La comunione di vita nella famiglia non fondata sul matrimonio nasce da una libera scelta della coppia, determinata dal desiderio di un rapporto che non sia vincolato da condizionamenti giuridici e religiosi, ma si rinnovi e si rafforzi nella costante volontà dei soggetti, o, in altri casi, può essere dettata da esigenze specifiche, quali l'unione di persone dello stesso sesso, o l'esigenza di mantenere vantaggi economici che il matrimonio farebbe cessare. La famiglia fondata sul matrimonio è, invece, qualcosa di stabile, di organico: è, precisamente, una ¿istituzione¿. Quello, pertanto, che contraddistingue in modo inequivoco la ¿famiglia naturale¿ (c.d. convivenza more uxorio) dalla ¿famiglia legittima¿ è, da un lato, la circostanza che in quest'ultima sia stato contratto matrimonio inteso come atto giuridico solenne, da cui discendono diritti e doveri regolamentati dal legislatore, e, dall'altro, è la diversità degli effetti che scaturiscono nei rElemento caratterizzante della convivenza more uxorio è, pertanto, l'abitare sotto lo stesso tetto in una comunione spirituale e materiale costruita ad imitazione del matrimonio. La Corte di Cassazione definisce la convivenza more uxorio quella consuetudine di vita comune fra due persone di sesso diverso, che abbia il requisito del trattamento reciproco delle persone analogo, per contenuto e forma, a quello normalmente nascente dal vincolo coniugale e che abbia, altresì, il requisito oggettivo della notorietà esterna del rapporto stesso quale rapporto coniugale, inteso non in senso assoluto, ma in relazione alle condizioni sociali ed al cerchio di relazioni dei conviventi, anche se sempre con un certo carattere di stabilità". Nel quadro attuale del diritto di famiglia italiano, la convivenza more uxorio è un fenomeno acquisito al vivere sociale, il cui fondamento è ormai spogliato da ogni coloritura d'immoralità o illiceità apporti fra i due partners.

ASPETTI LEGALI DELLA FAMIGLIA DI FATTO E DELLA FAMIGLIA FONDATA SUL MATRIMONIO

MAZZOLA, MONICA
2010/2011

Abstract

La comunione di vita nella famiglia non fondata sul matrimonio nasce da una libera scelta della coppia, determinata dal desiderio di un rapporto che non sia vincolato da condizionamenti giuridici e religiosi, ma si rinnovi e si rafforzi nella costante volontà dei soggetti, o, in altri casi, può essere dettata da esigenze specifiche, quali l'unione di persone dello stesso sesso, o l'esigenza di mantenere vantaggi economici che il matrimonio farebbe cessare. La famiglia fondata sul matrimonio è, invece, qualcosa di stabile, di organico: è, precisamente, una ¿istituzione¿. Quello, pertanto, che contraddistingue in modo inequivoco la ¿famiglia naturale¿ (c.d. convivenza more uxorio) dalla ¿famiglia legittima¿ è, da un lato, la circostanza che in quest'ultima sia stato contratto matrimonio inteso come atto giuridico solenne, da cui discendono diritti e doveri regolamentati dal legislatore, e, dall'altro, è la diversità degli effetti che scaturiscono nei rElemento caratterizzante della convivenza more uxorio è, pertanto, l'abitare sotto lo stesso tetto in una comunione spirituale e materiale costruita ad imitazione del matrimonio. La Corte di Cassazione definisce la convivenza more uxorio quella consuetudine di vita comune fra due persone di sesso diverso, che abbia il requisito del trattamento reciproco delle persone analogo, per contenuto e forma, a quello normalmente nascente dal vincolo coniugale e che abbia, altresì, il requisito oggettivo della notorietà esterna del rapporto stesso quale rapporto coniugale, inteso non in senso assoluto, ma in relazione alle condizioni sociali ed al cerchio di relazioni dei conviventi, anche se sempre con un certo carattere di stabilità". Nel quadro attuale del diritto di famiglia italiano, la convivenza more uxorio è un fenomeno acquisito al vivere sociale, il cui fondamento è ormai spogliato da ogni coloritura d'immoralità o illiceità apporti fra i due partners.
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