This thesis explores the concept of ‘enemy’ in Simone Weil's thought, comparing it with the Gospel message, particularly the passage from Matthew 5:43-48, and analysing the role of pain as a tool for transformation. In the first chapter, Simone Weil's reflection on the concepts of ‘Force’ and ‘Enemy’ is introduced, examining how her philosophy interprets the idea of conflict and separation between human beings, which results in the concept of the enemy. Force is investigated as the adversary's will to prevaricate, following the line that the author traces in her work: ‘The Iliad or the Poem of Force’, in which force represents the engine that drives all relations between individuals, even if in some cases allies. Remaining in the context of war, but in general of a conflict between individuals, the concept of the enemy and who is behind it is analysed. In particular, the Gospel passage ‘Love your enemies’ is analysed to highlight how Christian teaching calls for overcoming hatred through universal love and the deconstruction of beliefs that fuel division. Particular attention is paid to the idea of extending the concept of neighbour also to enemies, which characterises this section of the Sermon on the Mount with respect to a misinterpreted oral tradition of the law. The second chapter focuses on the role of pain as an instrument of personal transformation. Physical pain and social marginalisation are analysed within a metaphysical background of misfortune, with a reference to the ‘becoming empty’ of Weil's philosophy, which implies an openness to the experience of the divine. The chapter also explores the connection between Christ's suffering on the cross and the previously discussed arguments about the power and characters of the Iliad mentioned. A particular focus is placed on the imitation of the cross, understood as an invitation to accept the cross, echoing Weil's acceptance of misfortune, and to practise forgiveness rather than judgement, following the example of Christ and the martyr Stephen. The third chapter questions the relevance of Simone Weil's philosophy and the Gospel message in contemporary society, proposing a reflection on ‘misfortune’ as an integral part of the human condition and on the importance of the acceptance of suffering as an inner work essential to a real transformation of the ego, which inevitably passes through self-denial in favour of an impersonal component. Next, the concept of the ‘Big Animal’ is explored, which represents the social structures that perpetuate division and conflict and are often the primary cause of the illusory beliefs behind the statement ‘that's my enemy’. It analyses how the social institution is a major obstacle to individual thinking and the inner work that would help deconstruct the concept of the enemy. The Big Animal is only concerned with its own interests and has no qualms about creating illusions or scapegoats that undoubtedly take advantage of the force that prevails over its neighbour. The thesis concludes with a reflection on the relevance of Weil's thought, suggesting that adopting a vision that goes beyond the logic of the enemy could be a powerful contribution to building a more just and compassionate society.

La tesi esplora il concetto di "nemico" nel pensiero di Simone Weil, confrontandolo con il messaggio evangelico, in particolare con il passo di Matteo 5:43-48, e analizzando il ruolo del dolore come strumento di trasformazione. Nel primo capitolo, si introduce la riflessione di Simone Weil sui concetti di "Forza" e "nemico", esaminando come la sua filosofia interpreti l’idea di conflitto e separazione tra esseri umani, che produce come conseguenza il concetto di nemico. La forza è indagata come volontà di prevaricazione dell’avversario seguendo la linea che l’autrice traccia nella sua opera: L’Iliade o il poema della forza”, nella quale la forza rappresenta il motore che muove tutte le relazioni tra gli individui, anche se in alcuni casi alleati. Rimanendo nel contesto della guerra, ma in generale di un conflitto tra individui, si analizza il concetto del nemico e chi si trova dietro di esso. In particolare, viene analizzato il passo evangelico "Amate i vostri nemici", per evidenziare come l'insegnamento cristiano inviti a superare l'odio attraverso l'amore universale e la decostruzione delle convinzioni che alimentano la divisione. Particolare attenzione viene rivolta all’idea di estensione del concetto di prossimo anche ai nemici, che caratterizza questa sezione del sermone sul monte rispetto ad una tradizione orale della legge male interpretata. Il secondo capitolo si concentra sul ruolo del dolore come strumento di trasformazione personale. Il dolore fisico e la marginalizzazione sociale vengono analizzati all’interno di uno sfondo metafisico di sventura, con un riferimento al "farsi vuoto" della filosofia di Weil, che implica un’apertura all’esperienza del divino. Il capitolo esplora anche la connessione tra la sofferenza di Cristo sulla croce e gli argomenti trattati in precedenza circa la forza e i personaggi dell’Iliade citati. Un focus particolare è posto sull’imitazione della Croce, intesa come un invito all’accettazione della croce, riprendendo l’accettazione della sventura di Weil, e a praticare il perdono piuttosto che il giudizio, seguendo l’esempio di Cristo e del martire Stefano. Il terzo capitolo si interroga sulla rilevanza della filosofia di Simone Weil e del messaggio evangelico nella società contemporanea, proponendo una riflessione sulla "sventura" come parte integrante della condizione umana e sull’importanza dell’accettazione della sofferenza come opera interiore essenziale ad una reale trasformazione dell’Io, che passa inevitabilmente dalla negazione di sé stesso, in favore di una componente impersonale. Successivamente, viene esplorato il concetto del "Grosso Animale" che rappresenta le strutture sociali che perpetuano la divisione e il conflitto e spesso sono la prima causa delle convinzioni illusorie che si celano dietro all’affermazione “quello è un mio nemico”. Si analizza come l’istituzione sociale sia un grosso ostacolo al pensiero individuale e all’opera interiore che aiuterebbe alla decostruzione del concetto di nemico. Il Grosso Animale si preoccupa solo dei suoi interessi e non si fa scrupoli a creare illusioni o capri espiatori che senza dubbio usufruiscono della forza che prevarica il prossimo. La tesi si conclude con una riflessione sull'attualità del pensiero di Weil, suggerendo che l’adozione di una visione che supera la logica del nemico potrebbe rappresentare un potente contributo per la costruzione di una società più giusta e compassionevole.

Non abbiamo nemici: Simone Weil, la sventura e la rilettura del nemico tra filosofia e teologia

DI RUOCCO, DANIELE
2023/2024

Abstract

La tesi esplora il concetto di "nemico" nel pensiero di Simone Weil, confrontandolo con il messaggio evangelico, in particolare con il passo di Matteo 5:43-48, e analizzando il ruolo del dolore come strumento di trasformazione. Nel primo capitolo, si introduce la riflessione di Simone Weil sui concetti di "Forza" e "nemico", esaminando come la sua filosofia interpreti l’idea di conflitto e separazione tra esseri umani, che produce come conseguenza il concetto di nemico. La forza è indagata come volontà di prevaricazione dell’avversario seguendo la linea che l’autrice traccia nella sua opera: L’Iliade o il poema della forza”, nella quale la forza rappresenta il motore che muove tutte le relazioni tra gli individui, anche se in alcuni casi alleati. Rimanendo nel contesto della guerra, ma in generale di un conflitto tra individui, si analizza il concetto del nemico e chi si trova dietro di esso. In particolare, viene analizzato il passo evangelico "Amate i vostri nemici", per evidenziare come l'insegnamento cristiano inviti a superare l'odio attraverso l'amore universale e la decostruzione delle convinzioni che alimentano la divisione. Particolare attenzione viene rivolta all’idea di estensione del concetto di prossimo anche ai nemici, che caratterizza questa sezione del sermone sul monte rispetto ad una tradizione orale della legge male interpretata. Il secondo capitolo si concentra sul ruolo del dolore come strumento di trasformazione personale. Il dolore fisico e la marginalizzazione sociale vengono analizzati all’interno di uno sfondo metafisico di sventura, con un riferimento al "farsi vuoto" della filosofia di Weil, che implica un’apertura all’esperienza del divino. Il capitolo esplora anche la connessione tra la sofferenza di Cristo sulla croce e gli argomenti trattati in precedenza circa la forza e i personaggi dell’Iliade citati. Un focus particolare è posto sull’imitazione della Croce, intesa come un invito all’accettazione della croce, riprendendo l’accettazione della sventura di Weil, e a praticare il perdono piuttosto che il giudizio, seguendo l’esempio di Cristo e del martire Stefano. Il terzo capitolo si interroga sulla rilevanza della filosofia di Simone Weil e del messaggio evangelico nella società contemporanea, proponendo una riflessione sulla "sventura" come parte integrante della condizione umana e sull’importanza dell’accettazione della sofferenza come opera interiore essenziale ad una reale trasformazione dell’Io, che passa inevitabilmente dalla negazione di sé stesso, in favore di una componente impersonale. Successivamente, viene esplorato il concetto del "Grosso Animale" che rappresenta le strutture sociali che perpetuano la divisione e il conflitto e spesso sono la prima causa delle convinzioni illusorie che si celano dietro all’affermazione “quello è un mio nemico”. Si analizza come l’istituzione sociale sia un grosso ostacolo al pensiero individuale e all’opera interiore che aiuterebbe alla decostruzione del concetto di nemico. Il Grosso Animale si preoccupa solo dei suoi interessi e non si fa scrupoli a creare illusioni o capri espiatori che senza dubbio usufruiscono della forza che prevarica il prossimo. La tesi si conclude con una riflessione sull'attualità del pensiero di Weil, suggerendo che l’adozione di una visione che supera la logica del nemico potrebbe rappresentare un potente contributo per la costruzione di una società più giusta e compassionevole.
We have no enemies: Simone Weil, misfortune and the reinterpretation of the enemy between philosophy and theology
This thesis explores the concept of ‘enemy’ in Simone Weil's thought, comparing it with the Gospel message, particularly the passage from Matthew 5:43-48, and analysing the role of pain as a tool for transformation. In the first chapter, Simone Weil's reflection on the concepts of ‘Force’ and ‘Enemy’ is introduced, examining how her philosophy interprets the idea of conflict and separation between human beings, which results in the concept of the enemy. Force is investigated as the adversary's will to prevaricate, following the line that the author traces in her work: ‘The Iliad or the Poem of Force’, in which force represents the engine that drives all relations between individuals, even if in some cases allies. Remaining in the context of war, but in general of a conflict between individuals, the concept of the enemy and who is behind it is analysed. In particular, the Gospel passage ‘Love your enemies’ is analysed to highlight how Christian teaching calls for overcoming hatred through universal love and the deconstruction of beliefs that fuel division. Particular attention is paid to the idea of extending the concept of neighbour also to enemies, which characterises this section of the Sermon on the Mount with respect to a misinterpreted oral tradition of the law. The second chapter focuses on the role of pain as an instrument of personal transformation. Physical pain and social marginalisation are analysed within a metaphysical background of misfortune, with a reference to the ‘becoming empty’ of Weil's philosophy, which implies an openness to the experience of the divine. The chapter also explores the connection between Christ's suffering on the cross and the previously discussed arguments about the power and characters of the Iliad mentioned. A particular focus is placed on the imitation of the cross, understood as an invitation to accept the cross, echoing Weil's acceptance of misfortune, and to practise forgiveness rather than judgement, following the example of Christ and the martyr Stephen. The third chapter questions the relevance of Simone Weil's philosophy and the Gospel message in contemporary society, proposing a reflection on ‘misfortune’ as an integral part of the human condition and on the importance of the acceptance of suffering as an inner work essential to a real transformation of the ego, which inevitably passes through self-denial in favour of an impersonal component. Next, the concept of the ‘Big Animal’ is explored, which represents the social structures that perpetuate division and conflict and are often the primary cause of the illusory beliefs behind the statement ‘that's my enemy’. It analyses how the social institution is a major obstacle to individual thinking and the inner work that would help deconstruct the concept of the enemy. The Big Animal is only concerned with its own interests and has no qualms about creating illusions or scapegoats that undoubtedly take advantage of the force that prevails over its neighbour. The thesis concludes with a reflection on the relevance of Weil's thought, suggesting that adopting a vision that goes beyond the logic of the enemy could be a powerful contribution to building a more just and compassionate society.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/165339