Introduction: Advanced ovarian carcinoma is one of the leading causes of death in gynecologic oncology. Seventy percent of patients experience disease recurrence after first-line treatment, which includes cytoreductive surgery and platinum-based chemotherapy. The introduction of maintenance therapy with the antiangiogenic agent bevacizumab and PARP inhibitors (PARPis) has resulted in a significant progression-free survival (PFS) benefit and has led to a 6.3% reduction in mortality over the past decade. The choice of maintenance therapy should be based on disease stage, surgical timing, residual tumor, the patient’s genetic profile, and the genomic profile of the disease, as well as the radiologic, biochemical, and histopathologic response to first-line chemotherapy. Objectives: The aim of this study is to analyze the impact of first-line maintenance therapy on PFS in advanced ovarian carcinoma and to identify potential predictive factors of response to treatment with PARPis. Materials and Methods: A retrospective study was conducted on 79 patients with a new diagnosis of advanced ovarian carcinoma treated between 2021 and 2024 at the SCDU of Gynecology and Obstetrics of AO Mauriziano Umberto I. Clinical and demographic data were analyzed, including age, performance status, BRCA mutational status, homologous recombination deficiency (HRD) assessed using Myriad myChoice CDx or SOPHiA DDM tests, and the response to neoadjuvant chemotherapy where indicated, expressed in terms of radiological response, Chemotherapy Response Score (CRS), and KELIM score. PFS curves were generated using the actuarial Kaplan-Meier product-limit method. Differences between curves were assessed using the Log-Rank test. A univariate Cox regression analysis was performed to investigate risk factors for disease progression. Results: A statistically significant association (p=0.003) was observed between BRCA/HRD status and PFS. Furthermore, Kaplan-Meier curves highlighted that patients with wtBRCA/negative HRD exhibited a more rapid disease decline and a higher probability of early recurrence compared to HRD-positive or BRCA-mutated patients. Among wtBRCA/HRD-negative patients, maintenance therapy with niraparib or bevacizumab showed improved PFS compared to those who did not receive maintenance therapy or were treated with olaparib within a study protocol. A borderline statistically significant association (p=0.05) was observed between the Genomic Instability Index (GII), obtained through the SOPHiA test, and PFS. The median PFS in patients with GII>0 was 24.5 months, while in HRD-negative patients, it was 19 months. Additionally, in our cohort, most patients who experienced recurrence had a GII≤0. Linear regression analysis highlighted a correlation between the KELIM score and GII and Genomic Instability Score values. Conclusions: Our results confirm longer PFS in BRCA-mutated and HRD-positive patients undergoing maintenance therapy with PARPis. The GII, assessed using the SOPHiA DDM test, is confirmed as a valid predictor of PFS. The evaluation of the KELIM score in patients undergoing neoadjuvant chemotherapy could provide an alternative predictor of the expected benefit from maintenance therapy, especially in cases of suspected false-negative HRD test results or in settings with limited availability of such testing.
Introduzione: il carcinoma ovarico avanzato è una delle principali cause di morte nell’ambito della ginecologia oncologica. Il 70% delle pazienti va incontro a recidiva di malattia dopo il trattamento di prima istanza, che si avvale di chirurgia citoriduttiva e chemioterapia a base di platino. L’introduzione della terapia di mantenimento con l’antiangiogenico bevacizumab e gli inibitori di PARP (PARPis) ha determinato un vantaggio significativo in termini di sopravvivenza libera da progressione (PFS) e ha permesso di ottenere un calo della mortalità del 6.3% nell’ultima decade. La scelta della terapia di mantenimento deve basarsi su stadio di malattia, timing chirurgico, residuo tumorale, profilo genetico della paziente e genomico della malattia, sulla risposta radiologica, biochimica e anatomopatologica alla chemioterapia di prima linea. Obiettivi: l’obiettivo di questo studio è analizzare l’impatto della terapia di mantenimento di prima linea sulla PFS nel carcinoma ovarico avanzato e di identificare potenziali fattori predittivi di risposta al trattamento con PARPis. Materiali e metodi: è stato condotto uno studio retrospettivo su 79 pazienti con nuova diagnosi di carcinoma ovarico avanzato trattate dal 2021 al 2024 presso la SCDU di Ginecologia e Ostetricia dell’AO Mauriziano Umberto I. Sono stati analizzati dati clinici e demografici: età, performance status, stato mutazionale di BRCA, il deficit di ricombinazione omologa (HRD) tramite test Myriad myChoice CDx o SOPHiA DDM e la risposta alla chemioterapia neoadiuvante laddove indicata, espressa in termini di risposta radiologica, CRS (Chemotherapy Response Score) e KELIM score. Quindi sono state prodotte curve di PFS con tecnica attuariale mediante il prodotto limite di Kaplan-Meier. La differenza tra le curve è stata dimostrata mediante test statistico del Log Rank. Per lo studio dei fattori di rischio per la progressione di malattia è stata effettuata un’analisi monovariata di regressione logistica secondo Cox. Risultati: Si è osservata un’associazione statisticamente significativa (p=0.003) tra lo stato di BRCA/HRD e la PFS. Inoltre, le curve di Kaplan-Meier hanno messo in evidenza come le pazienti con wtBRCA/HRD negativo abbiano un declino di malattia più rapido con una maggiore probabilità di recidiva precoce rispetto alle pazienti HRD positive o con BRCA mutato. Nelle pazienti con wtBRCA/HRD negativo, la terapia di mantenimento con niraparib o bevacizumab ha mostrato un miglioramento della PFS rispetto a chi non ha ricevuto mantenimento o è stata trattata con olaparib nell’ambito di un protocollo di studio. È stata osservata un’associazione al limite della significatività statistica (p=0.05) tra il Genomic Instability Index (GII), ottenuto tramite test SOPHiA, e la PFS. La PFS media nel gruppo di pazienti con GII>0 è di 24.5 mesi, mentre nelle pazienti HRD negative è di 19 mesi. In aggiunta, nella nostra coorte di pazienti la maggior parte di coloro che sono andate incontro a recidiva avevano un GII≤0. L’analisi di regressione lineare ha messo in evidenza una correlazione tra il KELIM score e i valori di GII e Genomic Instability Score. Conclusioni: I nostri risultati confermano una maggior PFS nelle pazienti BRCA mutate e HRD positive sottoposte a terapia di mantenimento con PARPis. Il GII, valutato tramite il test SOPHiA DDM, si conferma un valido indicatore predittivo della PFS. La valutazione del KELIM score nelle pazienti sottoposte a chemioterapia neoadiuvante potrebbe fornire un’alternativa come predittore del beneficio atteso dalla terapia di mantenimento, specie in caso di sospetta falsa negatività del test HRD o in contesti con scarsa disponibilità di tale test.
La terapia di mantenimento di I linea del carcinoma ovarico avanzato: impatto sulla sopravvivenza e fattori predittivi di risposta al trattamento.
LABBATE, MARTINA
2023/2024
Abstract
Introduzione: il carcinoma ovarico avanzato è una delle principali cause di morte nell’ambito della ginecologia oncologica. Il 70% delle pazienti va incontro a recidiva di malattia dopo il trattamento di prima istanza, che si avvale di chirurgia citoriduttiva e chemioterapia a base di platino. L’introduzione della terapia di mantenimento con l’antiangiogenico bevacizumab e gli inibitori di PARP (PARPis) ha determinato un vantaggio significativo in termini di sopravvivenza libera da progressione (PFS) e ha permesso di ottenere un calo della mortalità del 6.3% nell’ultima decade. La scelta della terapia di mantenimento deve basarsi su stadio di malattia, timing chirurgico, residuo tumorale, profilo genetico della paziente e genomico della malattia, sulla risposta radiologica, biochimica e anatomopatologica alla chemioterapia di prima linea. Obiettivi: l’obiettivo di questo studio è analizzare l’impatto della terapia di mantenimento di prima linea sulla PFS nel carcinoma ovarico avanzato e di identificare potenziali fattori predittivi di risposta al trattamento con PARPis. Materiali e metodi: è stato condotto uno studio retrospettivo su 79 pazienti con nuova diagnosi di carcinoma ovarico avanzato trattate dal 2021 al 2024 presso la SCDU di Ginecologia e Ostetricia dell’AO Mauriziano Umberto I. Sono stati analizzati dati clinici e demografici: età, performance status, stato mutazionale di BRCA, il deficit di ricombinazione omologa (HRD) tramite test Myriad myChoice CDx o SOPHiA DDM e la risposta alla chemioterapia neoadiuvante laddove indicata, espressa in termini di risposta radiologica, CRS (Chemotherapy Response Score) e KELIM score. Quindi sono state prodotte curve di PFS con tecnica attuariale mediante il prodotto limite di Kaplan-Meier. La differenza tra le curve è stata dimostrata mediante test statistico del Log Rank. Per lo studio dei fattori di rischio per la progressione di malattia è stata effettuata un’analisi monovariata di regressione logistica secondo Cox. Risultati: Si è osservata un’associazione statisticamente significativa (p=0.003) tra lo stato di BRCA/HRD e la PFS. Inoltre, le curve di Kaplan-Meier hanno messo in evidenza come le pazienti con wtBRCA/HRD negativo abbiano un declino di malattia più rapido con una maggiore probabilità di recidiva precoce rispetto alle pazienti HRD positive o con BRCA mutato. Nelle pazienti con wtBRCA/HRD negativo, la terapia di mantenimento con niraparib o bevacizumab ha mostrato un miglioramento della PFS rispetto a chi non ha ricevuto mantenimento o è stata trattata con olaparib nell’ambito di un protocollo di studio. È stata osservata un’associazione al limite della significatività statistica (p=0.05) tra il Genomic Instability Index (GII), ottenuto tramite test SOPHiA, e la PFS. La PFS media nel gruppo di pazienti con GII>0 è di 24.5 mesi, mentre nelle pazienti HRD negative è di 19 mesi. In aggiunta, nella nostra coorte di pazienti la maggior parte di coloro che sono andate incontro a recidiva avevano un GII≤0. L’analisi di regressione lineare ha messo in evidenza una correlazione tra il KELIM score e i valori di GII e Genomic Instability Score. Conclusioni: I nostri risultati confermano una maggior PFS nelle pazienti BRCA mutate e HRD positive sottoposte a terapia di mantenimento con PARPis. Il GII, valutato tramite il test SOPHiA DDM, si conferma un valido indicatore predittivo della PFS. La valutazione del KELIM score nelle pazienti sottoposte a chemioterapia neoadiuvante potrebbe fornire un’alternativa come predittore del beneficio atteso dalla terapia di mantenimento, specie in caso di sospetta falsa negatività del test HRD o in contesti con scarsa disponibilità di tale test.File | Dimensione | Formato | |
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