Background. The cortical bone trajectory for posterior fixation offers several advantages. Among them, less dissection of the paravertebral muscles allows for less postoperative bleeding and pain, enabling faster recovery. For at least 10 years, these screws have been routinely integrated in the treatment of degenerative diseases of the lumbar spine at our Neurosurgery Unit. The aim of this retrospective analysis is to define the clinical and radiological outcome, in the short- and long-term, in patients undergoing circumferential fusion through a posterior approach (TLIF/PLIF) with CBT screws. Methods. All patients affected by degenerative spine disease who underwent circumferential fusion with CBT screws between 2018 and 2023 were considered. The availability of clinical information (radicular and axial pain were assessed using the NRS scale, as well as the maximum walking distance before symptom onset at 1 month, 12 months after surgery, and at the last follow-up) which was obtained through a telephone interview was considered main inclusion criterion of the study. An overall pain score was obtained using the Smiley-Webster Pain Scale, along with the patient's satisfaction regarding the surgical procedure they underwent. Results. A total of 196 patients underwent circumferential fusion using the "minimally access surgery – MAS"-TLIF/PLIF technique during the specified period. In 91.3% of cases, the procedure involved a single level (L4-5 in 57.9% of cases). An interbody fusion with TLIF (93.4%) or PLIF (3.6%) was performed on 207 levels, with an average cage height of 10.02 mm. A total of 812 CBT screws were placed (16 at L3, 242 at L4, 378 at L5, and 176 at S1), planned in 79.1% of cases by 3D planning and in 19.8% by templates. Length and diameter were significantly greater (p<0.001) in L4 and L5 screws placed through 3D-printed patient-specific guides. Two cases of screw misplacement without clinical significance occurred in the freehand positioning group. The surgery lasted an average of 191.4 minutes, and in 6 out of 196 cases, an incidental durotomy occurred, without the development of postoperative cerebrospinal fluid leakage. A total of 91.3% of patients were mobilized on the first postoperative day, and the average hospital stay was 3 days. One month after surgery, pain improved for most patients (mean NRS 3.9 for radicular pain and 4.1 for axial pain), with a 240% increase in patients who did not report problems during ambulation. One year after surgery, both pain (radicular 2.7, axial 2.8) and walking distance (418 meters) further improved. At the last follow-up (44.3±19.1 months), a slight decrease in the number of patients without walking issues was recorded (from 158 to 148). A total of 67.2% of patients reported a satisfactory response on the Smiley-Webster scale. Conclusions. This study, conducted in a large sample with an adequate mean follow-up, further confirms the safety and reliability of CBT screws in degenerative disease, with a low rate of intraoperative, early and late complications. However, the retrospective nature of the analysis, the absence of a control group, and the lack of adequate preoperative and postoperative radiological data limit the results described. Future prospective studies, with long-term evaluations (e.g., 10 years) and prognostic factor analyses, could further clarify the effectiveness and limitations of this surgical approach.

Background. La traiettoria corticopeduncolare per la fissazione posteriore offre numerosi vantaggi. Tra questi una minore dissezione dei muscoli paravertebrali permette di ridurre il sanguinamento ed il dolore postoperatorio, consentendo un recupero più rapido. Da almeno 10 anni queste viti sono state routinariamente integrate nel trattamento delle patologie degenerative del rachide lombare presso la nostra Unità di Neurochirurgia. L’obiettivo di questa analisi retrospettiva è definire l’outcome clinico e radiologico, nel breve e nel lungo termine, nei pazienti sottoposti ad artrodesi circonferenziali mediante approccio posteriore (TLIF/PLIF) e viti CBT. Metodi. Sono stati considerati tutti i pazienti affetti da malattia degenerativa della colonna sottoposti ad artrodesi circonferenziale con viti CBT nel periodo 2018-2023. La disponibilità delle informazioni cliniche (il dolore radicolare ed assiale attraverso la scala NRS e la distanza massima percorribile deambulando prima dell’insorgenza dei sintomi a 1 mese, 12 mesi dall’intervento e all’ultimo follow up) ottenute da un’intervista telefonica è stata considerata un criterio d’inclusione. È stato ottenuto un punteggio complessivo del dolore attraverso la Smiley-Webster Pain Scale oltre alla soddisfazione del paziente circa la procedura chirurgica a cui è stato sottoposto. Risultati. Un totale di 196 pazienti è stato sottoposto ad artrodesi circonferenziale “minimally access surgery – MAS”-TLIF/PLIF nel periodo indicato. Nel 91.3% dei casi la procedura ha interessato un solo livello (L4-5 nel 57.9% dei casi). Una fusione intersomatica con TLIF (93.4%) o PLIF (3.6%) è stata condotta su 207 livelli con un’altezza media della cage di 10.02 mm. Sono state posizionate 812 viti CBT (16 su L3, 242 su L4, 378 su L5 e 176 su S1), pianificate nel 79.1% attraverso planning 3D, nel 19.8% con mascherine. Lunghezza e diametro sono risultati significativamente maggiori (p<0.001) nelle viti di L4 e di L5 posizionate attraverso le guide paziente-specifiche stampate 3D. Due casi di malposizionamento delle viti senza rilevanza clinica si sono verificate nel gruppo del posizionamento a mano libera. L’intervento è durato mediamente 191.4 minuti ed in 6/196 si è verificata una durotomia incidentale senza comparsa di fistola nel postoperatorio. Il 91.3% dei pazienti si è mobilizzato in prima giornata postoperatoria e la degenza media è risultata di 3 giorni. Ad un mese dall’intervento il dolore è migliorato per la gran parte dei pazienti (NRS medio 3.9 per il dolore radicolare e 4.1 per l’assiale), con incremento del 240% dei pazienti che non lamentavano problematiche durante la deambulazione. Ad un anno dall’intervento sono ulteriormente migliorati sia il dolore (radicolare 2.7, assiale 2.8) che la deambulazione (418 metri). All’ultimo follow-up (44.3±19.1 mesi) si è registrato una lieve diminuzione dei pazienti senza problematiche nella deambulazione (da 158 a 148). Il 67.2% dei pazienti ha presentato una risposta soddisfacente sulla scala di Smiley-Webster. Conclusioni. Lo studio, condotto su un ampio campione con un follow up medio adeguato, conferma ulteriormente la sicurezza e l’affidabilità delle viti CBT nella malattia degenerativa con un basso tasso di complicanze intraoperatorie, nel breve e nel lungo termine. Tuttavia, la natura retrospettiva dell’analisi, la mancanza di un gruppo di confronto e la mancanza di dati radiologici preoperatori e postoperatori adeguati limitano i risultati descritti. Studi prospettici futuri, con valutazioni a lungo termine (es. 10 anni) e analisi dei fattori prognostici, potrebbero chiarire ulteriormente l’efficacia e le limitazioni di questo approccio chirurgico.

Risultati clinici e radiologici della fissazione circonferenziale posteriore con viti cortico-peduncolari: esperienza monocentrica di 5 anni

GIORDANA, JACOPO
2024/2025

Abstract

Background. La traiettoria corticopeduncolare per la fissazione posteriore offre numerosi vantaggi. Tra questi una minore dissezione dei muscoli paravertebrali permette di ridurre il sanguinamento ed il dolore postoperatorio, consentendo un recupero più rapido. Da almeno 10 anni queste viti sono state routinariamente integrate nel trattamento delle patologie degenerative del rachide lombare presso la nostra Unità di Neurochirurgia. L’obiettivo di questa analisi retrospettiva è definire l’outcome clinico e radiologico, nel breve e nel lungo termine, nei pazienti sottoposti ad artrodesi circonferenziali mediante approccio posteriore (TLIF/PLIF) e viti CBT. Metodi. Sono stati considerati tutti i pazienti affetti da malattia degenerativa della colonna sottoposti ad artrodesi circonferenziale con viti CBT nel periodo 2018-2023. La disponibilità delle informazioni cliniche (il dolore radicolare ed assiale attraverso la scala NRS e la distanza massima percorribile deambulando prima dell’insorgenza dei sintomi a 1 mese, 12 mesi dall’intervento e all’ultimo follow up) ottenute da un’intervista telefonica è stata considerata un criterio d’inclusione. È stato ottenuto un punteggio complessivo del dolore attraverso la Smiley-Webster Pain Scale oltre alla soddisfazione del paziente circa la procedura chirurgica a cui è stato sottoposto. Risultati. Un totale di 196 pazienti è stato sottoposto ad artrodesi circonferenziale “minimally access surgery – MAS”-TLIF/PLIF nel periodo indicato. Nel 91.3% dei casi la procedura ha interessato un solo livello (L4-5 nel 57.9% dei casi). Una fusione intersomatica con TLIF (93.4%) o PLIF (3.6%) è stata condotta su 207 livelli con un’altezza media della cage di 10.02 mm. Sono state posizionate 812 viti CBT (16 su L3, 242 su L4, 378 su L5 e 176 su S1), pianificate nel 79.1% attraverso planning 3D, nel 19.8% con mascherine. Lunghezza e diametro sono risultati significativamente maggiori (p<0.001) nelle viti di L4 e di L5 posizionate attraverso le guide paziente-specifiche stampate 3D. Due casi di malposizionamento delle viti senza rilevanza clinica si sono verificate nel gruppo del posizionamento a mano libera. L’intervento è durato mediamente 191.4 minuti ed in 6/196 si è verificata una durotomia incidentale senza comparsa di fistola nel postoperatorio. Il 91.3% dei pazienti si è mobilizzato in prima giornata postoperatoria e la degenza media è risultata di 3 giorni. Ad un mese dall’intervento il dolore è migliorato per la gran parte dei pazienti (NRS medio 3.9 per il dolore radicolare e 4.1 per l’assiale), con incremento del 240% dei pazienti che non lamentavano problematiche durante la deambulazione. Ad un anno dall’intervento sono ulteriormente migliorati sia il dolore (radicolare 2.7, assiale 2.8) che la deambulazione (418 metri). All’ultimo follow-up (44.3±19.1 mesi) si è registrato una lieve diminuzione dei pazienti senza problematiche nella deambulazione (da 158 a 148). Il 67.2% dei pazienti ha presentato una risposta soddisfacente sulla scala di Smiley-Webster. Conclusioni. Lo studio, condotto su un ampio campione con un follow up medio adeguato, conferma ulteriormente la sicurezza e l’affidabilità delle viti CBT nella malattia degenerativa con un basso tasso di complicanze intraoperatorie, nel breve e nel lungo termine. Tuttavia, la natura retrospettiva dell’analisi, la mancanza di un gruppo di confronto e la mancanza di dati radiologici preoperatori e postoperatori adeguati limitano i risultati descritti. Studi prospettici futuri, con valutazioni a lungo termine (es. 10 anni) e analisi dei fattori prognostici, potrebbero chiarire ulteriormente l’efficacia e le limitazioni di questo approccio chirurgico.
Clinical and radiological outcomes of posterior circumferential fixation with cortical bone trajectory screws: 5 years monocentric experience
Background. The cortical bone trajectory for posterior fixation offers several advantages. Among them, less dissection of the paravertebral muscles allows for less postoperative bleeding and pain, enabling faster recovery. For at least 10 years, these screws have been routinely integrated in the treatment of degenerative diseases of the lumbar spine at our Neurosurgery Unit. The aim of this retrospective analysis is to define the clinical and radiological outcome, in the short- and long-term, in patients undergoing circumferential fusion through a posterior approach (TLIF/PLIF) with CBT screws. Methods. All patients affected by degenerative spine disease who underwent circumferential fusion with CBT screws between 2018 and 2023 were considered. The availability of clinical information (radicular and axial pain were assessed using the NRS scale, as well as the maximum walking distance before symptom onset at 1 month, 12 months after surgery, and at the last follow-up) which was obtained through a telephone interview was considered main inclusion criterion of the study. An overall pain score was obtained using the Smiley-Webster Pain Scale, along with the patient's satisfaction regarding the surgical procedure they underwent. Results. A total of 196 patients underwent circumferential fusion using the "minimally access surgery – MAS"-TLIF/PLIF technique during the specified period. In 91.3% of cases, the procedure involved a single level (L4-5 in 57.9% of cases). An interbody fusion with TLIF (93.4%) or PLIF (3.6%) was performed on 207 levels, with an average cage height of 10.02 mm. A total of 812 CBT screws were placed (16 at L3, 242 at L4, 378 at L5, and 176 at S1), planned in 79.1% of cases by 3D planning and in 19.8% by templates. Length and diameter were significantly greater (p<0.001) in L4 and L5 screws placed through 3D-printed patient-specific guides. Two cases of screw misplacement without clinical significance occurred in the freehand positioning group. The surgery lasted an average of 191.4 minutes, and in 6 out of 196 cases, an incidental durotomy occurred, without the development of postoperative cerebrospinal fluid leakage. A total of 91.3% of patients were mobilized on the first postoperative day, and the average hospital stay was 3 days. One month after surgery, pain improved for most patients (mean NRS 3.9 for radicular pain and 4.1 for axial pain), with a 240% increase in patients who did not report problems during ambulation. One year after surgery, both pain (radicular 2.7, axial 2.8) and walking distance (418 meters) further improved. At the last follow-up (44.3±19.1 months), a slight decrease in the number of patients without walking issues was recorded (from 158 to 148). A total of 67.2% of patients reported a satisfactory response on the Smiley-Webster scale. Conclusions. This study, conducted in a large sample with an adequate mean follow-up, further confirms the safety and reliability of CBT screws in degenerative disease, with a low rate of intraoperative, early and late complications. However, the retrospective nature of the analysis, the absence of a control group, and the lack of adequate preoperative and postoperative radiological data limit the results described. Future prospective studies, with long-term evaluations (e.g., 10 years) and prognostic factor analyses, could further clarify the effectiveness and limitations of this surgical approach.
VERCELLI, ALESSANDRO
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