"The Dominion of the Bomb: Myths and Realities of an Absolute Weapon" explores the role of nuclear weapons in military strategy and international relations, from the Hiroshima bombing to the present day. The central hypothesis is that the atomic bomb, while having revolutionized global arsenals, has created a paradox: rather than being a strategic instrument of politics, as Clausewitz understood 'strategy', it has become a dominant and cumbersome force in the political decisions of states that possess it. The analysis begins with the use of the first atomic bombs on Japan in 1945, showing how even then the weapon had a dual nature, military and diplomatic. From the cult of the Bomb as an expression of the strategic bombing doctrine proposed by Giulio Douhet, it continues with an analysis of strategic thinking during the Cold War, with particular attention to the notions of massive retaliation, flexible response, and MAD. It highlights how nuclear weapons then proved unsuitable as an instrument of active policy, becoming rather a constraint that subjugated strategy to the Bomb, and not the contrary. The case study of Operation RYAN is presented as a symbol of the "second Cold War" and the umpteenth return to a renewed 'dependence on the Bomb', with a new sinking into old nuclear logics, resolved thanks to intelligence and diplomatic work. In the conclusions, it is emphasized how the history of nuclear strategy is marked more by hopes and disappointments in taming the Bomb than by its effective use.
"Il Dominio della Bomba: Miti e realtà di un'arma assoluta" esplora il ruolo delle armi nucleari nella strategia militare e nelle relazioni internazionali, dalla Bomba su Hiroshima fino ai giorni nostri. L'ipotesi centrale è che la bomba atomica, pur avendo rivoluzionato gli arsenali globali, abbia creato un paradosso: anziché essere uno strumento strategico della della politica, come intendeva 'strategia' Clausewitz, è diventata una forza dominante e ingombrante nelle decisioni politiche degli stati che la possiedono. L'analisi inizia con l'uso delle prime bombe atomiche sul Giappone nel 1945, mostrando come già allora l'arma avesse una doppia natura, militare e diplomatica. Dal culto della Bomba come espressione della dottrina del bombardamento strategico proposta da Giulio Douhet, si prosegue con un’analisi del pensiero strategico durante la Guerra Fredda, con particolare attenzione alle nozioni della rappresaglia massiccia, della risposta flessibile e della MAD. Si evidenzia come le armi nucleari siano poi risultate non adatte come strumento di politica attiva, diventando piuttosto un vincolo che ha soggiogato la strategia alla Bomba, e non il contrario. Il caso studio dell'Operazione RYAN viene presentato come simbolo della "seconda Guerra Fredda" e l'ennesimo ritorno a una rinnovata 'dipendenza da Bomba', con un nuovo sprofondamento in vecchie logiche nucleari, risolte grazie a lavori di intelligence e diplomazia. Nelle conclusioni, si mette in evidenza come la storia della strategia nucleare sia segnata più dalle speranze e dalle delusioni nel domare la Bomba che dal suo uso efficace.
Il Dominio della Bomba. Miti e Realtà di un'Arma Assoluta.
GUAZZATO, NICCOLO'
2023/2024
Abstract
"Il Dominio della Bomba: Miti e realtà di un'arma assoluta" esplora il ruolo delle armi nucleari nella strategia militare e nelle relazioni internazionali, dalla Bomba su Hiroshima fino ai giorni nostri. L'ipotesi centrale è che la bomba atomica, pur avendo rivoluzionato gli arsenali globali, abbia creato un paradosso: anziché essere uno strumento strategico della della politica, come intendeva 'strategia' Clausewitz, è diventata una forza dominante e ingombrante nelle decisioni politiche degli stati che la possiedono. L'analisi inizia con l'uso delle prime bombe atomiche sul Giappone nel 1945, mostrando come già allora l'arma avesse una doppia natura, militare e diplomatica. Dal culto della Bomba come espressione della dottrina del bombardamento strategico proposta da Giulio Douhet, si prosegue con un’analisi del pensiero strategico durante la Guerra Fredda, con particolare attenzione alle nozioni della rappresaglia massiccia, della risposta flessibile e della MAD. Si evidenzia come le armi nucleari siano poi risultate non adatte come strumento di politica attiva, diventando piuttosto un vincolo che ha soggiogato la strategia alla Bomba, e non il contrario. Il caso studio dell'Operazione RYAN viene presentato come simbolo della "seconda Guerra Fredda" e l'ennesimo ritorno a una rinnovata 'dipendenza da Bomba', con un nuovo sprofondamento in vecchie logiche nucleari, risolte grazie a lavori di intelligence e diplomazia. Nelle conclusioni, si mette in evidenza come la storia della strategia nucleare sia segnata più dalle speranze e dalle delusioni nel domare la Bomba che dal suo uso efficace.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/164725