R TC) is with tyrosine kinase inhibitors (TKIs). Specifically, both AIFA and EMA have approved the use of lenvatinib as a first-line treatment drug in these patients. Methods: This is a retrospective observational multicentre cohort study, in which RAI-R TC patients were required to have had undergone an 18F-FDG PET/CT no later than 6 months prior to the initiation of Lenvatinib treatment. Thereafter, follow-up was carried out by means of morphological examinations (CT or MRI). The study endpoints were: best response to morphological investigations according to RECIST 1.1 criteria; progression-free survival (PFS); any disease progression during follow-up; overall survival (OS) and any mortality. The final purpose was to identify a potential correlation between these endpoints and the SUVmax values of the largest and most contrast-enhancing lesions. Results: The study involved 20 patients. The median follow-up was of 40 months. For the best response endpoint, 50% of the patients showed a partial response (PR), 45% a stable disease (SD) and only one patient (5%) showed a progressive disease (PD). The median PFS was of 23 months. Disease progression was reported in half of the patient population (50%). The median OS was of 25 months. In addition, 11/20 patients (55%) deceased during follow-up. No statistically significant correlation was identified between SUVmax values and study endpoints. The possible occurrence of factors influencing PET parameter values was also investigated. In particular, no correlation was observed between them and the presence of oxyphil cells, although the values were higher in the RAI-R TCs in which they were present. There was a significant correlation between the different RAI-R TC histotypes and the SUVmax of the largest lesions. This finding was most likely impacted by a number of factors including sample size and the occurrence of only one oncocytic carcinoma with high uptake within the sample. Conclusions: The study reported good results in terms of best response in RAI-R TC patients treated with Lenvatinib. In fact, 95% of them showed a PR or SD. According to the data collected, SUVmax values do not predict the response of RAI-R TC patients to Lenvatinib. The presence of only one PD and the sample size suggest that the predictive role of 18F-FDG PET/CT needs further analysis and research. This research lays the groundwork for subsequent studies in which the search for predictors could focus on other more specific PET parameters, such as MTV and TLG, which have shown promising results but are more difficult to implement in clinical practice.
GROTTOLI, SILVIA
IMPORT TESI SOLO SU ESSE3 DAL 2018
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