The present work aims to explore the connections between Egypt and Piedmont during the Napoleonic era, leading to the foundation of the Egyptian Museum in Turin. In fact, even before the sale of the Drovetti collection to the Savoy, Egypt had already been present in the Piedmontese scene. This was partly due to the growing Egyptomania that characterized the entire 18th century, which particularly fascinated the Savoy, so much that they created fanciful narratives and they funded Vitaliano Donati’s expedition. It was also due to the Napoleonic expedition and the reports in the Piedmontese Periodicals: the Orient’s Army and the savants who accompanied it generated a great excitement throughout Europe, which also reached Turin. This interest also reached Piedmont, where initially, mainly military and propaganda-related news arrived, favoring one position or the other based on the government present in Turin. In addition, two very important figures influenced the Piedmontese context: Jacques Abdallah Menou and Bernardino Drovetti. On one hand, the French general, after being the last commander-in-chief of the Orient’s Army, was appointed general administrator of Piedmont. On the other hand, Bernardino Drovetti was appointed deputy commissioner for commercial relations in Alexandria, Egypt. Menou left his administrative documentation of Egypt in Turin, which is now preserved at the State Archives and has been largely ignored by Napoleonic studies. Therefore, the focus of this chapter will be an exclusive analysis of part of these documents. They mainly consist of internal communications within the French administration in Egypt, particularly involving the figures of Poussielgue, Kléber, and Menou. The discussion will revolve around three main areas: Economics, society, and public health. Furthermore, the final section will feature the analysis of a book by the doctor Assalini, published in Turin. The third chapter will focus on the period following the expedition, leading up to the return of the Savoy to Turin. Certainly, the figure of Menou will remain central to the discussion. The Piedmontese context will be analyzed through press reports, scientific studies, and theatrical works. The resumption of the excavations at Industria and the studies conducted by the Piedmontese intellectuals will be discussed. The writings of the French savants on the Napoleonic expedition, which were also starting to reach Piedmont, will also be examined. In the same chapter, I will also focus on Drovetti and his work in Egypt, while adding the arrival of Piedmontese to Egypt. Furthermore, within the Egyptian documentation of the French general, there is also an unpublished letter that Drovetti sent just over a month after his appointment in Alexandria to the same French general. The discussions, publications, and reflections on Egypt continued and multiplied with the return of the Savoy to Piedmont, until intellectuals convinced King Carlo Felice to purchase the collection of antiquities that Drovetti had accumulated in Egypt. This large quantity of materials was stored in the new Egyptian Museum, founded in 1824. Through the studies of the Piedmontese Orientalists and, above all, the French Champollion, a new scientific discipline was finally defined, Egyptology. Furthermore, the discussion will focus on the desire across Europe to acquire collections with the purpose of including them in already established museums or creating new ones. Finally, the analysis will conclude with a reflection on "proto-archaeology" and the shift from Egyptomania and antiquarianism to Egyptology.
Il presente lavoro si propone di affrontare il tema delle relazioni tra Egitto e Piemonte durante il periodo napoleonico, fino alla nascita del Museo Egizio. Infatti, come si illustrerà nel primo capitolo, già prima della vendita della collezione Drovetti ai Savoia, l’Egitto era presente nel panorama piemontese. Questo avvenne in parte grazie alla sempre più crescente egittomania che caratterizzò tutto il XVIII secolo, dalla quale i Savoia furono particolarmente influenzati, tanto da costruire narrazioni fantasiose e da finanziare la spedizione di Vitaliano Donati. Contribuirono a questo, poi, anche le voci della spedizione napoleonica nei periodici piemontesi: l’armata d’Oriente e i savants che l’accompagnavano crearono un grande fermento in tutta l’Europa, che arrivò anche a Torino. Dapprima in Piemonte arrivarono principalmente notizie di ambito militare e propagandistico, che favorivano o una o l’altra posizione sulla base del governo presente a Torino. In aggiunta, due figure molto importanti influenzarono il contesto piemontese: Jacques Abdallah Menou e Bernardino Drovetti. Da una parte, il generale francese, dopo essere stato l’ultimo comandante in capo dell’armata d’Oriente, fu nominato amministratore generale del Piemonte; dall’altra parte Bernardino Drovetti fu nominato sotto commissario alle relazioni commerciali ad Alessandria d’Egitto. Menou lasciò a Torino la sua documentazione amministrativa dell’Egitto, custodita oggi all’Archivio di Stato e pressoché ignorata dagli studi napoleonici. Dunque, il secondo capitolo sarà incentrato proprio sull'analisi esclusiva di parte di questi documenti. Si tratta principalmente di comunicazioni interne all'amministrazione francese in Egitto, in particolar modo, nelle figure di Poussielgue, Kléber e Menou. Il discorso sarà incentrato su tre aspetti fondamentali: economico, sociale e sanitario. Inoltre, in quest’ultima sezione verrà proposta l’analisi di un libro del medico Assalini, pubblicato a Torino. Il terzo capitolo sarà incentrato proprio sul periodo successivo alla spedizione, fino ad arrivare al ritorno dei Savoia a Torino. La figura di Menou sarà ancora al centro del discorso; attraverso notizie della stampa, studi scientifici e opere teatrali si analizzerà il contesto piemontese. Si tratterà la ripresa degli scavi di Industria e gli studi condotti dagli intellettuali piemontesi. Si esamineranno anche gli scritti dei savants francesi sulla spedizione napoleonica, che iniziavano a giungere anche in Piemonte. Il capitolo verterà, poi, ancora sulla figura di Drovetti e sul suo lavoro in Egitto, focalizzandosi anche sull'afflusso di piemontesi nella provincia. Inoltre, si commenterà poi una lettera inedita che Drovetti inviò a Menou, oggi conservata all’interno della documentazione egiziana del generale francese all’Archivio di Stato di Torino. I discorsi, le pubblicazioni e le riflessioni sull’Egitto continuarono e si moltiplicarono con il ritorno dei Savoia in Piemonte, fino a quando gli intellettuali convinsero re Carlo Felice ad acquistare la collezione di antichità che Drovetti aveva accumulato in Egitto. La grande quantità di materiali fu stipata nel nuovo Museo Egizio, fondato nel 1824. Attraverso gli studi degli orientalisti piemontesi e, soprattutto, del francese Champollion si arrivò finalmente a definire una nuova disciplina scientifica, l’Egittologia. Inoltre, il discorso si incentrerà sulla volontà in tutta Europa di acquisire collezioni da inserire in musei già esistenti o di crearne di nuovi. Infine, si concluderà la disamina con una riflessione sulla "proto-archeologia" e sul passaggio da egittomania e antiquariato a Egittologia.
Le relazioni tra Egitto e Piemonte dal periodo napoleonico alla nascita del Museo Egizio
LANZAROTTI, ALESSIO
2023/2024
Abstract
Il presente lavoro si propone di affrontare il tema delle relazioni tra Egitto e Piemonte durante il periodo napoleonico, fino alla nascita del Museo Egizio. Infatti, come si illustrerà nel primo capitolo, già prima della vendita della collezione Drovetti ai Savoia, l’Egitto era presente nel panorama piemontese. Questo avvenne in parte grazie alla sempre più crescente egittomania che caratterizzò tutto il XVIII secolo, dalla quale i Savoia furono particolarmente influenzati, tanto da costruire narrazioni fantasiose e da finanziare la spedizione di Vitaliano Donati. Contribuirono a questo, poi, anche le voci della spedizione napoleonica nei periodici piemontesi: l’armata d’Oriente e i savants che l’accompagnavano crearono un grande fermento in tutta l’Europa, che arrivò anche a Torino. Dapprima in Piemonte arrivarono principalmente notizie di ambito militare e propagandistico, che favorivano o una o l’altra posizione sulla base del governo presente a Torino. In aggiunta, due figure molto importanti influenzarono il contesto piemontese: Jacques Abdallah Menou e Bernardino Drovetti. Da una parte, il generale francese, dopo essere stato l’ultimo comandante in capo dell’armata d’Oriente, fu nominato amministratore generale del Piemonte; dall’altra parte Bernardino Drovetti fu nominato sotto commissario alle relazioni commerciali ad Alessandria d’Egitto. Menou lasciò a Torino la sua documentazione amministrativa dell’Egitto, custodita oggi all’Archivio di Stato e pressoché ignorata dagli studi napoleonici. Dunque, il secondo capitolo sarà incentrato proprio sull'analisi esclusiva di parte di questi documenti. Si tratta principalmente di comunicazioni interne all'amministrazione francese in Egitto, in particolar modo, nelle figure di Poussielgue, Kléber e Menou. Il discorso sarà incentrato su tre aspetti fondamentali: economico, sociale e sanitario. Inoltre, in quest’ultima sezione verrà proposta l’analisi di un libro del medico Assalini, pubblicato a Torino. Il terzo capitolo sarà incentrato proprio sul periodo successivo alla spedizione, fino ad arrivare al ritorno dei Savoia a Torino. La figura di Menou sarà ancora al centro del discorso; attraverso notizie della stampa, studi scientifici e opere teatrali si analizzerà il contesto piemontese. Si tratterà la ripresa degli scavi di Industria e gli studi condotti dagli intellettuali piemontesi. Si esamineranno anche gli scritti dei savants francesi sulla spedizione napoleonica, che iniziavano a giungere anche in Piemonte. Il capitolo verterà, poi, ancora sulla figura di Drovetti e sul suo lavoro in Egitto, focalizzandosi anche sull'afflusso di piemontesi nella provincia. Inoltre, si commenterà poi una lettera inedita che Drovetti inviò a Menou, oggi conservata all’interno della documentazione egiziana del generale francese all’Archivio di Stato di Torino. I discorsi, le pubblicazioni e le riflessioni sull’Egitto continuarono e si moltiplicarono con il ritorno dei Savoia in Piemonte, fino a quando gli intellettuali convinsero re Carlo Felice ad acquistare la collezione di antichità che Drovetti aveva accumulato in Egitto. La grande quantità di materiali fu stipata nel nuovo Museo Egizio, fondato nel 1824. Attraverso gli studi degli orientalisti piemontesi e, soprattutto, del francese Champollion si arrivò finalmente a definire una nuova disciplina scientifica, l’Egittologia. Inoltre, il discorso si incentrerà sulla volontà in tutta Europa di acquisire collezioni da inserire in musei già esistenti o di crearne di nuovi. Infine, si concluderà la disamina con una riflessione sulla "proto-archeologia" e sul passaggio da egittomania e antiquariato a Egittologia.File | Dimensione | Formato | |
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