The work of Rodolfo il Glabro is inserted in a historical and cultural context deeply marked by anxiety, the perception of a spiritual crisis and fear of the supernatural. Through his narration, the monk traces a picture in which the world appears immersed in sin, prey to heresies and shaken by extraordinary events that take on the value of signs and omens. The Storie, composed in a period of profound transformations for the Church and medieval society, are proposed not only as a chronicle, but as a warning and testimony of human fragility before the divine power. The analysis carried out in this thesis develops along two main lines. The first is dedicated to heresies, described by Rodolfo as a disease that creeps among the people and that, like a poison, risks corrupting even members of the clergy. The author focuses in particular on the role of the devil in leading men astray, narrating episodes in which deception and dialectics become instruments through which Satan operates in the world. The second part focuses on the extraordinary events, manifestations of the supernatural, which fits into medieval everyday life: demonic appearances, divine punishments and misunderstood natural phenomena mark the story, helping to create a sense of inevitable decay. Despite being an expression of the monastic culture of the time, Rodolfo represents an atypical figure, distant from the centers of power and linked to a deeply personal vision of history. His work is not a simple chronicle, but an attempt to interpret the world through a theological reading that puts at the center sin and the need for redemption. His style, full of images and symbolic references, reflects a sensitivity in the balance between the rigour of ecclesiastical tradition and an almost obsessive perception of evil. Through the analysis of his work, this research aims to investigate the fears and tensions that characterized Rodolfo’s age, returning a complex picture in which the supernatural, the fear of divine punishment and the fragility of man are intertwined in a story that, although permeated by the vision of its author, continues to offer ideas for reflection on the mentality of the Middle Ages. In addition to the Storie, this research has used several historical sources prior to the author, including the writings of Paolo Diacono and Gregorio di Tours, as well as passages from the biblical prophets Jonah and Isaiah. In addition, studies such as Le donne nell’alto Medioevo by Lazzari, or Eretici ed eresie medievali by Merlo, have served to reconstruct an historical context rich in facets and particularities.
L’opera di Rodolfo il Glabro si inserisce in un contesto storico e culturale profondamente segnato dall’inquietudine, dalla percezione di una crisi spirituale e dal timore del soprannaturale. Attraverso la sua narrazione, il monaco traccia un quadro in cui il mondo appare immerso nel peccato, preda delle eresie e scosso da eventi straordinari che assumono valore di segni e presagi. Le Storie, composte in un periodo di profonde trasformazioni per la Chiesa e la società medievale, si propongono non solo come cronaca, ma come monito e testimonianza della fragilità umana di fronte alla potenza divina. L’analisi condotta in questa tesi si sviluppa lungo due direttrici principali. La prima è dedicata alle eresie, descritte da Rodolfo come un morbo che si insinua tra il popolo e che, come un veleno, rischia di corrompere anche i membri del clero. L’autore si sofferma in particolare sul ruolo del demonio nel traviare gli uomini, narrando episodi in cui l’inganno e la dialettica diventano strumenti attraverso i quali Satana opera nel mondo. La seconda parte si concentra sugli avvenimenti straordinari, manifestazioni del soprannaturale, il quale si inserisce nella quotidianità medievale: apparizioni demoniache, punizioni divine e fenomeni naturali incompresi scandiscono il racconto, contribuendo a creare un senso di ineluttabile decadenza. Pur essendo espressione della cultura monastica del tempo, Rodolfo rappresenta una figura atipica, distante dai centri di potere e legato a una visione profondamente personale della storia. La sua opera non è una semplice cronaca, ma un tentativo di interpretare il mondo attraverso una lettura teologica che pone al centro il peccato e la necessità di redenzione. Il suo stile, denso di immagini e richiami simbolici, riflette una sensibilità in bilico tra il rigore della tradizione ecclesiastica e una percezione quasi ossessiva del male. Attraverso l’analisi della sua opera, questa ricerca si propone di indagare le paure e le tensioni che caratterizzavano l’epoca di Rodolfo, restituendo un quadro complesso in cui il soprannaturale, il timore del castigo divino e la fragilità dell’uomo si intrecciano in un racconto che, seppur permeato dalla visione del suo autore, continua a offrire spunti di riflessione sulla mentalità del Medioevo. Oltre alle Storie, questa ricerca si è avvalsa di diverse fonti storiche antecedenti all’autore, tra cui gli scritti di Paolo Diacono e Gregorio di Tours, nonché di passi tratti dai profeti biblici Giona e Isaia. Inoltre, studi come Le donne nell’alto Medioevo di Lazzari, o Eretici ed eresie medievali di Merlo, sono serviti per ricostruire un contesto storico ricco di sfaccettature e di particolarità.
Paure e inquietudini attorno all'anno Mille - Un'analisi delle "Storie" di Rodolfo il Glabro
DI NAPOLI, ALICE
2023/2024
Abstract
L’opera di Rodolfo il Glabro si inserisce in un contesto storico e culturale profondamente segnato dall’inquietudine, dalla percezione di una crisi spirituale e dal timore del soprannaturale. Attraverso la sua narrazione, il monaco traccia un quadro in cui il mondo appare immerso nel peccato, preda delle eresie e scosso da eventi straordinari che assumono valore di segni e presagi. Le Storie, composte in un periodo di profonde trasformazioni per la Chiesa e la società medievale, si propongono non solo come cronaca, ma come monito e testimonianza della fragilità umana di fronte alla potenza divina. L’analisi condotta in questa tesi si sviluppa lungo due direttrici principali. La prima è dedicata alle eresie, descritte da Rodolfo come un morbo che si insinua tra il popolo e che, come un veleno, rischia di corrompere anche i membri del clero. L’autore si sofferma in particolare sul ruolo del demonio nel traviare gli uomini, narrando episodi in cui l’inganno e la dialettica diventano strumenti attraverso i quali Satana opera nel mondo. La seconda parte si concentra sugli avvenimenti straordinari, manifestazioni del soprannaturale, il quale si inserisce nella quotidianità medievale: apparizioni demoniache, punizioni divine e fenomeni naturali incompresi scandiscono il racconto, contribuendo a creare un senso di ineluttabile decadenza. Pur essendo espressione della cultura monastica del tempo, Rodolfo rappresenta una figura atipica, distante dai centri di potere e legato a una visione profondamente personale della storia. La sua opera non è una semplice cronaca, ma un tentativo di interpretare il mondo attraverso una lettura teologica che pone al centro il peccato e la necessità di redenzione. Il suo stile, denso di immagini e richiami simbolici, riflette una sensibilità in bilico tra il rigore della tradizione ecclesiastica e una percezione quasi ossessiva del male. Attraverso l’analisi della sua opera, questa ricerca si propone di indagare le paure e le tensioni che caratterizzavano l’epoca di Rodolfo, restituendo un quadro complesso in cui il soprannaturale, il timore del castigo divino e la fragilità dell’uomo si intrecciano in un racconto che, seppur permeato dalla visione del suo autore, continua a offrire spunti di riflessione sulla mentalità del Medioevo. Oltre alle Storie, questa ricerca si è avvalsa di diverse fonti storiche antecedenti all’autore, tra cui gli scritti di Paolo Diacono e Gregorio di Tours, nonché di passi tratti dai profeti biblici Giona e Isaia. Inoltre, studi come Le donne nell’alto Medioevo di Lazzari, o Eretici ed eresie medievali di Merlo, sono serviti per ricostruire un contesto storico ricco di sfaccettature e di particolarità.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/165375