Grazia e Interpretazione: Schiller e Kleist sull'arte teatrale

The thesis aims to re-evaluate the philosophical value of Heinrich von Kleist's ‘On the Theatre of Marionette’ and to deal with the concept of grace and theatrical interpretation through a comparison between Kleist’s text and Schiller’s ”On Grace and Dignity”. Schiller's essay, a more systematic discussion of grace is used as a mean of reevaluation of Kleist’s text, which has a more poetic-philosophic nature, hence less rigorous and explicit. It will be showed which are the points the two share and where instead Kleist is proposing an innovation to the debate on grace of late 18th Century, therefore placing Kleist in cntinuity and in contrast with his predecessor and pointing out his use of modern tools like a dialectic of clear hegelian inspiration. The heart of the research lies in the hypothesis that On Puppet Theatre is not only a reflection on grace, but also an essay, written in an enigmatic way, not only on grace of men as a species, but also on grace on the scene. Kleist’s text, polarizing, often misunderstood, dismissed, or only partially picked up by the aesthetic discussion, it is instead totally worth to have a place in the debate of his time and the one subsequent. The comparison with Schiller, through the numerous similarities, is a means of re-evaluating the philosophical value of Kleist's text. The proximity of the two texts not only solidifies by analogy the philosophical value of von Kleist's text, but is also a starting point for a philosophical speculation on the art of theatre and in particular on the art of the actor and grace on stage. The thought of the two philosophers, used as a trampoline, offers a solid basis for questioning the conditions of possibility of grace in man, and then applying them to the theatrical sphere. The concepts underlying von Kleist's text, supplemented by Schiller's concept of ‘person’, lead to a contradiction well known in the aesthetic sphere, concerning the debate between nature and art, reality and artifice. Strictly following the thought of the two philosophers to the point of departing from it will lead to a rethinking of the most common interpretation of ‘On the Puppet Theatre’. Rather than focusing on the puppet and identifying Kleist as a forerunner of, among others, mechanicism and Mejerchol'd's work on biomechanics, it will be shown how he is at least as appropriately placed as a forerunner of Konstantin Stanislavsky's work. This reinterpretation will hopefully provide more justice to the synthesis of Kleist’s dialectic, to what is traditionally defined as ”The God”, but it is more precisely, a man-god, rather than focusing solely on its thesis, namely the puppet

La tesi si propone di rivalutare il valore filosofico di "Sul teatro di marionette" di Heinrich von Kleist e di trattare il concetto di grazia e interpretazione teatrale attraverso un confronto tra questo e "Grazia e Dignità" di Friedrich Schiller . Il saggio di Schiller, quale trattazione sistematica della grazia, verrà utilizzato come mezzo per rivalutare il testo di von Kleist, che scrive invece un saggio poetico-filosofico, che per la sua natura è meno rigoroso e meno esplicito. Si mostrerà come siano numerosi i punti in comune, e quali siano invece le innovazioni che Kleist apporta alla discussione sula grazia che animò il tardo Settecento, ponendo Kleist in continuità e in contrasto con i suoi predecessori, e dimostrando come egli usi strumenti filosofici tipici del tempo, come una dialettica di stampo hegeliano. Al cuore della ricerca risiede v'è l’ipotesi che "Sul teatro di marionette" non sia soltanto una riflessione sulla grazia, ma possa anche essere visto come un saggio, pur scritto in maniera enigmatica, non solo sulla grazia dell'homo in quanto specie, ma anche sulla grazia in scena. Il suo testo, polarizzante. a volte frainteso, dismesso, o solo parzialmente raccolto dalla riflessione estetica, è degno invece di occupare un posto nella discussione del tempo e nei suoi sviluppi successivi. Il confronto con Schiller, tramite le molte similitudini, è strumento di rivalutazione del valore filosofico del testo di Kleist. La vicinanza dei due testi, oltre a solidificare per analogia il valore filosofico de ”Sul teatro di marionette” di von Kleist , è terreno di partenza per una speculazione filosofica sull'arte teatrale e in particolare sull'arte dell'attore e la grazia in scena. Il pensiero dei due filosofi, utilizzato come trampolino, offre solide basi per interrogarsi sulle condizioni di possibilità della grazia nell'uomo, per poi applicarle all'ambito teatrale. I concetti sottesi nel testo di von Kleist, integrati dal concetto schilleriano di "persona", portano a una contraddizione ben nota in ambito estetico che concerna al dibattito riguardante natura e arte, realtà e arteficio. Seguendo rigorosamente il pensiero dei due filosofi fino ad arrivare a distaccarcene, si giungerà a una ripensamento dell'interpretazione più comune de "Sul teatro di marionette". Invece che concentrarci sulla marionetta e inividuare Kleist come precursore, fra gli altri, del meccanicismo e del lavoro sulla biomeccanica Mejerchol'd, si mostrerà come a ben guardare egli si pone almeno altrettanto adeguatamente come precursore del lavoro di Konstantin Stanislavkij. Questa reinterpretazione permetterà, ci si auspica, di fornire maggior giustizia alla sintesi kleistiana, all'uomo-dio, invece che concentrarsi solamente alla tesi del movimento dialettico presente nel testo di Kleist.