The freedom of establishment constitutes a cornerstone principle of the European integration process and the functioning of the single market, ensuring that natural and legal persons have the right to carry out autonomous and continuous economic activities in a Member State other than their State of origin. This freedom, enshrined in Articles 49 and 54 TFEU, aims to remove barriers to economic mobility, fostering fair competition among market operators and promoting economic integration among Member States. The evolution of the freedom of establishment has been closely linked to the increasing need for companies to enhance their competitiveness through intra-European mobility, facilitated by the progressive elimination of trade and monetary barriers. However, the scope of this right has faced interpretative uncertainties and obstacles arising from national legislation over time. Since the Treaty of Rome in 1957, the European Union has recognized the necessity of regulatory approximation to ensure the effective realization of the freedom of establishment, promoting extensive harmonization through company law directives. In parallel, the Court of Justice has played a decisive role in expanding the scope of this freedom and limiting the restrictions imposed by Member States. This analysis aims to examine the regulatory and jurisprudential framework that has shaped the freedom of establishment, highlighting the pivotal and dynamic contribution of the Court of Justice. Following a preliminary overview of European company law and its interactions with private international law and Italian national law, the study will analyze the harmonization process implemented by European institutions, aimed at reducing legislative divergences that hinder the freedom of movement. A specific focus will be dedicated to the analysis of the case law of the Court of Justice, with particular attention to the interpretation of Articles 49, 54, and 52 TFEU. The most significant rulings will be examined from two perspectives: that of the State of origin, including the cases of Daily Mail, Cartesio, National Grid Indus, and Polbud; and that of the host State, encompassing the judgments related to the Centros, Sevic, and VALE doctrines. These decisions highlight a persistent tension between national regulations and EU law, as well as among Member States themselves, due to substantial differences in corporate law. The combined intervention of the Court of Justice and European institutions has progressively reduced the obstacles imposed by Member States on the effective exercise of the freedom of establishment. However, recent legal and economic developments, marked by an increase in corporate migrations, have underscored the need for further regulatory interventions. In this context, Directive 2019/2121, which governs cross-border conversions, mergers, and divisions, represents a further step toward removing barriers to corporate mobility within the European Union.
La libertà di stabilimento costituisce un principio cardine del processo di integrazione europea e del funzionamento del mercato unico, garantendo alle persone fisiche e giuridiche il diritto di esercitare un'attività economica autonoma e continuativa in uno Stato membro diverso da quello di origine. Tale libertà, sancita dagli artt. 49 e 54 TFUE, mira a rimuovere gli ostacoli alla mobilità economica, favorendo la concorrenza leale tra gli operatori e l'integrazione economica tra gli Stati membri. L'evoluzione della libertà di stabilimento si è intrecciata con la crescente esigenza delle società di espandere la propria competitività mediante la mobilità intraeuropea, facilitata dall'eliminazione progressiva delle barriere commerciali e valutarie. Tuttavia, la portata di questo diritto ha incontrato, nel tempo, incertezze interpretative e ostacoli derivanti dalle legislazioni nazionali. Fin dal Trattato di Roma del 1957, l'Unione Europea ha riconosciuto la necessità di un ravvicinamento normativo per garantire l'effettiva realizzazione della libertà di stabilimento, promuovendo un'ampia opera di armonizzazione attraverso le direttive societarie. Parallelamente, la Corte di Giustizia ha svolto un ruolo determinante, ampliando l'ambito applicativo di tale libertà e limitando le restrizioni imposte dagli Stati membri. La presente analisi si propone di esaminare il quadro normativo e giurisprudenziale che ha delineato la libertà di stabilimento, evidenziando il contributo determinante e propulsivo della Corte di Giustizia. Dopo un inquadramento preliminare del diritto societario europeo e delle interazioni con il diritto internazionale privato e il diritto nazionale italiano, si analizzerà il processo di armonizzazione normativa attuato dalle istituzioni europee, volto a ridurre le divergenze legislative che ostacolano la libertà di circolazione. Un focus specifico sarà dedicato all'analisi della giurisprudenza della Corte di Giustizia, con particolare attenzione all'interpretazione degli articoli 49, 54 e 52 TFUE. Le pronunce più rilevanti verranno esaminate sotto due prospettive: quella dello Stato di origine, con i casi Daily Mail, Cartesio, National Grid Indus e Polbud; e quella dello Stato di arrivo, attraverso le sentenze relative alla dottrina Centros, Sevic e VALE. Tali decisioni evidenziano una tensione costante tra le normative nazionali e il diritto dell'Unione Europea, nonché tra i diversi ordinamenti statali a causa delle differenze in materia societaria. L'intervento congiunto della Corte di Giustizia e delle istituzioni europee ha progressivamente ridotto gli ostacoli frapposti dagli Stati membri all'esercizio effettivo della libertà di stabilimento. Tuttavia, le recenti evoluzioni giuridiche ed economiche, caratterizzate da un aumento delle migrazioni societarie, hanno reso evidente la necessità di ulteriori interventi normativi. In tale contesto si inserisce la Direttiva 2019/2121, che disciplina le trasformazioni, fusioni e scissioni transfrontaliere, e che rappresenta un ulteriore passo verso la rimozione delle barriere alla mobilità societaria nell'Unione Europea.
La libertà di stabilimento nell’Unione Europea: l’evoluzione giurisprudenziale della Corte di Giustizia
GATTO, ILENIA
2023/2024
Abstract
La libertà di stabilimento costituisce un principio cardine del processo di integrazione europea e del funzionamento del mercato unico, garantendo alle persone fisiche e giuridiche il diritto di esercitare un'attività economica autonoma e continuativa in uno Stato membro diverso da quello di origine. Tale libertà, sancita dagli artt. 49 e 54 TFUE, mira a rimuovere gli ostacoli alla mobilità economica, favorendo la concorrenza leale tra gli operatori e l'integrazione economica tra gli Stati membri. L'evoluzione della libertà di stabilimento si è intrecciata con la crescente esigenza delle società di espandere la propria competitività mediante la mobilità intraeuropea, facilitata dall'eliminazione progressiva delle barriere commerciali e valutarie. Tuttavia, la portata di questo diritto ha incontrato, nel tempo, incertezze interpretative e ostacoli derivanti dalle legislazioni nazionali. Fin dal Trattato di Roma del 1957, l'Unione Europea ha riconosciuto la necessità di un ravvicinamento normativo per garantire l'effettiva realizzazione della libertà di stabilimento, promuovendo un'ampia opera di armonizzazione attraverso le direttive societarie. Parallelamente, la Corte di Giustizia ha svolto un ruolo determinante, ampliando l'ambito applicativo di tale libertà e limitando le restrizioni imposte dagli Stati membri. La presente analisi si propone di esaminare il quadro normativo e giurisprudenziale che ha delineato la libertà di stabilimento, evidenziando il contributo determinante e propulsivo della Corte di Giustizia. Dopo un inquadramento preliminare del diritto societario europeo e delle interazioni con il diritto internazionale privato e il diritto nazionale italiano, si analizzerà il processo di armonizzazione normativa attuato dalle istituzioni europee, volto a ridurre le divergenze legislative che ostacolano la libertà di circolazione. Un focus specifico sarà dedicato all'analisi della giurisprudenza della Corte di Giustizia, con particolare attenzione all'interpretazione degli articoli 49, 54 e 52 TFUE. Le pronunce più rilevanti verranno esaminate sotto due prospettive: quella dello Stato di origine, con i casi Daily Mail, Cartesio, National Grid Indus e Polbud; e quella dello Stato di arrivo, attraverso le sentenze relative alla dottrina Centros, Sevic e VALE. Tali decisioni evidenziano una tensione costante tra le normative nazionali e il diritto dell'Unione Europea, nonché tra i diversi ordinamenti statali a causa delle differenze in materia societaria. L'intervento congiunto della Corte di Giustizia e delle istituzioni europee ha progressivamente ridotto gli ostacoli frapposti dagli Stati membri all'esercizio effettivo della libertà di stabilimento. Tuttavia, le recenti evoluzioni giuridiche ed economiche, caratterizzate da un aumento delle migrazioni societarie, hanno reso evidente la necessità di ulteriori interventi normativi. In tale contesto si inserisce la Direttiva 2019/2121, che disciplina le trasformazioni, fusioni e scissioni transfrontaliere, e che rappresenta un ulteriore passo verso la rimozione delle barriere alla mobilità societaria nell'Unione Europea.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/165161