This dissertation stems from the desire to fulfill the dream of an unpublished author, Giustino Corona, by proposing the analysis of two autobiographical short stories he wrote. Corona’s life and literary work unite two continents, narrating the journey of a young sardinian Salesian in East Timor and demonstrating how much a man can change in the face of love, after a shipwreck, or because of war. Another perspective is introduced: that of Corona’s return to Italy. Which is, simultaneously, his wife Maria Joana Dias Quintas’ first migratory experience. A comparison between two different stories of migration is made: that of a white privileged man, who already knew the language of the occupier and whose “profession” was a “settler”, and that of a nearly illiterate asian woman from a noble family, who lost her status and her health by moving to Europe. The analysis of the texts taken into consideration provides a comparison with the Portuguese language and with some words in Tétum and Fataluku, geographical and historical observations and cultural reflections. There is a stress on colonial mentality and socio-political matters. The author’s vast poetic production, religious and pseudo-scientific works are only briefly introduced; a view on Corona’s original sources is also presented. The thesis is completed by a series of archive photographic accounts and manuscripted notes, aimed at consolidating the study’s historical accuracy.

La tesi nasce dalla volontà di realizzare il sogno di un autore inedito, Giustino Corona, proponendo l'analisi di due racconti autobiografici da lui scritti. La vita e l'opera di Corona uniscono due continenti, narrando il viaggio di un giovane salesiano sardo a Timor Est e dimostrando quanto un uomo possa cambiare di fronte all'amore, dopo un naufragio, o a causa della guerra. L’altra prospettiva presente è quella del ritorno in Italia di Corona, che è al contempo la prima esperienza migratoria della moglie Maria Joana Dias Quintas. Si tratta del confronto tra due storie diverse di migrazione: quella di un uomo bianco, privilegiato, che conosce già la lingua degli occupanti e viene considerato “colono” di mestiere, e quella di una donna asiatica di famiglia nobile, pressoché analfabeta, che perde il suo status e la sua salute con l’arrivo in Europa. L’analisi dei testi presi in oggetto offre un raffronto con la lingua portoghese e con alcuni termini in lingua tetum e fataluku, osservazioni geografiche e storiche e riflessioni culturali. Vengono messe in evidenza la mentalità coloniale e le riflessioni socio-politiche. La poesia dell’autore, di ampia espansione, viene brevemente introdotta, così come le opere di carattere religioso e pseudo-scientifico; viene inoltre presentato uno sguardo sulle fonti originali di Corona. Il lavoro di tesi è ultimato da una serie di fonti fotografiche d’archivio e note manoscritte, volte a consolidare l’accuratezza storica della ricerca.

Mio Nonno dall'anima felina. La vita di Giustino Corona a Timor-Leste tra Memoria e Identità.

STIZZOLI, AURORA
2024/2025

Abstract

La tesi nasce dalla volontà di realizzare il sogno di un autore inedito, Giustino Corona, proponendo l'analisi di due racconti autobiografici da lui scritti. La vita e l'opera di Corona uniscono due continenti, narrando il viaggio di un giovane salesiano sardo a Timor Est e dimostrando quanto un uomo possa cambiare di fronte all'amore, dopo un naufragio, o a causa della guerra. L’altra prospettiva presente è quella del ritorno in Italia di Corona, che è al contempo la prima esperienza migratoria della moglie Maria Joana Dias Quintas. Si tratta del confronto tra due storie diverse di migrazione: quella di un uomo bianco, privilegiato, che conosce già la lingua degli occupanti e viene considerato “colono” di mestiere, e quella di una donna asiatica di famiglia nobile, pressoché analfabeta, che perde il suo status e la sua salute con l’arrivo in Europa. L’analisi dei testi presi in oggetto offre un raffronto con la lingua portoghese e con alcuni termini in lingua tetum e fataluku, osservazioni geografiche e storiche e riflessioni culturali. Vengono messe in evidenza la mentalità coloniale e le riflessioni socio-politiche. La poesia dell’autore, di ampia espansione, viene brevemente introdotta, così come le opere di carattere religioso e pseudo-scientifico; viene inoltre presentato uno sguardo sulle fonti originali di Corona. Il lavoro di tesi è ultimato da una serie di fonti fotografiche d’archivio e note manoscritte, volte a consolidare l’accuratezza storica della ricerca.
The feline spirit of my Grandfather. The life of Giustino Corona in Timor-Leste through Memory and Identity.
This dissertation stems from the desire to fulfill the dream of an unpublished author, Giustino Corona, by proposing the analysis of two autobiographical short stories he wrote. Corona’s life and literary work unite two continents, narrating the journey of a young sardinian Salesian in East Timor and demonstrating how much a man can change in the face of love, after a shipwreck, or because of war. Another perspective is introduced: that of Corona’s return to Italy. Which is, simultaneously, his wife Maria Joana Dias Quintas’ first migratory experience. A comparison between two different stories of migration is made: that of a white privileged man, who already knew the language of the occupier and whose “profession” was a “settler”, and that of a nearly illiterate asian woman from a noble family, who lost her status and her health by moving to Europe. The analysis of the texts taken into consideration provides a comparison with the Portuguese language and with some words in Tétum and Fataluku, geographical and historical observations and cultural reflections. There is a stress on colonial mentality and socio-political matters. The author’s vast poetic production, religious and pseudo-scientific works are only briefly introduced; a view on Corona’s original sources is also presented. The thesis is completed by a series of archive photographic accounts and manuscripted notes, aimed at consolidating the study’s historical accuracy.
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